Ignazio La Russa, esponente di Fratelli d’Italia, è stato eletto presidente del Senato al primo scrutinio: dalla militanza in Msi a Palazzo Madama.
Ignazio La Russa è il nuovo presidente del Senato. L’esponente di Fratelli d’Italia, ex ministro della Difesa e vicepresidente sia della Camera che del Senato, è stato eletto alla prima votazione con 116 voti (il quorum era pari a 104). Siciliano di origine, milanese di adozione dopo gli studi in Svizzera, è esponente di punta e cofondatore di Fratelli d’Italia, il partito uscito nettamente vincitore dalle elezioni del 25 settore, nella diciannovesima legislatura della Repubblica italiana ricoprirà il ruolo che fino a ieri era di Maria Elisabetta Casellati, di cui a sua volta negli scorsi cinque ha svolto la funzione di vice.
Ignazio La Russa, in prima pagina da mezzo secolo
C’è un giovane barbuto e vigoroso che parla alla folla a una manifestazione politica, nel famoso film Sbatti il mostro in prima pagina con Gian Maria Volonté in cui il regista Marco Bellocchio indaga i rapporti tra stampa e politica. Il giovane, nel suo intervento, invita “gli italiani che non hanno rinunciato all’appellativo di uomini” ad unirsi “al di sopra delle fazioni, dei partiti, delle divisioni interessate e volute, dell’ormai superato e in disuso e troppo a lungo sfruttato [distinguo tra] fascismo e antifascismo, per dire sì alla libertà dell’ordine”.
È il 1972, mezzo secolo fa, e quel giovane è Ignazio La Russa, probabilmente alla sua prima uscita davvero pubblica, nonostante dall’anno prima si sia avvicinato alla politica con il Fronte della Gioventù, la formazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.
Una carriera tra lotta e istituzioni
Devono passare venti anni, trascorsi tra il parlamento regionale lombardo e l’avvocatura, per vederlo di nuovo protagonista della politica italiana: nel 1992 entra per la prima volta in Parlamento nel 1992, partecipando poi attivamente al fianco di Gianfranco Fini alla cosiddetta “svolta di Fiuggi”, che nel 1995 portò alla nascita di Alleanza nazionale. Da lì in poi, Ignazio La Russa riesce con abilità a mantenere la sua duplice anima “di lotta e “di governo” o quanto di istituzioni: dal 1994 al 1996 è vicepresidente della Camera, dal 2018 a ieri vicepresidente del Senato. Il suo rapporto con le presidenze delle Camere, vista il suo carattere esuberante, non è sempre stato facilissimo: nel maggio 2015 Laura Boldrini, allora terza carica dello Stato, fu costretta a espellerlo dall’aula per intemperanze, al termine di un intervento su alcuni incidenti avvenuto giorni prima, nel corso della festa del Primo Maggio.
Nel mezzo La Russa ha svolto l’incarico di ministro della Difesa sotto il governo Berlusconi tra il 2008 e il 2011, durante il quale è stato tra i fautori dell’intervento dell’Italia nella missione militare in Libia per l’eliminazione di Muammar Gheddafi, e a favore del cessate il fuoco nella guerra in Ossezia del Sud tra Russia e Georgia.
La grande ascesa di Fratelli d’Italia
Ignazio La Russa ha mantenuto fino a oggi un ruolo di primissimo piano nella destra italiana, senza mai rinnegare le proprie idee, fondando a fine 2012 insieme a Giorgia Meloni Fratelli d’Italia in seguito alla fuoriuscita dal Popolo delle Libertà, e contribuendo a portare il nuovo partito in dieci anni da percentuali minime fino al 26 per cento uscito dalle urne il 25 settembre, che ne fa attualmente il primo partito italiano.
Portano la sua firma la legge del 2009 di contrasto alla pirateria, la Giornata del ricordo dei caduti nelle missioni internazionali per la pace, che si celebra il 12 novembre, e il riconoscimento ufficiale del 17 marzo come festa della proclamazione del Regno d’Italia. Nell’ultima legislatura ha promesso invece l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla violenza politica negli anni tra il 1970 e il 1989.
Le vecchie posizioni su gay e migranti
Di estrazione – ovviamente – conservatrice, La Russa si è battuto duramente per il mantenimento del crocifisso nelle scuole, quando nel 2009 la Corte europea dei diritti dell’uomo ne contestò l’utilizzo, apostrofando i giudici della Corte dicendo: “Possono morire, possono morire, loro e quei finti organismi internazionali che non contano nulla”. Posizioni chiare anche sulle adozioni per le coppie omosessuali: “Crescere con due papà prima di tutto è una induzione ingiustificata a crescere gay“, disse nel 2013. “Sono contrarissimo alle discriminazioni sessuali contro i gay, sia chiaro, ma ho forti perplessità sull’adozione perché pongo al primo posto la tutela del bambino stesso”.
Nel 2017, nel corso di un programma televisivo, si rivolse a don Zerai, sacerdote eritreo presidente dell’agenzia Habeshia e attivista nell’accoglienza dei migranti al tempo coinvolto nelle indagini della procura di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (poi archiviato nel 2021), dicendo: “Si vada a confessare e abbia rispetto per gli italiani: lui non salva vite umane, chi fa venire delle persone via mare uccide le persone“. Nel 2020 l’ultima polemica, in piena pandemia da coronavirus: un tweet, forse ironico, e cancellato dopo pochi minuti, con scritto: “Non stringete la mano a nessuno, il contagio è letale. Usate il saluto romano, antivirus e antimicrobi”.
Il primo discorso da presidente del Senato
Nel suo primo discorso da presidente del Senato, però, Ignazio La Russa ha volato alto, assicurando di volere svolgere il ruolo “con il grande senso delle istituzioni che chi mi ha conosciuto come ministro o come vicepresidente credo mi riconosca”. Ha ringraziato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella “che conosco da moltissimo tempo, ben prima che diventasse Capo dello Stato”, e i senatori a vita Giorgio Napolitano “di cui ho grande stima al di là delle posizioni che ci dividono” e Liliana Segre, scampata ai campi di concentramento nazisti. “Non c’è una sola parola di quello che ha detto oggi che non abbia meritato il mio applauso”.
La Russa ha perfino citato il presidente-partigiano Sandro Pertini “quando disse che ‘nella vita è necessario saper lottare non solo senza paura ma anche senza speranza’, al di là di ogni ragionevole certezza pur di perseguire il proprio obiettivo: grazie presidente Pertini per questo insegnamento”. E parlando della guerra in Ucraina, ha rivolto parole inedite per lui alla questione immigrazione: “Non può esserci pace senza giustizia, e il mio pensiero va ai patrioti ucraini e tutti i profughi migranti, quelli ucraini ma quelli di tutto il mondo che scappano dalle guerre e che devono essere accolti con onore”.
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