Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
Il diario di Leo Hickman: una vita ridotta all’osso
È il caffè equosolidale meglio di quello biologico? Si può davvero pulire i sanitari con aceto e succo di limone? Questi erano i dilemmi di fronte a Leo Hickman e di sua moglie, Jane, da poco mamma, quando ha cominciato a condurre una vita più etica per alcuni mesi. Nel puro spirito giornalistico d’inchiesta, Leo Hickman si chiede: quale
È il caffè equosolidale meglio di quello biologico? Si può davvero pulire i sanitari con aceto e succo di limone? Questi erano i dilemmi di fronte a Leo Hickman e di sua moglie, Jane, da poco mamma, quando ha cominciato a condurre una vita più etica per alcuni mesi.
Nel puro spirito giornalistico d’inchiesta, Leo Hickman si chiede: quale inchiesta più approfondita si può fare, meglio che su se stessi? Così, da curatore della rubrica sul lifestyle ecologico su The Guardian, decide di mettere alla prova sé e la sua famiglia in un esperimento di vita vissuta in modo ecologicamente, politicamente, moralmente e naturalmente corretto. Faticosa. Interessante.
Prima o poi nella vita può anche arrivare il momento della svolta esistenziale. A Leo Hickman, gliela suggerisce il suo editore. Un compito arduo anzichenò: verificare se una vita vissuta in modo ecocompatibile sia un progetto realmente attuabile o un ideale impossibile. Nel 2004, così, decide di accettare la sfida di vivere un anno intero in modo eco ed etico e raccontarlo in un’apposita rubrica del quotidiano.
Leo Hickman, 35 anni, inglese, punto di riferimento del giornalismo ecologista, editorialista di The Guardian, è conosciuto anche in Italia per i suoi articoli pubblicati su Internazionale.
Prima di cominciare, Leo decide di ascoltare i consigli di tre esperti della vita etica: Mike Childs, direttore per il Regno Unito delle campagne di Friends of the Earth; Renée Elliott, consigliera della Soil Association e fondatrice della catena di negozi Planet Organic di Londra, e Hannah Berry, dipendente del bimestrale britannico Ethical Consumer. I tre vengono nel primo capitolo invitati a passare una serata a casa sua e rovistano dappertutto – dal frigo, al bagno, allo stipo dei detersivi, passando per armadio e giardinetto – per consentire loro di conoscere ogni minimo particolare della vita quotidiana in una casa alquanto tipica, con marito, moglie e bambina piccola.
Immaginiamo, spazzatura, bucato, toilette, spesa, cura di un neonato… tutto in modo sostenibile.
I tre consulenti passano al setaccio ogni abitudine e ogni singolo prodotto usato e si concentrano sull’impatto ambientale delle scelte della famiglia, senza lesinare le critiche, e proponendo sempre delle alternative.
La vita ridotta all’osso non è un predicozzo, è il diario di una lotta attraverso la miriade di usi del bicarbonato di sodio, le istruzioni per l’assemblaggio di un bidone per il compost, le visite dei tre auditor che curiosano negli armadi. “Una vera e propria ecocasa – dice una di costoro – potrebbe non avere un frigorifero, ma solo una dispensa, e un vaso di ceramica contenente acqua come dispositivo di raffreddamento” (e “Jane alza gli occhi al cielo”, osserva Hickman).
Ci sono anche un bel po’ di fatti – come i succhi di Quaker Oats e Tropicana entrambi di proprietà di George Bush, attraverso la PepsiCo; tv e lettori dvd che spenti piuttosto che in stand-by consumano ancora fino al 60 per cento di elettricità. Hickman riceve anche centinaia di lettere ed email utili da parte dei lettori, una selezione delle quali è qui riprodotta, compresa quella di una donna che si fa all’uncinetto i suoi strofinacci.
La lettura è scorrevole e divertente. Dilemmi quotidiani, piccole conquiste, difficoltà da consumo coscienzioso. La sua vita quotidiana è tratteggiata con sana ironia, sia sulle proprie abitudini che sui consigli etici ricevuti dai consulenti, non manca di accuratezza e non scivola mai né nella saccenza, né nella leggerezza. C’è forse un po’ troppa acrimonia sui prodotti delle multinazionali, che fa trapelare una sorta di tendenziosità no global.
I componenti della narrazione sono il racconto della vita quotidiana, i pareri degli esperti, le email dei lettori del Guardian, ricevute mentre Leo Hickman pubblicava la sua rubrica, raccogliendo così i tasselli di quello che sarebbe diventato ‘La vita ridotta all’osso’, il suo ultimo libro.
Così, ci consegna il diario di vita vissuta senza sprechi, senza (quasi) rifiuti, senza cibi insopportabili (per l’ambiente). La cosa straordinaria è che raggiunge un equilibrio stilistico tale da rendere il libro adatto sia a chi ha una lunga esperienza di consumo critico, sia a chi conduce una vita normale ma vorrebbe saperne di più su questi argomenti.
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