Un’ondata di caldo di intensità straordinaria si sta abbattendo sull’Iraq, portando le temperature massime a livelli insopportabili per gli esseri umani. Nella capitale, Bagdad, il termometro ha raggiunto i 50 gradi centigradi all’ombra, mentre nella porzione meridionale della nazione mediorientale si sono toccati i 51 gradi.
“È un caldo indescrivibile”
I valori più alti sono stati registrati nelle regioni di Samawah, Nassiriya, Diwaniyah e Najaf, come previsto dai meteorologi. Una situazione estrema, che ha causato problemi soprattutto a chi lavora all’aperto. Per questo, in alcune province – come nel caso di Chi Qar – le autorità hanno disposto una riduzione degli orari. Ciò nonostante, molte persone non possono incrociare le braccia: senza lavoro, non si riceve quanto necessario per vivere.
Central/Northern #Irak is living the worst heat wave in its history. Khanaqin has recorded so far 7 consecutive Tmax >50C (highest 52.5C) and 7 Tmins >30. Today the MIN temperature was 37.0C. 3 stations today in Iraq had Tmins >37C;Kirkuk had 3 Tmins >37C in 1 week ! Insane. pic.twitter.com/bLC25EEcws
— Extreme Temperatures Around The World (@extremetemps) August 15, 2023
“È un caldo indescrivibile, ma siamo costretti a lavorare: non abbiamo altro”, ha spiegato un traslocatole di 41 anni al quotidiano libanese L’Orient – Le Jour. Al di là della situazione contingente, a pesare è la lunga estate in Iraq. Nei prossimi giorni si prevede un leggero calo delle temperature, ma in generale, come spiegato da Amer al-Jabri, portavoce dell’agenzia meteorologica irachena, “i valori rimarranno particolarmente elevati fino alla fine di settembre”.
In Iraq si prevedono temperature alte fino a fine settembre
La povertà diffusa nel paese fa sì che molte persone non possano permettersi sistemi di aria condizionata e siano perciò costrette a vivere in appartamenti con temperature insopportabili. Anche per i più abbienti, però, la situazione non è idilliaca: la rete elettrica diffusa sul territorio nazionale è spesso soggetta a problemi. E in caso di blackout, i climatizzatori diventano ovviamente inutilizzabili.
L’Iraq, inoltre, vive il suo quarto anno consecutivo di siccità. Si tratta uno dei cinque paesi considerati più esposti di fronte agli impatti della crisi climatica. La scorsa settimana, non a caso, è stato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Volker Türk, a sottolineare come la crescita delle temperature, la mancanza di precipitazioni e la perdita di biodiversità in Iraq rappresentino un campanello d’allarme per il mondo intero.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.