Expo 2015

Il cibo, una specie protetta

La cioccolata, il caffè, il pesce, alcuni tipi di frutta, il vino, i legumi e il mais saranno solo alcuni dei cibi che presto rimpiangeremo. Lo stile di vita dell’uomo sta distruggendo il pianeta rendendo arida la terra che ci nutre. Adattarsi mangiando nuovi alimenti o quelli di tradizioni culinarie differenti non può essere la

La cioccolata, il caffè, il pesce, alcuni tipi di frutta, il vino, i legumi e il mais saranno solo alcuni dei cibi che presto rimpiangeremo. Lo stile di vita dell’uomo sta distruggendo il pianeta rendendo arida la terra che ci nutre. Adattarsi mangiando nuovi alimenti o quelli di tradizioni culinarie differenti non può essere la soluzione agli effetti del cambiamento climatico sulla produzione di cibo, bisogna piuttosto tornare sui nostri passi.

 

caffe-2-1024© Joe Raedle/Getty Images

 

La Fao afferma che il riscaldamento globale e l’aumento di CO2 porteranno all’estinzione di un terzo del patrimonio genetico vegetale entro il 2050. Secondo David Lobell, vicedirettore del Center on Food Security and the Environment dell’Università di Stanford, la concentrazione di CO2 nell’aria, essenziale per la fotosintesi, ha superato la soglia critica producendo effetti negativi per il pianeta. È possibile limitare i danni del cambiamento climatico, tutto parte da noi. Ridurre le emissioni di gas nell’ambiente significa iniziare a consumare meno e meglio le risorse nelle nostre case. Per questo è sufficiente usare elettrodomestici a basso consumo e sistemi di illuminazione LED, regolare il riscaldamento con qualche grado in meno e prestare un po’ di attenzione all’isolamento termico delle pareti.

 

pane-1024© Cristina Arias/Getty Images

 

Il cambiamento climatico minaccia alcune (purtroppo fondamentali) specie alimentari, tra cui il mais, il grano, la frutta e il pesce.

 

Il caffè, per esempio, sarà uno dei primi cibi a cui dovremo rinunciare. L’innalzamento della temperatura rende più attaccabili le piante dai funghi e la siccità compromette la crescita delle piante, mentre la pioggia in India ha ridotto del 30 per cento la produzione tra il 2002 e il 2011. Stando agli studi del Ciat (Center for Tropical Agriculture), la siccità e l’innalzamento delle temperature in Ghana e Costa d’Avorio portano alla diminuzione del numero di semi di cacao, quindi anche di cioccolata ne avremo sempre meno.

 

Per le stesse cause i prezzi di pane e pasta saranno quasi inaccessibili per la diminuzione nella produzione di mais e grano. La frutta avrà la stessa sorte. Le ciliegie, per esempio, necessitano di molte ore di freddo notturno per regolare la fioritura e la maturazione dei frutti.

 

vino-1024© Andrew Caballero-Reynolds/Getty Images

 

L’aumento dell’acidità degli oceani e la temperatura più alta delle acque incidono sulla dimensioni dei pesci e sulla formazione dei gusci dei crostacei, mentre la migrazione di intere specie in mari più freddi hanno effetti drammatici sulla biodiversità marina.

 

Anche l’uva, così importante per la tradizione italiana, risente del cambiamento climatico. Il risultato lo “degusteremo” tra qualche anno, quando bevendo un bicchiere di vino non ne riconosceremo più il sapore. Basta un piccolo innalzamento della temperatura per aumentare il contenuto di zucchero nelle uve, ottenendo una gradazione alcolica più alta.

 

Nonostante tutto la natura ancora protegge l’uomo. Alcuni cereali molto nutrienti come l’amaranto e la quinoa, provenienti dal centro America e il teff (Etiopia e Eritrea) sembrano resistere a lunghi periodi di siccità. Ma questo è solo un palliativo, la cura è l’inversione di marcia nelle pratiche degli uomini.

 

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
Expo Milano 2015 ha battuto le Olimpiadi di Londra. Per la sostenibilità, un esempio da seguire

Forte di due certificazioni sulla gestione ambientale dell’evento e con il 67% di raccolta differenziata in media (e l’intero ultimo trimestre al 70%), siamo in testa alla classifica dei grandi eventi più attenti all’ambiente. L’esposizione universale di Milano ha fatto meglio dei Giochi Olimpici di Londra 2012, che hanno registrato il 62% di differenziata e una