Durante un convegno sull’agricoltura bio, il ministro Patuanelli ha ammesso che sull’agricoltura biodinamica c’è stato un dibattito scorretto.
Il bel passo avanti della nuova legge sul bio: più ricerca, più biodistretti, più export
Si sta per mettere nero su bianco che lo Stato italiano sostiene il bio, cioè la ricerca tecnologica e applicata della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. A inizio maggio la Camera dei Deputati ha detto finalmente sì a una bella proposta di legge sull’agricoltura biologica. Il testo s’intitola, promettentemente, “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività
Si sta per mettere nero su bianco che lo Stato italiano sostiene il bio, cioè la ricerca tecnologica e applicata della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. A inizio maggio la Camera dei Deputati ha detto finalmente sì a una bella proposta di legge sull’agricoltura biologica. Il testo s’intitola, promettentemente, “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico” e si collega a numeri economici del bio entusiasmanti.
Gli strepitosi numeri del biologico in Italia
È anni che leggiamo cifre in perenne ascesa, sul biologico, in Italia. Sia come superficie agricola, sia come numero di aziende, sia come fatturato, sia come propensione degli acquirenti. Insomma, un successo su tutta la linea, spesso a doppia cifra, che ci proietta perdipiù in modo vincente all’estero, favorendo l’export e il buon nome dei nostri prodotti. Il comparto bio in Italia fa registrare numeri da record.
- 1,5 milioni di ettari coltivati a bio. L’Italia è al secondo posto in Europa dopo la Spagna, nella graduatoria delle più vaste aree agricole bio
- oltre 60.000 aziende agricole bio
- oltre 8.000 imprese di trasformazione
- 250.000 addetti
- un valore di 3 miliardi di euro.
La crescita media di mercato, dal 2010 ad oggi, è dell’11 per cento. In realtà, nel 2016 l’impennata è stata addirittura del 20 per cento, secondo i dati Ismea/Nielsen. Il 68 per cento delle famiglie italiane mangia abitualmente cibo biologico.
Il trend è confermato anche dai dati dei primi mesi 2017. AssoBio ha presentato a TuttoFood l’8 maggio i dati Nielsen sull’andamento delle vendite biologiche. Il valore delle vendite di prodotti biologici è invece aumentato del 19.7%, con un importo di 1,33 miliardi nei dodici mesi terminanti il 31 marzo 2017.
La scrittura di una legge unica di riferimento per il settore biologico è quindi secondo tutti gli esperti un passo importante “affinché l’agricoltura biologica venga valorizzata, nell’interesse dei consumatori e dei produttori, in modo adeguato alla crescente rilevanza che assume per l’economia rurale italiana e per lo sviluppo di produzioni di qualità, rispettose dell’ambiente e delle risorse naturali”, come si legge proprio nel testo della proposta che ora va al Senato.
Massimo Fiorio: “Finanziamenti della ricerca nel settore bio e promozione internazionale”
“Il testo unico sul biologico – spiega Massimo Fiorio, primo firmatario della legge – organizza sistematicamente un settore che vale tre miliardi di euro e che registra un continuo sviluppo, con grande richiesta da parte dei consumatori e un forte orientamento da parte delle imprese. Il testo definirà distretti e filiere bio, ma non solo. Dal mondo del biologico c’era una forte richiesta di istituire un fondo destinato tra l’altro al finanziamento della ricerca nel settore. Il ministero delle Politiche Agricole si occuperà poi, con decreto, di normare i controlli e le sanzioni per le aziende. Facendo chiarezza nel sistema italiano la legge faciliterà anche la promozione del settore nei mercati internazionali”.
Lucio Cavazzoni: “Si riconosce il biologico come attività di interesse nazionale con funzione sociale”
Tra i primi a commentare favorevolmente questo bel passo avanti della legge è Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero e pioniere del biologico dal 1978 che ha portato naturalmente la marca ad essere un punto di riferimento nel mondo del biologico con una presenza in oltre 30 Paesi nel mondo. Cavazzoni ha espresso soddisfazione per la nuova legge sull’agricoltura biologica sottolineando gli aspetti della normativa che favoriscono lo sviluppo dei biodistretti, con un’attenzione particolare alla tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d’allevamento e di trasformazione tipiche locali. “È un passo avanti molto importante – spiega Lucio Cavazzoni – e un grazie va al mondo associativo e al lavoro parlamentare, a chi ha voluto e votato questa proposta di legge. Ci auguriamo che il Senato la approvi velocemente e che diventi presto legge dello Stato. In particolare due cose sono da sottolineare: il riconoscimento del ruolo della ‘produzione biologica come attività di interesse nazionale con funzione sociale’ così come cita la proposta all’articolo 2, e la valorizzazione dei ‘bio distretti’, che noi chiamiamo eco-bio distretti per l’ampio valore territoriale e sociale con cui vengono interpretati”.
Cosa prevede la proposta di legge sul bio che va ora in discussione al Senato
La proposta di legge prevede che il ministero delle Politiche Agricole e Forestali adotti un Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica, con obiettivi molto importanti:
- favorire la conversione al metodo biologico delle imprese agricole e agroalimentari
- sostenere la costituzione di forme associative per rafforzare l’organizzazione della filiera dei prodotti biologici, ponendo particolare attenzione al ruolo delle piccole aziende agricole all’interno della filiera
- incentivare il consumo dei prodotti biologici attraverso iniziative di informazione, formazione ed educazione al consumo
- migliorare il sistema di controllo e di certificazione a garanzia della qualità dei prodotti biologici (che già è molto buono).
Va fatto un appunto sui fondi per la ricerca. Se saranno sempre gli stessi, si pescherebbe da quelli della cosiddetta tassa sui pesticidi che però, anche se ideati e destinati al fondo per il sostegno e lo sviluppo dell’agricoltura biologica, da diversi anni vengono distolti dai governi. Per esempio quest’anno dei circa dieci milioni provenienti da quel fondo, solo due sono stati resi disponibili per la ricerca sul bio e sempre con tempi incerti.
Un’altra novità interessante è invece l’equiparazione, in quanto ad agevolazioni, tra agricoltura biologica e biodinamica. Nella disposizione si legge infatti che “il metodo di agricoltura biodinamica, che prevede l’uso di preparati biodinamici, applicato nel rispetto delle disposizioni del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, è equiparato al metodo di agricoltura biologica”.
Cosa sono i biodistretti
Si tratta di territori naturalmente vocati al biologico che ora la legge riconoscerebbe definendole come “sistemi produttivi locali, anche a carattere interprovinciale o interregionale, a spiccata vocazione agricola”. La prima esperienza di biodistretto in Italia sembra sia stata, nel 2009, una zona del Cilento promossa da Aiab: ha avuto successo, tanto che è stata replicata in altre zone, come Lazio e Toscana. Per essere identificati, nei biodistretti dovranno essere attività economiche preponderanti:
- la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare e industriale di prodotti biologici conformemente alla normativa europea, nazionale e regionale
- la tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d’allevamento e di trasformazione tipiche locali.
Libero scambio di sementi bio
L’articolo 14 della proposta di legge è relativo alle sementi biologiche. Il testo indica che “agli agricoltori che producono le varietà di sementi biologiche iscritte nel registro nazionale delle varietà da conservazione, nei luoghi dove tali varietà hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche, sono riconosciuti il diritto alla vendita diretta e in ambito locale”, nonché “il diritto al libero scambio”. Questa disposizione viene estesa anche alle sementi biologiche non iscritte nel registro, purché prodotte in azienda (con qualche restrizione).
Una buona legge
La nuova legge sull’agricoltura biologica, quindi, sembra presentarsi come una buona legge, nuova base di ulteriore rilancio per un settore già in crescita, che non può che renderci orgogliosi.
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