Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Il commercio equo e solidale
Per farci spiegare di cosa si tratta abbiamo intervistato Paolo Pastore, il Direttore del Consorzio Fairtrade, l?ente italiano che certifica i prodotti del commercio equo e solidale. Partiamo dal principio? cos?è il commercio equo e solidale? E? una forma di economia nuova, di economia alternativa che punta a pagare nei paesi produttori un prezzo equo
Per farci spiegare di cosa si tratta abbiamo intervistato Paolo
Pastore, il Direttore del Consorzio Fairtrade, l?ente italiano che
certifica i prodotti del commercio equo e solidale.
Partiamo dal principio? cos?è il commercio equo e
solidale?
E? una forma di economia nuova, di economia
alternativa che punta a pagare nei paesi produttori un prezzo equo
per le produzioni, siano esse produzioni di cacao piuttosto che di
caffè, di banane, ananas e così via. Chi pratica il
commercio equo paga ai produttori in origine un prezzo più
elevato, che consente agli stessi degli standard di vita
dignitosi.
Avete dedicato una settimana al commercio equo e
solidale, dov?è e che cosa c?è da
vedere?
Questa settimana, che è giunta alla
terza edizione, comporta una serie di iniziative in tutta Italia.
Si partirà d Milano e Roma con una serie di incontri
culturali legati alle librerie Feltrinelli e al LifeGate
Cafè di Milano. I consumatori possono trovare in circa 3000
punti vendita della distribuzione organizzata e in alcune botteghe
del mondo i prodotti certificati Fairtrade. Quello che noi
chiediamo particolarmente in questa settimana è di fare un
gesto di consumo consapevole: andare nel proprio negozio di fiducia
o al supermercato, controllare se ci sono i prodotti del commercio
equo e solidale e acquistarli. Perché acquistandoli si
contribuisce ad uno sviluppo umano, sostenibile, migliore per tutto
il mondo.
Quando si parla di Sud del mondo, oltre che di
sfruttamento si parla spesso di uso indiscriminato di pesticidi
nelle piantagioni, gli stessi pesticidi che in Europa sono vietati
per la loro pericolosità. Le coltivazioni destinate al
commercio equo e solidale, curano anche questo
aspetto?
Le coltivazioni che offrono prodotti per il
commercio equo e solidale sono realizzate con almeno la lotta
integrata, quindi con un uso limitato o o di pesticidi, e con un
basso impatto ambientale. Infatti dove è possibile – e in
numerosi paesi è possibile – si realizzano coltivazioni con
il metodo biologico, privo di pesticidi, sotto la supervisione di
tecnici. Questi prodotti, oltre a quelli sociali, hanno tutti gli
standard organolettici che servono ad una alimentazione sana,
corretta e a basso impatto ambientale.
Ci può fare qualche esempio di eccellenza, di
produzione che ha veramente riscattato nel concreto una
comunità?
La cooperativa Appta del Perù
prima vendeva il suo cacao e il suo zucchero sul mercato normale,
realizzando dei ricavi infinitesimi. Pensiamo che, rispetto al
prezzo che paghiamo qui in Europa, a questa cooperativa veniva
pagato circa un 4-5% del valore poi realizzato da chi vendeva al
mercato finale. Grazie al commercio equo e solidale e alla
cooperazione con Conapi, una cooperativa di Bologna, hanno potuto
vendere caffè, cacao e zucchero a prezzo equo. Ora circa
l?85% della loro produzione viene venduta attraverso i canali del
commercio equo e solidale e grazie a ciò hanno potuto
realizzare una rete di potabilizzazione dell?acqua per tutta l?area
in cui risiede la cooperativa e avviare percorsi scolastici per i
minori della cooperativa.
Per noi questo è un successo del commercio equo e
solidale.
A cura di
Paola Magni e Claudio
Vigolo
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