Dopo un rinvio per proteste, il Madagascar arriva alle elezioni presidenziali fra le difficoltà dovute all’instabilità politica e ai cambiamenti climatici.
Le elezioni per il nuovo presidente del Madagascar sono state rimandate di una settimana per le proteste e le tensioni politiche nel paese africano.
Una siccità prolungata dovuta al riscaldamento globale sta mettendo a dura prova le risorse idriche e l’agricoltura della nazione, in particolare nel sud dell’isola.
Proprio in quella zona opera da anni l’associazione italiana Amici di Jangany che ha già costruito una scuola e dei pozzi in una delle aree più povere.
Nel cuore dell’oceano Indiano, l’isola del Madagascar è un luogo di straordinaria bellezza e diversità, ma anche di sfide politiche e ambientali. Negli ultimi anni, la nazione africana ha affrontato una serie di problemi che hanno modificato il suo territorio, dallo sfruttamento incontrollato delle risorse, passando per i cambiamenti climatici fino alle tensioni politiche che minano le imminenti elezioni. Tra proteste e difficoltà persistenti, un’organizzazione di volontariato italiana costruisce dei nuovi spazi abitabili in una delle aree maggiormente colpite dalla povertà e dai disastri naturali.
Elezioni rinviate in Madagascar
Il Madagascar si appresta a eleggere il suo presidente il 16 novembre 2023, per i prossimi cinque anni. Questa elezione è fondamentale per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali del paese, che è attualmente tra i più poveri al mondo. Negli ultimi decenni, il Madagascar ha lottato per consolidare la sua democrazia, soprattutto dopo il colpo di stato del 2009, che aveva portato al governo Andry Rajoelina. Il Madagascar è ora considerato un regime ibrido, e la democrazia ha bisogno di essere rafforzata.
Secondo gli analisti politici, due trasferimenti pacifici consecutivi del potere sono essenziali per la consolidazione democratica e il Madagascar ha compiuto il primo nel 2019. Tuttavia, l’avvicinamento al voto è stato segnato da tensioni e proteste. Undici candidati dell’opposizione hanno protestato contro l’organizzazione dell’elezione, richiedendo la squalifica di Rajoelina a causa della sua cittadinanza francese acquisita nel 2014. Inoltre, chiedono la ristrutturazione delle istituzioni e la convocazione di una negoziazione tra tutte le parti interessate prima dell’elezione. Le richieste dei partiti hanno scatenato manifestazioni nella capitale Antananarivo e in altre città dell’isola, causando l’intervento frequente delle forze dell’ordine e il rinvio del voto dal 9 al 16 novembre.
Je tiens ma promese avec l'inauguration de ces immeubles. Grâce à l'engagement et l'expertise des acteurs impliqués, nous bâtissons ensemble une vie meilleure. Chaque citoyen doit avoir accès à un logement digne et abordable à #Madagascar. #MadagasikaraTsyMaintsyMandroso#ANR2023pic.twitter.com/Xx9lkvmacn
Oltre alle tensioni politiche, il Madagascar è stato colpito duramente dai cambiamenti climatici. L’isola è stata danneggiata da una serie di disastri naturali, tra cui cicloni, siccità e inondazioni. Il sud dell’isola è stato particolarmente colpito da prolungate siccità, causando carestia e insicurezza alimentare. I cambiamenti climatici stanno minacciando la preziosa biodiversità del Madagascar, mentre le foreste pluviali vengono abbattute per far spazio all’agricoltura e all’industria del legno. La conservazione dell’ambiente è diventata una sfida urgente per il Paese, insieme alla sussistenza dei suoi abitanti. Le associazioni di solidarietà rappresentano spesso l’unica fonte di aiuti per gli abitanti; fra queste, l’organizzazione italiana Amici di Jangany è impegnata nella parte meridionale della nazione.
La creazione di Jangany
Amici di Jangany si è dedicata a costruire case, scuole e avviare progetti di sviluppo nei villaggi del sud malgascio, portando speranza e miglioramenti tangibili nella vita delle persone. “Le attività di Amici di Jangany, sono rivolte al villaggio di Jangany, che in 30 anni è cresciuto da 400 a 10.000 abitanti, con un’attesa di vita che si alza da 35 a 47 anni nello stesso periodo. Il motore del cambiamento è stata la scuola, frequentata oggi da circa 3.000 studenti” spiega Antonio Carrabba, Vice Presidente dell’associazione. I principali progetti realizzati negli anni riguardano il sostegno scolastico e dello sviluppo dei giovani, con la realizzazione di strutture scolastiche, biblioteca e laboratori di informatica e di chimica, fisica; la realizzazione di un impianto fotovoltaico di 64 chilowatt nel 2016 e relativa assistenza con controllo remoto gratuito dall’Italia. In loco, sono stati creati dei pozzi a oltre 60 metri di profondità per raggiungere le falde acquifere profonde ed è stata implementata l’elettrificazione dell’impianto idrico grazie al rinnovamento e all’ampliamento dell’impianto fotovoltaico. La cura sanitaria è offerta dal dispensario medico Sainte Joseph curato dalle suore Figlie della Carità, tutte malgasce.
“In 30 anni Jangany è passata da ambiente primitivo di totale analfabetismo ad ambiente in cui la scuola si è ben affermata e organizzata. Gli scolari vengono accompagnati dalla Materna fino al liceo e possono studiare a Jangany, senza dover andare lontano dalla famiglia, fino alle soglie dell’Università. I ragazzi raggiunti dall’azione della scuola in questi anni sono circa 3.000. Decine di giovani hanno conseguito diplomi di scuola superiore e lauree all’Università. Il Convitto, situato nella zona sud all’interno della Cité des études, conta oltre 300 bambini ospitati che vi trovano assistenza sociale e sostegno allo studio. La Sainte Marie garantisce anche oltre 1.000 pasti giornalieri erogati dalla mensa scolastica” spiega Carrabba. Per garantire la continuità dell’insegnamento sono offerte oltre 50 abitazioni che ospitano gli insegnanti provenienti prevalentemente da fuori villaggio. Il Centro di formazione rurale è frequentato ogni settimana per attività formativa da circa 250 studenti. Ora, in quest’area e grazie all’intervento dei volontari italiani, si può affermare che è la scuola che ha fatto la città.
Gli obiettivi a lungo termine nel sud del Madagascar
Il coinvolgimento della popolazione – a partire dalle autorità istituzionali e dagli anziani del villaggio – è un fattore di estrema attenzione per Amici di Jangany, sia per offrire opportunità di lavoro, sia per sensibilizzare gli abitanti, in quanto i progetti avranno continuità grazie al senso di responsabilità maturato in loco. “L’obiettivo primario è la sopravvivenza delle persone, che si trovano ad affrontare un periodo di estrema siccità a causa dei cambiamenti climatici in atto. Inoltre, occorre continuare nel sostegno allo sviluppo mediante un approccio basato sull’istruzione e sulla gestione autonoma e responsabile delle strutture presenti sul territorio mirando a responsabilizzare gli abitanti verso un atteggiamento di cura ed attenzione nei confronti di risorse che la popolazione deve sentire e gestire come proprie, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e il livello d’igiene generale” aggiunge Carrabba.
Per far sì che gli sforzi iniziati dall’organizzazione italiana non siano solo di passaggio, Amici di Jangany per la scelta di acquisizione dei materiali necessari ha dato precedenza a quelli reperibili in Madagascar limitatamente a quelli con garanzia di qualità; gli altri – per esempio quelli per l’energia – sono invece reperiti in Italia e inviati con container, nonostante le difficoltà di trasferimento per la tipologia di territorio ove Jangany è collocata, con strade di difficile percorrenza con mezzi pesanti e per il brigantaggio. “Il problema più serio è rappresentato dal brigantaggio che va acuendosi con il peggioramento delle condizioni di vita generali in un contesto di totale assenza del Governo malgascio”. Intanto, le case costruite offrono riparo a coloro che hanno perso tutto a causa dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. Le scuole forniscono istruzione ai bambini delle comunità rurali, aprendo nuove opportunità per il futuro. Inoltre, l’associazione ha avviato progetti di sviluppo sostenibile per migliorare la sicurezza alimentare, la salute e l’accesso all’acqua potabile. Le comunità del sud dell’isola stanno lottando per superare le avversità e costruire un presente migliore, ma molto dipenderà dall’esito delle prossime elezioni per definire il futuro del Madagascar.
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