Il 20 giugno è la Giornata mondiale del rifugiato. Quest’anno forse la vivremo diversamente: l’editoriale della direttrice della comunicazione Avsi.
Il grande cuore della ciclofficina che “Adotta una bici” per i rifugiati
La solidarietà verso i rifugiati politici e i richiedenti asilo si fa anche utilizzando la bicicletta: così Roma mostra decisamente il suo volto altruista oltre che sostenibile. Almeno questo è l’intento di Gazebike, associazione e ciclofficina che si trova nei pressi del Parco degli Acquedotti, reso famoso in tutta Italia dal film “La grande bellezza”.
La solidarietà verso i rifugiati politici e i richiedenti asilo si fa anche utilizzando la bicicletta: così Roma mostra decisamente il suo volto altruista oltre che sostenibile.
Almeno questo è l’intento di Gazebike, associazione e ciclofficina che si trova nei pressi del Parco degli Acquedotti, reso famoso in tutta Italia dal film “La grande bellezza”.
L’iniziativa “Adotta una bici” per i richiedenti asilo è un’idea nata in collaborazione con l’associazione culturale Carminella: “Punta a raccogliere fondi con cui poter acquistare bici usate a prezzi simbolici e revisionate personalmente dal nostro meccanico nell’officina al Quadraro; queste bici vengono poi donate ai ragazzi che vivono nel centro di accoglienza “Casale dei Monaci” a Ciampino, vicino Roma, con cui si spostano e vanno a prendere il treno. In qualche modo si inseriscono anche in società”.
C’è chi ha deciso di donare una bicicletta che non usa e che magari è rimasta ferma per anni in garage in attesa di qualcuno che ci salisse su per fare un bel giro.
Il cinque novembre 2016 è stata organizzata, a sostegno di questa iniziativa, una pedalata fino al vicino parco di Tor Fiscale con i ragazzi. L’iniziativa “Adotta una bici” ha raggiunto il suo obiettivo riuscendo a raccogliere e rimettere a nuovo decine di biciclette, garantendo così maggiore libertà di movimento a queste persone, che stanno cercando un po’ di serenità voltando una pagina della loro vita.
I giovani richiedenti asilo sono circa ottanta ragazzi provenienti dall’Africa subsahariana (Ghana, Mali, Guinea, Togo). Nel frattempo, mentre sono alla ricerca di un’occupazione, stanno studiando italiano grazie all’impegno di una ragazza che è anche l’artefice principale di questo progetto solidale.
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