La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera
I lamantini delle Amazzoni sono in aumento
Decimata dalla caccia negli anni Trenta e Quaranta, la popolazione di lamantini delle Amazzoni si sta finalmente riprendendo.
- Il lamantino amazzonico è un mammifero acquatico del Sudamerica.
- La specie ha subìto l’impatto della caccia e delle attività commerciali, ma ora mostra segni di ripresa.
- Lo ha dimostrato un gruppo di scienziati che spiega come la creazione di aree protette sia fondamentale.
I lamantini che popolano il bacino del rio delle Amazzoni (Trichechus inunguis) sono talmente elusivi che vengono anche chiamati “animali fantasma”. Nonostante siano i mammiferi d’acqua dolce più grandi del Brasile e possano raggiungere i cinquecento chili di peso e i tre metri di lunghezza, è molto difficile avvistarli. Da un lato, sanno mimetizzarsi molto abilmente; dall’altro, hanno imparato a nascondersi dagli esseri umani, lasciando spuntare dall’acqua soltanto le narici per respirare. Tra il 1930 e il 1950, infatti, questi placidi mammiferi sono stati cacciati in maniera incontrollata, per via dell’alta richiesta dei loro pellami in ambito industriale. Ora, finalmente, sembra che la popolazione si stia riprendendo.
Lo studio del biologo Diogo de Souza
A dirlo è Diogo de Souza, biologo e vicepresidente dell’Associazione amici dei lamantini (Ampa), che ha condotto uno studio utilizzando varie metodologie per stimare la distribuzione di questi animali nell’Amazzonia centrale. Insieme al suo team di ricercatori ha esaminato 33 laghi della riserva Piagaçu-Purus, istituita nel 2003 a circa 200 chilometri da Manaus.
Nei 44 giorni trascorsi nella riserva, i biologi hanno riscontrato segnali di ripresa da parte della specie, classificata come vulnerabile dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Nonostante sia impossibile contare gli esemplari uno per uno, indicatori come le feci, lo stato di salute delle piante di cui si cibano, e l’intensificarsi degli avvistamenti fanno ben sperare. Anche le comunità locali sono concordi nell’affermarlo.
L’importanza dei progetti di conservazione
“La creazione dell’area protetta deve aver avuto un effetto positivo”, spiega de Souza. L’ennesima conferma che i progetti di conservazione, se messi a punto nella maniera corretta, funzionano. “Abbiamo intervistato i pescatori e gli altri membri della comunità, e hanno confermato che le tracce dei lamantini sono evidenti. Noi ne abbiamo visti fino a dodici contemporaneamente, anche durante la fase dell’accoppiamento. Ci siamo nascosti rimanendo in silenzio, anche se avremmo voluto urlare di gioia”.
Il fatto che siano finalmente protetti e che sia vietato venderne delle parti ha sicuramente contribuito all’aumento del numero di esemplari, aggiunge la ricercatrice Vera da Silva, co-autrice dello studio. La gestazione dei lamantini dura dodici mesi e le femmine partoriscono un solo cucciolo che per due anni si nutre soltanto del latte materno.
La convivenza fra lamantini ed esseri umani
Un’altra scoperta curiosa è stata che molti lamantini vivono nei pressi degli insediamenti umani. Pare che le due specie prediligano gli stessi habitat, caratterizzati da acque ricche di nutrienti e vegetazione rigogliosa. Un esempio di convivenza pacifica. “Le persone che abitano qui conoscono bene la foresta, proteggono i lamantini, e monitorano lo stato di salute di laghi e pesci”, aggiunge de Souza. “Le loro conoscenze sono fondamentali e fungono da base per le operazioni da condurre nella riserva”.
Un aiuto arriva anche dai centri di riabilitazione che si occupano di salvare i cuccioli rimasti orfani. Queste strutture affrontano spese molto elevate, ma tenerle aperte risulta davvero cruciale. Una femmina “dimessa” negli ultimi mesi è stata ritrovata incinta, segnale che l’opera di reintroduzione funziona.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siamo stati tre giorni tra borghi, vallate e foreste dell’Appennino centrale, per vedere le misure adottate per favorire la coesistenza tra uomini e orsi marsicani.
Per la prima volta le giraffe stanno per essere inserite nella lista delle specie protette dall’Endangered species act, una mossa per la loro salvaguardia.
La Cop16 di Cali, in Colombia, è stata sospesa per il mancato raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della plenaria finale. Tempi supplementari a Roma, nel 2025, sperando che le parti trovino le risorse per tutelare la biodiversità.
Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla