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Il cibo senza le donne, le donne senza cibo
Il 3 e 4 dicembre, a Milano, presso l’Università Bocconi si è tenuta la sesta edizione del forum internazionale su alimentazione e nutrizione del Barilla Center for Food and Nutrition, durante la quale è stato presentato il Protocollo di Milano, un accordo internazionale per affrontare il tema della sostenibilità del sistema alimentare. © Paula Bronstein/Getty
Il 3 e 4 dicembre, a Milano, presso l’Università Bocconi si è tenuta la sesta edizione del forum internazionale su alimentazione e nutrizione del Barilla Center for Food and Nutrition, durante la quale è stato presentato il Protocollo di Milano, un accordo internazionale per affrontare il tema della sostenibilità del sistema alimentare.
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Nella prima parte della giornata l’evento è stato guidato da un tema fondamentale, quello del ruolo delle donne nell’agricoltura. Ertharin Cousin, direttore escutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, introduce la questione della discriminazione sessuale e delle conseguenze della scarsa scolarizzazione femminile sulla produzione e sull’educazione alimentare. Nel mondo le donne sono il 40 per cento della forza lavoro in agricoltura, producono il 50 per cento del cibo che nutre tutto il mondo, eppure sono le donne agricoltori a soffrire di più per la mancanza di cibo. 805 milioni di persone al mondo soffrono la fame e la maggior parte di queste sono le donne coltivatrici. Un paradosso, gli agricoltori sono la fascia più affamata del mondo. Questo perché in molti paesi le donne non hanno diritto all’istruzione e all’informazione, alla proprietà della loro terra, non hanno accesso al credito necessario ad acquistare gli strumenti per migliorare il proprio lavoro e la produttività del raccolto. I terreni coltivati da donne sono il 35 per cento meno produttivi di quelli gestiti dagli uomini, perché in una condizione di patriarcato gli agricoltori di sesso maschile hanno più diritti delle donne. I governi locali spesso tacciono o costituiscono democrazie solo sulla carta, mentre la partecipazione dei cittadini, tanto più quella delle donne, è inesistente.
L’ingiustizia che vivono le donne è evidente anche nei problemi legati all’alimentazione dei bambini, nutriti nei primi anni di vita quasi esclusivamente dalle madri. L’istruzione e le parità opportunità delle donne garantiscono un’alimentazione migliore per i loro figli.
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Secondo la Fao il numero di individui che soffrono la fame nel mondo è diminuito, parallelamente i fenomeni legati alla malnutrizione, come l’obesità sono in forte aumento. Negli Stati Uniti gli effetti dovuti alla malnutrizione sono percepibili nel corpo delle donne. “L’obesità – afferma Adam Drewnowski, direttore del Center for Public Health Nutrition e professore di Epidemiologia all’Università di Washington – dipende dall’istruzione e dal reddito femminile che condizionano l’educazione alimentare dell’intera famiglia”. I prodotti meno cari sono molto attraenti, più appetibili e più facili da consumare, le donne e in generale il consumatore deve essere educato a una dieta sana e sostenibile, all’attività fisica e deve essere messo nelle condizione di poter acquistare cibo di qualità.
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Il nostro secolo, il secolo degli sprechi e delle malattie causate dalla malnutrizione, deve poter offrire cibo e abitudini sani agli individui che verranno. Per fare questo devono cambiare le norme sociali, le azioni dei governi e soprattutto la consapevolezza di ognuno di noi.
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