Nel piccolo paradiso del Parco del delta del Po e Riserva di biosfera Unesco, l’isola di Albarella, sbarca l’arte che parla delle emergenze ambientali.
Il treno parigino decorato con l’arte di Asia, Africa, Oceania e Americhe del museo Quai Branly
Dopo il successo dei treni urbani decorati con immagini della reggia di Versailles, degli Impressionisti o del museo d’Orsay, le ferrovie francesi propongono un nuovo convoglio tappezzato con gli oggetti esotici extra-europei esposti nel museo creato da Chirac.
Se la naturale vocazione di un qualsiasi mezzo di trasporto è indubbiamente quella di farci viaggiare conducendoci verso una destinazione diversa dal luogo di partenza, allora è del tutto plausibile che a qualcuno possa venire in mente di intrecciare il tragitto geografico con gli itinerari immaginifici della fantasia, dell’arte e di fascinose lande esotiche, ben più distanti e suggestive delle fermate garantite dal biglietto.
Il cosiddetto “treno delle arti e delle civiltà”, inaugurato quest’estate dall’ente nazionale delle ferrovie francesi, ovvero l’Sncf, sulla rete urbana che collega Parigi con vari comuni dell’Île de France, persegue proprio questo obiettivo: mettere a disposizione dei viaggiatori una serie di vagoni interamente decorati dai pavimenti sino ai soffitti con circa 400 immagini ad alta risoluzione che riproducono dipinti, reperti, fotografie ed opere d’arte provenienti dal celebre musée du Quai Branly, altrimenti noto anche come musée Jacques Chirac in omaggio all’ex presidente francese che ne fu il fondatore.
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Il filo conduttore delle varie illustrazioni ricalca fedelmente i percorsi espositivi proposti nelle sale dell’incantevole edificio ideato da Jean Nouvel e situato sul Lungosenna del settimo arrondissement, ovvero gli oggetti più rappresentativi delle quattro collezioni rispettivamente dedicate ai continenti extra-europei: Africa, Asia, Oceania e Americhe.
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Una strategia collaudata all’insegna del turismo culturale
L’idea, o meglio l’ingegnosa operazione promozionale proposta dalle ferrovie francesi, risulta tutt’altro che inedita, essendo stata al contrario preceduta e legittimata da una serie di altre iniziative analoghe già accolte con unanime apprezzamento dagli utenti della linea Rer (acronimo di réseau express régional, cioè trasporto ferroviario urbano): negli ultimi anni sono infatti stati allestiti svariati treni di volta in volta adornati con immagini della reggia di Versailles, dei capolavori degli Impressionisti, del musée d’Orsay o delle pellicole del cinema Gaumont, sempre ottenute col medesimo meticoloso collage di pannelli in vinile.
Per il nuovo convoglio ispirato al musée du Quai Branly che circola attualmente sulla linea E, è stato realizzato una sorta di enorme puzzle articolato su cinque vagoni e costituito da ben 890 frammenti.
Anche qui, come nei casi precedenti, si tratta di un’originale modalità di comunicazione e valorizzazione turistico-culturale di uno specifico segmento del patrimonio artistico francese, al dichiarato scopo di incentivare l’accesso al relativo sito museale tentando di coinvolgere fasce di pubblico più ampie rispetto a quelle dei cosiddetti frequentatori abituali.
Dunque sfruttando quella che già poco meno di un secolo fa il filosofo Walter Benjamin etichettava come “riproducibilità tecnologica” dell’opera d’arte, e aderendo alla sempre più diffusa pratica contemporanea dell’estetizzazione degli oggetti di uso comune, il treno delle arti e delle civiltà crea quella che i suoi ideatori hanno definito “un’esposizione itinerante ma non effimera”, proprio perché incorporata in un’infrastruttura funzionale di uso quotidiano.
Alla scoperta di Africa, Asia, Oceania e Americhe
Accomodandosi sui sedili dei vagoni ci si può facilmente imbattere in statue di legno del Gabon o del Camerun, strumenti musicali afghani, statuette vietnamite, costumi nazionali siriani, testimonianze dei Maya o degli Aztechi, maschere antropomorfe del Congo, diademi marocchini e molto altro ancora.
Percorrendo i 56 chilometri che attraversano 29 comuni e quattro dipartimenti, collegando il centro di Parigi (Opéra, Gare du Nord e Gare de l’Est) con la parte orientale dell’ Île de France, è possibile sovrapporre al viaggio fisico delle fermate quello immaginario verso terre lontane ed esotiche.
Il musée du Quai Branly al quale il treno è ispirato è sorto infatti nel 2006 con lo specifico e lungimirante obiettivo di creare uno spazio espositivo che fosse appositamente riservato alle cosiddette “arti primitive” o “art premiers”, cioè a quegli ambiti specifici della produzione artistica extra-europea che, per provenienza, vicissitudini storiche e particolari implicazioni sociologiche, rituali e culturali, richiamano l’attenzione di settori disciplinari ulteriori: non solo storia dell’arte ma anche antropologia, etnologia, etnografia, archeologia.
E a partire da quest’estate chi ancora ignora l’esistenza di un così avvincente e godibile sito museale, osservando le decorazioni del treno omonimo potrà essere tentato dalla curiosità di andare ad esplorarlo.
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