Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
I criteri per scegliere un buon olio extravergine
Quali elementi dobbiamo considerare per accordare la nostra fiducia di consumatori a una ben precisa marca di olio? Gi
Dovremo innanzitutto preferire gli oli confezionati in bottiglie
scure o in lattine a banda stagnata che proteggono dalle
alterazioni indotte dalla luce. Molte delle vitamine che l’olio
extravergine contiene sono fotosensibili e pertanto facilmente
alterabili. Attenzione dunque a non scegliere oli la cui bottiglia
risulti esposta per lungo tempo alle luci intense del
supermercato.
Ecco cosa controllare nella lettura dell’etichetta:
La data di confezionamento e quella di scadenza, o di preferibile
consumo, che deve essere espressa almeno con l’indicazione del mese
e dell’anno; indica il periodo di tempo entro cui l’olio conserva
le sue specifiche proprietà in adeguate condizioni di
conservazione. L’invecchiamento dell’olio infatti non è un
pregio: i composti che rendono l’extravergine un prodotto sano e
salutare, come vitamine e polifenoli, tendono a degradarsi quanto
più ci si allontana dalla data di spremitura. Generalmente
il tempo di conservazione è di 24 mesi.
L’indicazione del grado di acidità: nell’extravergine
l’acidità libera, espressa in acido oleico, non deve
superare l’1%, ovvero la percentuale di 1 grammo di acido oleico
ogni 100 grammi di olio. Quando risulta inferiore allo 0,3%
sarà indice di perfezione.
Controllare il metodo di spremitura: quella “a freddo” è
sicuramente da preferire in quanto più rispettoso delle
delicate caratteristiche organolettiche dell’olio.
L’indicazione di provenienza delle olive che, attualmente, in
Italia può essere riportata solo dagli oli col marchio DOP o
IGP (Denominazione di Origine Protetta e Indicazione Geografica
Protetta).
L’identità del produttore e tutte le informazioni utili al
suo reperimento.
L’eventuale produzione biologica.
E’ consigliato, inoltre, esaminare l’esatta quantità
contenuta nel recipiente e raffrontarla al prezzo, valutando il
costo al litro. Diffidiamo, ovviamente, degli oli troppo
convenienti così come di quelli eccessivamente costosi.
Altra informazione utile a orientarsi nella scelta
dell’extravergine riguarda gli oli filtrati e quelli non
filtrati.
L’olio non filtrato, dall’aspetto opaco e dal gusto più
intenso, va consumato in pochi mesi o comunque, dopo un certo
tempo, separato dal deposito che produce. Le impurezze che
affiorano sono infatti soggette a decomposizione microbica e
possono rilasciare nell’olio odore e retrogusto sgradevoli.
L’olio filtrato, invece, conserva generalmente inalterato il suo
gusto per tutto il periodo di conservazione consigliato. Il
processo di filtrazione può essere condotto dalle aziende
produttrici con tecniche del tutto naturali.
Loredana Filippi
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo un’indagine dell’Irccs Neuromed, consumando elevate quantità di cibi ultra-processati le persone diventano biologicamente più vecchie rispetto all’età cronologica.
Olio di semi venduto come olio extravergine. Reato di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio a 17 indagati e 6 attività commerciali. Come riconoscere l’olio di oliva extravergine contraffatto.
Ricercatori australiani hanno osservato che il consumo quotidiano di verdure crucifere abbassa la pressione sanguigna, riducendo del 5 per cento il rischio di infarto o ictus.
Un’indagine dell’Istituto superiore di sanità rivela una scarsa aderenza degli italiani alla dieta mediterranea: “scelte sempre più occidentalizzate e globalizzate”.
Delicato, confortevole, profumato, il risotto zucca, latte e tartufo accoglie le delizie dell’autunno, scaldando il cuore come il focolare di un camino.
Secondo i risultati di uno studio su 39mila adulti francesi, un consumo di cibi ultra-processati è associato all’insonnia cronica.
Se ne è discusso a un evento a Roma, a partire dalla proposta di legge per andare oltre gli allevamenti intensivi. Gli interventi di produttori, medici, veterinari, studiosi e politici.
Il governo è al lavoro sul decreto “contaminazioni” per l’agricoltura biologica che prevede limiti di tolleranza più elevati per i residui accidentali. Un testo che fa discutere.