La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Un muro lungo 13 metri blocca la strada ai passanti, in Via Mercanti a Milano, in pieno centro.
E quanto sia importante il collegamento degli habitat per la
sopravvivenza di molte specie animali e vegetali. La responsabile
è la frammentazione del territorio, ovvero la presenza di
manufatti grandi e piccoli che bloccano o cancellano del tutto
quelli definiti come corridoi ecologici. Passaggi naturali che
aiutano dai grandi mammiferi ai piccoli insetti alle specie
vegetali a spostarsi, nascondersi, alimentarsi.
“La frammentazione dello spazio vitale naturale e la separazione
delle popolazioni può generare un impoverimento genetico e
addirittura l’estinzione di alcune specie”, ha affermato Mauro
Belardi, responsabile Alpi del WWF.
Un esempio? Una diga. Con la sua imponenza blocca ai pesci d’acqua
dolce la possibilità di risalire un fiume per andare a
riprodursi. Le soluzioni? Ne esistono: dai ponti verdi sopra strade
ed autostrade, a dei veri e propri impianti di risalita per i
pesci.
Esistono poi gli esempi virtuosi, quelli da seguire. Al Parco delle
Groane ad esempio sono state ripristinate pozze d’acqua, creati
corridoi per la migrazione degli anfibi e della piccola fauna e
sistemati dei nidi artificiali. Un progetto che aiuterà a
salvaguardare 12 specie di uccelli, 7 di anfibi, 8 di rettili.
Così a Milano è andata in scena l'”iniziativa
Continuum ecologico”, dove un gruppo di giovani attori, guidati
dalla regista teatrale Federica Santambrogio, hanno intrattenuto i
passanti con una rappresentazione teatrale di strada, cercando di
rendere con suoni e immagini, il concetto di frammentazione degli
habitat alpini. Ostacoli inattesi, che han colpito i passanti,
così come colpiscono ogni giorno gli animali.
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