Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Siamo arrivati a questo risultato forse per reazioni più emotive che razionali, scatenate dagli ultimi scandali alimentari, ma consumare biologico è il passo più concreto contro l’indifferenza per l’ambiente . Già nel 1986, il caos derivato dallo scoppio della Centrale di Chernobyl aveva suscitato interesse per l’agricoltura biologica e creato un mercato per suoi prodotti.
Siamo arrivati a questo risultato forse per reazioni più
emotive che razionali, scatenate dagli ultimi scandali alimentari,
ma consumare biologico è il passo più concreto contro l’indifferenza per l’ambiente .
Già nel 1986, il caos derivato dallo scoppio della Centrale
di Chernobyl aveva suscitato interesse per l’agricoltura biologica
e creato un mercato per suoi prodotti.
I dati che vedono il consumo di prodotti bio aumentare del 20% in
un solo anno sono sicuramente un importante risultato, ma il
“biologico” oggi rimane comunque una scelta di nicchia.
Il biologico non è una moda o un fenomeno momentaneo ma deve
necessariamente diventare una scelta consapevole, un atteggiamento
che entra a far parte della nostra cultura.
L’uomo, gli animali, l’ambiente, sono legati l’uno all’altro come
gli anelli di una catena che non si può spezzare. La
qualità della vita dipende dall’armonia, dal benessere o
malessere degli anelli dell’ecosistema. Scegliere il biologico
è solo un primo passo.
Non possiamo delegare ad altri la qualità della nostra
vita.
Dobbiamo avere la consapevolezza che le nostre scelte influenzano
il mercato e possono incentivare l’economia a preoccuparsi del
futuro del nostro pianeta.
Mucca pazza, inquinamento, effetto serra, OGM … sono la
“fotografia” del mondo malato generato da scelte sbagliate. Forse
non è ancora troppo tardi.
Simona Roveda
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