Il capo della Lego è triste. Gli orsi polari sono contenti

Il capo della Lego è tutt’altro che contento. La decisione di non rinnovare la partnership con Shell è stata obbligata, forzata, e il malumore si deve al fatto che la Lego perderà decine di milioni di dollari, per la precisione 87 milioni di dollari.   La campagna online di Greenpeace contro le trivellazioni della Shell nell’artico

Il capo della Lego è tutt’altro che contento. La decisione di non rinnovare la partnership con Shell è stata obbligata, forzata, e il malumore si deve al fatto che la Lego perderà decine di milioni di dollari, per la precisione 87 milioni di dollari.

 

La campagna online di Greenpeace contro le trivellazioni della Shell nell’artico ha registrato milioni di adesioni.

 

La linea di risposta dettata e ripetuta da Jørgen Vig Knudstorp, CEO di Lego Group, è che Greenpeace ha usato il marchio Lego per colpire Shell. Nel comunicato ufficiale Lego si ripete diverse volte il fine  di ispirare le giovani menti, ma altrettante volte si recrimina per non poter più mettere il marchio della Shell su tutte le linee di prodotto.

Come abbiamo già ripetutamente affermato, noi crediamo fermamente che Greenpeace avrebbe dovuto avere una conversazione diretta con Shell. Il marchio Lego e tutti coloro che si divertono in giochi creativi, non sarebbe mai dovuto entrare nella disputa con Shell. I nostri stakeholders hanno alte aspettative sul nostro operato. E le abbiamo anche noi. Non siamo d’accordo con le tattiche usate da Greenpeace che potrebbero aver creato fraintendimenti tra i nostri stakeholders su come operiamo; e vogliamo garantire che la nostra attenzione non sarà mai deviata dall’impegno di fornire creative e ispiratrici esperienze di gioco.

Il commento Shell è stato molto laconico e velatamente minaccioso. La compagnia petrolifera si è limitata ad affermare che il rapporto tra Lego e Shell era eccellente e che quindi, ora, si dovrebbe aprire un dibattito su come rifornire il mondo di energia, insinuando poi che gli ambientalisti hanno adottato metodi da terroristi.

La nostra co-promozione con Lego è stata un enorme successo e continuerà in molti altri Paesi del mondo. Non commentiamo su questioni contrattuali. Rispettiamo il diritto di individui e di organizzazioni di intrattenere un libero scambio di punti di vista su come soddisfare le necessità energetiche del mondo. Riconoscendo a ognuno il diritto di esprimersi, chiediamo solo di farlo in maniera legale e che non metta a rischio la sicurezza di nessuno.

 

Lego ha dunque deciso di non rinnovare – dopo l’attuale scadenza di un contratto che si stima termini tra un anno e mezzo – la sponsorizzazione con Shell, ma dalle dichiarazioni emerge purtroppo che questa scelta non è stata dettata da coscienza ambientalista, da responsabilità sociale, da sensibilità e visione a lungo termine. Dopo oltre sessant’anni di rapporto, questo divorzio poteva forse essere gestito meglio.

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