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Il candore trasognato di Chagall in mostra a Catania
Aveva saputo creare un mondo soffuso ed onirico, popolato di creature leggiadre e fluttuanti, di atmosfere radiose e fiabesche che offrissero requie dagli orrori della guerra. Sarà anche per questo che lo sguardo gioiosamente infantile di Marc Chagall ci restituisce ora, in questo specifico momento storico, tutto il benefico e stridente contrasto con i drammi
Aveva saputo creare un mondo soffuso ed onirico, popolato di creature leggiadre e fluttuanti, di atmosfere radiose e fiabesche che offrissero requie dagli orrori della guerra. Sarà anche per questo che lo sguardo gioiosamente infantile di Marc Chagall ci restituisce ora, in questo specifico momento storico, tutto il benefico e stridente contrasto con i drammi di una realtà violenta ed inospitale.
Ben 140 opere, tra gouaches, olii, disegni, acquerelli, acqueforti e litografie, sono oggi in esposizione, sino al 14 febbraio, al Castello Ursino di Catania, nell’ambito della mostra “Chagall. Love and Life”, curata da Ronik Sorek e già precedentemente ospitata nell’allestimento romano del Chiostro del Bramante.
Un progetto reso possibile dai cospicui prestiti concessi dall’Israel Museum –già destinatario del lascito trasmesso dall’artista e dalla sua famiglia– per commemorare il cinquantennale della propria fondazione.
A dominare la scena, non solo le arcinote declinazioni del tema dell’amore, con coppie di amanti sospese in volo e accompagnate da fiori e animali, o le allusioni romantiche al legame con l’amatissima consorte Bella Rosenfeld (v. foto), ma anche i tòpoi biblici e i classici dell’iconografia religiosa, ai quali l’artista ebreo bielorusso naturalizzato francese si accosta condensando in una cifra pittorica inconfondibile le diverse ascendenze culturali che lo contraddistinguono, dalla tradizione ebraica a quella delle icone russe, passando per la ritrattistica olandese alla Rembrandt e le suggestioni delle avanguardie parigine novecentesche, dal fauvismo al cubismo.
Un approccio seraficamente fanciullesco alle cose, modellate attraverso forme arcaico-medievaleggianti che attingono al primitivismo pittorico e alle fiabe russe, abbinandosi ad un uso libero e straripante di quei colori che, in aderenza ai dettami del cosiddetto “tachisme”, esondano dai perimetri dei corpi dilatandosi sulla tela. Tinte decise e squillanti che coniugano stupore fanciullesco e visione onirica, intesa non nei termini intellettualistici del simbolismo surrealista ma, più semplicemente, come capacità di selezionare, decontestualizzare e “ritagliare” i personaggi proiettandoli al di là del tempo e dello spazio.
La mostra riserva inoltre un’attenzione specifica alla relazione privilegiata intecorsa tra Chagall e la letteratura, grazie alla sua frequente attività di illustratore delle opere di celebri autori come il Gogol de “Le anime morte” o il La Fontaine delle note favole, nonché dei libri (“Burning lights” e “First Encounter”) della moglie Bella. E in una delle sale viene riprodotta sotto forma di gigantografia la sede della stamperia parigina Mourlot ai cui torchi Chagall lavorava imbattendosi talvolta negli abituali frequentatori e colleghi Picasso, Braque, Matisse e Giacometti.
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