Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Buone notizie per l’ibis eremita, l’estinzione è un po’ più lontana
Grazie agli sforzi del progetto Reason for hope lo stato di conservazione di questo raro uccello migratore è migliorato.
Lo scorso secolo l’ibis eremita (Geronticus eremita), uccello migratore dal bizzarro aspetto, caratterizzato dal piumaggio nero con riflessi verdi e violacei, dalla testa priva di piume e dal lungo e rosso becco incurvato verso il basso, ha rischiato di scomparire per sempre, rendendo più tristi i nostri cieli. La specie ha infatti subito una drastica diminuzione del 98 per cento a causa di caccia di frodo, perdita dell’habitat, cambiamenti climatici, fitofarmaci in agricoltura, disturbo delle rotte migratorie e delle colonie riproduttive. Dopo anni incerti arriva però una buona notizia per l’ibis eremita, che dà adito a una timida speranza. Dopo ventiquattro anni infatti la classificazione della specie nella Lista rossa della Iucn è passata da “gravemente minacciata di estinzione” a “minacciata”.
Popolazione in crescita
In Marocco, unico Paese in cui oggi l’ibis eremita sopravvive allo stato selvaggio, il numero di coppie riproduttive è in aumento ed è passato da 59 a 147, più 170 giovani involati solo quest’anno, con delle osservazioni che testimoniano anche tentativi di nidificazione più settentrionali rispetto all’area principale.
Un aiuto dall’uomo
La specie è pero ancora molto vulnerabile poiché non è più in grado di migrare verso i siti di svernamento in autonomia (l’ultimo ibis capace di migrare fu abbattuto in Siria nel 2013), limitandone dunque drasticamente l’areale di diffusione e rendendola più esposta a epidemie, eventi naturali o cambiamenti del clima. Circa quattro secoli fa l’ibis eremita scomparve dai cieli d’Europa a causa della caccia (di cui purtroppo sono tutt’ora vittima in Italia, nonostante sia naturalmente illegale), ma oggi l’uomo sta cercando di rimediare. L’obiettivo del progetto di reintroduzione Life+ Reason for Hope, supportato da Austria, Italia e Germania e guidato dal Waldrappteam, è di insegnare agli ibis a migrare come i loro avi, seguendo una rotta migratoria che li porti da un’area scelta per la riproduzione, situata a nord delle Alpi in Baviera fino ad un’area scelta per lo svernamento, situata presso l’Oasi Wwf della Laguna di Orbetello. Gli ibis istruiti nel corso del progetto provengono da zoo europei dai quali vengono prelevati appena nati.
A scuola di volo
“Il progetto Reason for Hope del quale facciamo parte – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva, unico partner italiano del progetto – ha preso avvio nel 2014 e oggi sono 110 gli ibis provenienti dagli zoo in grado di percorrere autonomamente la rotta di svernamento dall’Austria alla Toscana. Quest’anno è stato quello dei record: nelle due aree riproduttive si sono involati 26 giovani, altri 6 provenienti dallo zoo di Zurigo e dallo zoo di Rosegg sono stati integrati nella popolazione per incrementare la variabilità genetica, mentre in 29 hanno compiuto la quinta migrazione guidata dall’uomo”. Non è mai troppo tardi per cercare di rimediare ai propri errori, dopo aver quasi sterminato queste bizzarre e affascinanti creature l’uomo sta cercando di insegnare loro nuovamente a compiere quell’antico viaggio necessario alla loro sopravvivenza.
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