Per la presidente di Federbio Mammuccini, alcuni disagi degli agricoltori sono oggettivi e comprensibili, ma le proteste contro il Green deal sono inammissibili.
Il biologico certificato in USA: 10 anni di ritardo!
È appena entrato in vigore in USA il marchio del NOP, National Organic Program: anche gli USA arrivano (con 10 anni di ritardo) a certificare il biologico. Negli USA i settori interessati all’agricoltura biologica, non essendo stati in grado di concordare un programma di certificazione volontaria, si rivolsero al Congresso per emanare una legge che
È appena entrato in vigore in USA il marchio del NOP,
National Organic Program: anche gli USA arrivano (con 10 anni di
ritardo) a certificare il biologico.
Negli USA i settori interessati all’agricoltura biologica, non
essendo stati in grado di concordare un programma di certificazione
volontaria, si rivolsero al Congresso per emanare una legge che
definisse cosa era da considerare biologico e cosa no: il
Organic Foods Production Act del 1990, la legge Usa per la
produzione del biologico. La legge stabiliva uno standard federale,
una garanzia per l’acquirente, l’agevolazione del commercio dei
prodotti “organic” tra i vari stati USA.
In base a quanto previsto dalla legge, è stato affidato al
ministero dell’agricoltura statunitense (USDA – United States
Department of Agricolture) il compito di redigere un regolameto per
definire gli standard.
Siamo nel 2002. Ecco, oggi, il regolamento nuovo, gli standard, e
il nuovo marchio.
Ecco alcune differenze tra i prodotti bio americani, certificati, e
quelli europei: la norma Usa è più severa in alcuni
criteri per l’allevamento (i mangimi devono essere 100% OGM-free) e
nei tempi di conversione del campo, meno nella misura della
qualità dei terreni e nella definizione del benessere degli
animali allevati (non è previsto, come invece in Europa, uno
spazio minimo vitale per ogni animale).
Ma qual è la sorte dei prodotti bio europei esportati in
USA? La certificazione UE vale anche in USA? No.
I prodotti europei – per essere esportati come “organic” e poter
ottenere il marchio federale – dovranno richiedere la
certificazione anche in USA (e sono già noti casi di
ostruzionismo). Oppure – è la soluzione più efficace
– devono essere i nostri istituti certificatori a lavorare per gli
istituti USA come “sub-contractors”: lavorando cioè
in qualità di certificatori per un organismo Usa già
accreditato.
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