L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.
Il quattordicenne sardo che vuole cambiare il mondo, piantando alberi
Giovanni Atzeni fa parte dell’associazione Plant for the planet e ha piantato 325 alberi a Sassari “perché il riscaldamento globale riguarda tutti noi”.
Di solito i quattordicenni sono impegnati in “battaglie” con i genitori per avere il motorino o per poter rientrare un po’ più tardi il sabato sera, Giovanni Atzeni invece ha deciso di piantare un milione di alberi in Sardegna, per aiutare il pianeta a respirare.
A undici anni Atzeni è rimasto folgorato dalla storia di Felix Finkbeiner, che a nove anni dichiarò che avrebbe piantato un milione di alberi in Germania, obiettivo poi raggiunto in tre anni. Finkbeiner ha in seguito fondato l’associazione Plant For The Planet, che attraverso lo slogan “Stop talking, start planting” mira a contrastare gli effetti dell’inquinamento e l’irresponsabilità dei governanti.
Giovanni ha deciso di seguire le orme di Felix e grazie al suo impegno è diventato uno dei due presidenti del consiglio direttivo di Plant for the Planet. Il consiglio è formato da 28 ragazzi provenienti da diverse parti del mondo, si riunisce in mensilmente in videoconferenza e studia le strategie per rendere il pianeta più abitabile.
Il loro programma di azione si basa su tre punti principali, ha spiegato Giovanni in una lettera inviata al quotidiano Repubblica, bandire le emissioni di CO2 a livello globale, far pagare chiunque superi la tonnellata e mezzo di CO2 e piantare un trilione di alberi.
Giovanni chiede gli alberi all’ente forestale, trova gli spazi poi li pianta, ma non si limita a questo, è anche impegnato a presentare l’associazione Plant For The Planet nelle scuole e a sensibilizzare i suoi coetanei sui problemi causati delle emissioni inquinanti.
I ragazzi dell’associazione Plant For The Planet, che vanno dagli otto a venti anni, accusano i potenti del pianeta di riempirsi la bocca con la protezione dell’ambiente e la pace mondiale senza che però seguano azioni concrete.
“Non potete predicare la pace e fare la guerra, non potete proteggere il pianeta e allo stesso tempo estrarre dal suolo carbone, petrolio e gas. Per noi bambini è impensabile che un Premio Nobel per la Pace dichiari la guerra, e nonostante voglia ridurre drasticamente le emissioni di CO2 del suo paese, autorizzi l’estrazione di più petrolio e gas in nome dello sviluppo economico”, si legge nella lettera scritta dai membri del consiglio direttivo dell’associazione e inviata ai principali quotidiani dei rispettivi paesi.
Le sfide che il pianeta deve affrontare sono molte e difficili, eppure può sorridere, perché ci sono ragazzi come Giovanni, Felix e tanti altri che lotteranno per salvarlo.
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