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Per l’attivista dell’associazione Luca Coscioni, dopo la Toscana, serve la mobilitazione popolare per tutte le Regioni, e anche per una legge nazionale.
Il 25 aprile si celebra forse la festività civile più importante d’Italia, la fine del regime fascista e dell’occupazione tedesca.
Il 25 aprile è una di quelle date da non dimenticare, da tenere strette, a qualsiasi costo. Certe volte è meglio punzecchiare una ferita, per quanto grave e infetta, affinché non si rimargini, affinché il dolore che ha causato non venga messo in secondo piano da revisionisti e politici con la memoria corta.
Il 25 aprile del 1945, oltre settanta anni fa, l’Italia fu liberata dal regime fascista e dall’invasore tedesco. L’Italia fu liberata soprattutto grazie alla resistenza dei partigiani, migliaia di giovani, talvolta poco più che bambini, che all’indomani della firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943, salirono in montagna per combattere nazisti e fascisti, per opporsi ad un regime che aveva messo in ginocchio il Paese.
Le ostilità cessarono formalmente il 29 aprile 1945 con la resa incondizionata dell’esercito tedesco, il 25 aprile è stato invece scelto come data simbolica della liberazione dell’intero territorio nazionale. La storia però non è bianca o nera, ha molteplici sfumature, quando la guerra fu finita rimasero a piede libero molti gerarchi fascisti, politici implicati con il regime e collaborazionisti. Non tutti i partigiani accettarono dunque di deporre le armi e preferirono continuare la lotta.
La delusione dei partigiani e degli amanti della libertà aumentò vertiginosamente il 22 giugno del 1946, quando entrò in vigore il decreto presidenziale di amnistia e indulto legato al periodo dell’occupazione nazifascista. Il decreto, conosciuto come “l’amnistia Togliatti”, comprendeva il condono della pena per reati comuni e politici, dal collaborazionismo coi tedeschi fino al concorso in omicidio, commessi in Italia dopo l’8 settembre 1943.
L’obiettivo dell’amnistia era quello di eliminare le tensioni e favorire una rapida ripresa istituzionale ed economica dell’Italia. Questa scelta naturalmente scatenò le reazioni di chi aveva subito ogni sorta di angheria e che aveva rischiato la propria vita per liberare il Paese, per poi vedere a piede libero i propri aguzzini.
Il processo di revisione però continuò e seguirono ulteriori indulti che ampliarono la casistica dei crimini condonabili. Nel 1948 Giulio Andreotti, approvò un decreto con cui si estinguevano i giudizi ancora pendenti dopo l’amnistia del 1946, mentre negli anni seguenti vennero condonati tutti i reati commessi entro il 18 giugno 1948.
Il 25 aprile del 1945 venne liberata l’Italia, ma forse non del tutto. Da allora sembrano passati secoli eppure alcuni di coloro che hanno combattuto per la giustizia e per la libertà sono ancora tra noi, disposti a raccontarci quella storia.
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