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Gode dei vantaggi di una vettura elettrica e allo stesso tempo della praticità di un modello ibrido. Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’auto ibrida plug-in, sintesi di due mondi sostenibili.
Quanti sciano fuoripista o affrontano escursioni con le ciaspole conoscono bene l’importanza dell’Artva, vale a dire dell’apparecchiatura per la ricerca delle persone travolte in valanga. Un’attrezzatura tanto raffinata tecnicamente quanto irrinunciabile, sebbene nella stragrande maggioranza delle occasioni non venga – fortunatamente – chiamata in causa. Perché, allora, ritenerla indispensabile? Perché è un salvavita; entra in funzione nel momento in cui la situazione si fa critica e, al tempo stesso, infonde sicurezza quando ci si muove outdoor. Un ruolo che, nella giungla urbana, spetta alla tecnologia ibrida plug-in. Permette infatti di assaporare i vantaggi della mobilità elettrica e al tempo stesso mette al riparo dagli inconvenienti che possono guastare la giornata di quanti si affidano alla sola alimentazione a batteria.
Se l’elettrico costituisce il futuro della mobilità, la tecnologia ibrida plug-in è figlia del presente. Rappresenta infatti la massima espressione del compromesso tra propulsione tradizionale e a zero emissioni. Un’auto ibrida plug-in non è altro, del resto, che un’auto ibrida, quindi dotata di un powertrain composto dall’interazione tra due motori – il primo a combustione interna, il secondo a batteria – in grado di percorrere alcune decine di chilometri in modalità esclusivamente elettrica. Quindi senza che il propulsore alimentato a benzina o a gasolio venga acceso ed evitando l’emissione di qualsivoglia inquinante. Un plus reso possibile dall’adozione di accumulatori più potenti rispetto ai modelli ibridi “semplici” e, oltretutto, ricaricabili non solo nelle fasi di decelerazione e non di carico del motore, ma anche mediante la rete elettrica domestica o le colonnine pubbliche.
Per avere un quadro chiaro delle peculiarità della tecnologia ibrida plug-in è possibile adottare come riferimento la gamma della nuova Hyundai Ioniq, l’unica berlina al mondo disponibile in tutte e tre le principali configurazioni sostenibili: ibrida, ibrida plug-in ed elettrica. Ebbene, tanto Ioniq Hybrid quanto Ioniq Plug-In adottano un 4 cilindri 1.6 GDI (a iniezione diretta della benzina) ad alto rendimento termico, studiato appositamente per l’ibridazione e in grado di erogare 105 cv e 147 Nm di coppia, abbinato a un motore a zero emissioni del tipo sincrono a magneti permanenti. Le due vetture divergono a livello di potenza del propulsore elettrico, nell’ordine dei 43,5 cv per l’ibrida “semplice” e dei 61 cv per la plug-in, oltre che per la capacità degli accumulatori con polimeri agli ioni di litio, nel primo caso di 1,56 kWh, nel secondo di 8,9 kWh. Quest’ultima una differenza fondamentale, dato che consente alla versione ricaricabile di percorrere oltre 50 km esclusivamente a batteria. Quindi senza emissioni.
https://youtu.be/mR1WLF2zH3Y?list=PLNiSY7tknndRJcCw1HmrhqoP-UT1m-TxG
L’auto ibrida plug-in porta in dote tutti i vantaggi ambientali della propulsione elettrica, specie nel commuting urbano, ma senza le problematiche connesse all’autonomia e alla ricarica, dato che da un lato è sempre possibile ricorrere all’intervento del motore tradizionale, dall’altro gli accumulatori sono meno capienti rispetto a un modello alimentato esclusivamente a batteria e richiedono per questo un tempo di rigenerazione dell’energia più contenuto. Una berlina dalla generosa abitabilità come Hyundai Ioniq Plug-in può così soddisfare tutte le esigenze di mobilità quotidiana e al tempo stesso consentire di viaggiare emettendo mediamente solo 26 grammi al chilometro di anidride carbonica. Un valore che, come accennato, si riduce a zero percorrendo meno di 50 km. Caratteristiche che giocano a favore del successo dell’auto ibrida plug-in. Nel nostro Paese, ad esempio, secondo i dati diffusi dall’Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia, nei primi dieci mesi dell’anno il segmento delle ibride ha fatto registrare una crescita del 48,9 per cento rispetto al 2015. Un fenomeno dal sapore sempre più europeo, come ribadito dalla World Electric Vehicle Association (Weva) – la principale associazione no profit statunitense per la promozione della mobilità sostenibile – che ha rilevato come nel Vecchio Continente le ibride plug-in stiano vivendo un vero e proprio boom, confermato da incrementi esponenziali delle quote di mercato.
Secondo l’EPA, l’Agenzia federale americana per la protezione dell’ambiente, “l’ansia da autonomia” che affligge gran parte degli automobilisti statunitensi è il principale elemento di dissuasione all’acquisto di una vettura elettrica. Oltre il 50 per cento di coloro che sono in linea di principio propensi a entrare in possesso di un’auto a batteria, desiste perché preoccupato di non poter rifornire un veicolo a zero emissioni con la stessa facilità di una vettura tradizionale. Un problema destinato a esaurirsi con la capillare diffusione delle colonnine pubbliche e, soprattutto, con un approccio più sostenibile alla mobilità, ma che al momento perdura. Un problema, però, sconosciuto ai possessori di auto plug-in. Sempre secondo l’EPA, infatti, quanti viaggiano con un PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) vivono gli spostamenti in modo più spensierato rispetto a quanti guidano un BEV (All-Battery Electric Vehicle), consapevoli che all’esaurimento della carica degli accumulatori l’auto continuerà comunque a funzionare come una qualsiasi ibrida. Diviene così possibile affrontare anche lunghi viaggi senza alcun patema d’animo.
Due gusti sono meglio di uno. Un’auto ibrida plug-in d’ultima generazione come Hyundai Ioniq porta in dote un piacere di guida doppio. Per oltre 50 km – una percorrenza da riferimento per il settore – è infatti possibile viaggiare in modalità puramente a batteria, quindi beneficiando di una spinta istantanea, un’erogazione lineare, nessuno strappo in ripresa e un comfort, anche acustico, da primato, mentre oltre tale soglia subentra in modo pressoché impercettibile la gestione ibrida. Il motore elettrico continua così a lavorare, non più in modo esclusivo bensì in sinergia con l’unità termica, mettendo a disposizione un surplus di potenza e coppia che si aggiunge al propulsore tradizionale. Ioniq Plug-In può inoltre contare sulla disponibilità di una moderna trasmissione automatica a doppia frizione a 6 rapporti; una dotazione tecnica di pregio, tanto che a un comfort al top e a passaggi di marcia tanto rapidi quanto impercettibili abbina il merito di scongiurare l’effetto “frullatore” spesso attribuito alle ibride con cambi a variazione continua. I vantaggi della mobilità elettrica si aggiungono a quelli della propulsione ibrida, specie considerando che anche un’auto plug-in vede le celle ricaricarsi automaticamente nelle fasi non di sforzo del propulsore oltre che durante le decelerazioni, complice la frenata rigenerativa. Un’ulteriore caratteristica che gioca a favore dell’autonomia a zero emissioni.
La principale critica rivolta all’auto ibrida plug-in riguarda gli ingombri delle batterie, superiori a una vettura ibrida “standard” e per questo teoricamente in grado di pregiudicare l’abitabilità o la capacità di carico del veicolo, specie tenendo conto dello spazio già occupato dalla meccanica tradizionale. Un appunto infondato nel caso delle vetture più moderne. Hyundai Ioniq Plug-In, ad esempio, può contare sulla medesima capienza del bagagliaio della “sorella” non ricaricabile, dato che la collocazione delle batterie sotto i sedili posteriori porta in dote una capacità compresa tra 443 e 1.505 litri. Valori tra i migliori della categoria. Tanta praticità “interna” trova conferma anche all’esterno, dato che le auto ibride plug-in accedono senza limitazioni – o pagando pedaggi sensibilmente ridotti rispetto alle vetture tradizionali – alle ZTL e al tempo stesso possono sempre più spesso essere parcheggiate gratuitamente sulle strisce blu.
La tecnologia plug-in abbina la praticità di un’auto ibrida ai vantaggi di un veicolo elettrico. Attinge al meglio dei due mondi sotto il profilo sia del piacere al volante, sia della sostenibilità, sia della praticità. Con quest’ultimo aspetto che raggiunge addirittura l’eccellenza, dato che a consumi decisamente contenuti, inferiori a un “semplice” veicolo ibrido, abbina una facilità di ricarica superiore a una vettura alimentata esclusivamente a batteria. Un vantaggio dovuto alle minori dimensioni e alla potenza inferiore degli accumulatori. Una caratteristica che consente di rigenerare l’energia nelle celle con tempistiche nettamente più contenute e al tempo stesso di sfruttare la semplice rete domestica. La potenza di quest’ultima, infatti, è spesso insufficiente per un’auto prettamente elettrica, rendendo così necessario il ricorso a una wall-box, quindi a una home station con contatore separato, ma riesce a soddisfare le esigenze di un veicolo plug-in. Magari attingendo alle sole fonti rinnovabili, come in caso d’installazione di un impianto fotovoltaico, abbattendo ulteriormente i costi e l’impatto ambientale. In aggiunta, qualora ci si affidi alle colonnine pubbliche, specie ad alta capacità, i tempi di ricarica sono estremamente contenuti. Collegate la spina, bevete un aperitivo, e con Ioniq Plug-In siete pronti per percorrere altri 50 km a zero emissioni.
Le vetture plug-in godono delle stesse agevolazioni delle ibride standard. Ad esempio l’esenzione dal bollo per un lungo periodo (in Veneto, Lazio, Campania ed Emilia Romagna per tre anni, in Basilicata e Puglia per cinque anni), mentre nelle restanti zone d’Italia la tassa automobilistica viene calcolata in funzione della potenza del solo motore termico, non considerando l’apporto dell’elettrico. Alcune compagnie assicurative prevedono inoltre una scontistica riservata, la manutenzione non comporta costi aggiuntivi e la garanzia non ha nulla da invidiare ai modelli tradizionali, dato l’alto livello d’affidabilità raggiunto dalla tecnologia ibrida. Hyundai, ad esempio, dedica a Ioniq Plug-In la medesima copertura di garanzia riservata alla “sorella” Hybrid, vale a dire cinque anni a chilometraggio illimitato, incluse l’assistenza stradale e una nutrita serie di controlli, che diventano otto anni o 200mila km per le batterie. C’è di che dormire sonni tranquilli, sapendo di svegliarsi viaggiando in modalità elettrica, a zero emissioni, nel massimo silenzio e senza ansie da ricarica. Un buongiorno. Anzi un buongiorno ibrido plug-in.
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