In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
I suoni delle Dolomiti: il festival di musica in alta montagna che la rispetta
Ha dato il via ai concerti ad alta quota ben 28 anni fa distinguendosi sin dall’inizio per il rispetto delle terre alte. Sancito anche da un manifesto.
Chiunque abbia partecipato a un concerto de I suoni delle Dolomiti non lo dimentica. Ma anzi desidera ripetere l’esperienza e l’emozione di godere della musica ad alta quota dopo aver camminato tra le montagne più belle del mondo. A fine agosto inizia la 28esima edizione del festival che, da sempre, ha come caposaldo quello della sostenibilità e del rispetto delle terre alte. Un mese intero di note e meraviglia tra le vette Patrimonio dell’umanità Unesco. Senza mai dimenticare dove si è.
Un manifesto per distinguersi: perché I suoni delle Dolomiti sono un festival sostenibile
Sono sempre di più i concerti e gli eventi di spettacolo ad alta quota. E anche le polemiche (più o meno condivisibili) che ne scaturiscono. Enormi folle raggiungono territori spesso fragili, talvolta con poca consapevolezza di ciò che questo significa per gli ecosistemi montani. Capita infatti che il desiderio e la passione per la musica non vadano di pari passo con il rispetto per le terre alte. Per questo, sin dalla sua nascita, 28 anni fa, nel 1995, I suoni delle Dolomiti, si sono presentati come un’esperienza, un “festival che cerca di coniugare in maniera rispettosa gli aspetti artistici con quelli naturali, con l’intenzione di sensibilizzare un più ampio pubblico, attento a ciò che la nostra montagna può esprimere già da sé” — come si legge nel sito ufficiale della manifestazione.
Quanti dei festival nati dall’esempio e dal successo di quello ideato da Paolo Manfrini, Chiara Bassetti, con il supporto del Maestro Mario Brunello, hanno stilato un manifesto che renda chiari non solo gli intenti artistici ma anche quelli che vanno dal sociale alla sostenibilità? Non si tratta solo di un atto stilistico, ma di un impegno preciso che si declina poi in tutta una serie di raccomandazioni e attenzioni rivolte ai camminatori e agli appassionati che hanno intenzione di intraprendere questa esperienza che è ben più di andare a sentire un concerto. Uno dei punti recita:
TERRE ALTE
come occasione per l’ascesa, per la ricerca di un’altitudine che alla fine della salita riserva un dono: la musica che apre il sipario sul palcoscenico della vivibilità. Le terre alte raccontano la fragilità e la vulnerabilità del mondo di cui noi umani siamo parte. I Suoni delle Dolomiti partecipano dell’ecologia della vita in montagna e ne esaltano le distinzioni e l’unicità. La stessa fatica dell’ascesa è parte del riconoscimento del limite come condizione per ogni possibilità. Anche questo può fare la musica per noi.
Sono tante le peculiarità che hanno permesso a questo festival di essere il più longevo o uno dei più longevi in Italia: per esempio, “essendo un dono, gli appuntamenti dei Suoni delle Dolomiti sono gratuiti e aperti a tutti coloro che vogliono parteciparvi”. E ancora: alcune date del programma de I suoni delle Dolomiti sono organizzate per accogliere anche i pubblici con disabilità motoria e sensoriale. A questi concerti potranno dunque partecipare anche le persone con disabilità uditiva grazie all’utilizzo di Subpac, innovativi strumenti audio-tattili che possono essere indossati come degli zaini e che vibrano al ritmo della musica permettendo la percezione sonora. Grazie a una collaborazione con Remoove le persone con disabilità avranno un’assistenza in loco per poter accedere al luogo dell’appuntamento e partecipare al concerto. Rispetto dei luoghi, della natura ma anche delle persone, tutte.
RISPETTO
perché all’ospite è richiesta la cortesia di domandare. I Suoni delle Dolomiti passano nello spazio leggeri. L’ambiente che accoglie gli eventi riceve la riconoscenza di chi vi partecipa, perché la musica e l’arte dispongono alla cura del mondo. I partecipanti sentono di ricevere un dono unico dal luogo. Gli artisti si dispongono a un’esecuzione non facile che, proprio per questo, distilla suoni unici e irripetibili.
Un mese di musica di ogni genere tra le Dolomiti: il programma del festival
Da qualche anno ormai, un’altra scelta sostenibile degli organizzatori del festival è stata quella di non concentrare i concerti in piena stagione turistica ma nel mese di settembre. Così, anche per questa 28esima edizione, il via è previsto a fine agosto: si inaugura mercoledì 23 agosto a Malga Tassulla in Val Nana, ai piedi del Monte Peller nelle Dolomiti di Brenta, con un dialogo tra nord e sud Europa di cui saranno protagonisti il norvegese Erlend Øye, esatta metà dei Kings of Convenience, alfieri del New acoustic movement, e i siciliani de La comitiva: un mix di suoni e colori diversi che ben incarnano il lato più avventuroso de I suoni delle Dolomiti. In tutto 17 appuntamenti, con un’offerta artistica come sempre variegata che spazia dalla musica classica al jazz, dalla canzone d’autore alla world music, al teatro musicale che avranno luogo in differenti ambienti della montagna che si prepara all’autunno e dunque in grado di regalare colori e panorami come in pochi altri momenti dell’anno.
Occorre scegliere solo lo stile che si preferisce, o la valle che si vuole scoprire per intraprendere quest’avventura tra tutti i sensi. Tra gli appuntamenti che noi vi consigliamo di non perdere ci sono sicuramente l’omaggio a Morricone il 14 settembre in località Col Bel sul Buffaure, nelle Dolomiti di Fassa, dove suoneranno il fisarmonicista Luciano Biondini e il sassofonista Rosario Giuliani e l’alba delle Dolomiti al Col Margherita, sempre nelle Dolomiti di Fassa il primo settembre. A salutare il levar del sole a 2500 metri, Mario Brunello con il suo violoncello accompagnato dal Polish Cello Quartet che riunisce quattro violoncellisti di spicco della nuova generazione. Nella speciale occasione, oltre a Terra aria di Giovanni Sollima, si ascolterà un programma “sinfonico”, seppur per soli 5 violoncelli: due originali e rare trascrizioni del Bolero di Ravel e del Concerto per violoncello in si min op. 104 di Dvorak.
A chiudere I suoni delle Dolomiti, a Camp Centener sopra Madonna di Campiglio il primo ottobre, in una ambientazione probabilmente già autunnale e per questo ancor più suggestiva, sarà invece la voce e della chitarra di Carmen Consoli, autentica icona della scena italiana a cavallo tra fine anni Novanta e nuovo millennio, personaggio sempre amato.
In mezzo, altre meraviglie in programma come il Trekking dei suoni, dal 22 al 24 settembre: tre intense giornate da vivere spalla a spalla con i musicisti, alternando la fatica della salita e il contatto con la natura, i silenzi dell’alta quota e il rapimento nell’ascolto della musica grazie ad artisti d’eccezione come Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e Pierpaolo Vacca o un progetto di Teatro musicale rappresentato in alta quota, il 6 settembre a Malga Canvere sopra Bellamonte nel Gruppo Viezzena – Bocche, da “Polimero, un burattino di plastica”, una favola in musica scritta da Giobbe Covatta e interpretata da Gene Gnocchi.
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