
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Alcuni ricercatori hanno analizzato le fotografie subacquee per comprendere come i polpi sfruttino i rifiuti presenti sul fondale marino per nascondersi.
Come ben sappiamo, i polpi sono animali molto intelligenti. Per questo motivo, gran parte degli studi e delle ricerche riguardanti le neuroscienze e il comportamento animale li hanno come soggetto. Hanno fatto parte della mitologia, basti pensare al temibile kraken. Non solo, sono anche belli da fotografare. È proprio su quest’ultimo concetto che si è basata questa nuova ricerca, con la quale è stato osservato come i polpi utilizzano i rifiuti presenti sul fondale marino.
Partiamo dall’inizio. Un comportamento molto comune nei polpi è quello di evitare la predazione nascondendosi in rifugi presenti sul substrato, dove rimangono per molto tempo. Anche le femmine scelgono accuratamente il nascondiglio per deporre le uova, poiché una scelta azzeccata inciderà profondamente sul successo riproduttivo dell’individuo.
Nel corso degli anni sono stati ampiamente documentati polpi che utilizzano rifugi artificiali, per capirci: spazzatura. Purtroppo, questo utilizzo sembra essere in aumento poiché i rifugi naturali stanno scomparendo. Questi “nuovi” ripari come bottiglie, lattine e simili possono rappresentare un possibile vantaggio; tuttavia, espongono i molluschi a metalli pesanti e sostanze chimiche nocive.
In uno scenario del genere, la citizen science è stata fondamentale. Come accennato precedentemente, le foto ai polpi sono molto in voga. Infatti, per svolgere questo studio sono stati analizzati scatti e video recuperati online, realizzati da fotografi subacquei più o meno professionisti. I ricercatori hanno così ottenuto 261 immagini e sono riusciti a identificare otto generi e 24 specie di polpi bentonici che interagiscono con i rifiuti.
Per quanto riguarda i materiali osservati nelle immagini, il vetro è risultato quello più comune (41,6 per cento), seguito da plastica (24,7 per cento) e metallo (17,6 per cento). Le interazioni sono state delle più disparate, ma principalmente i rifiuti sono stati utilizzati come nascondiglio, ad esempio i polpi si rifugiavano all’interno di bottiglie di vetro o si nascondevano sotto tappi di plastica.
Secondo i ricercatori, questo fatto dimostra una grande capacità adattativa dei polpi che, nonostante la perdita dei loro rifugi naturali, sono riusciti a sfruttare ciò che l’ambiente offre attualmente. Hanno mostrato, oltretutto, una predilezione verso gli oggetti intatti, non rotti, così come quelli più scuri e opachi.
Questa ricerca però non deve essere vista come un successo, anzi, è una sconfitta. Una sconfitta di tutti. I rifiuti che ormai ricoprono il letto del mare hanno sostituito gli elementi naturali, e così anche gli animali si sono adattati ad utilizzarli. Le conchiglie sono state sostituite dalle bottiglie di vetro. Tutto ciò fa capire come la gestione dei rifiuti, il miglioramento dei materiali, le politiche pubbliche e la sensibilizzazione delle persone siano misure fondamentali da attuare per ridurre l’impatto dei rifiuti sugli ecosistemi marini e non solo.
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