Il ritorno del barbagianni in Italia

Il barbagianni nel nostro paese è a rischio per causa nostra. Un progetto altrettanto umano vuole reintrodurre il rapace notturno.

  • Il barbagianni bianco, l’elusivo rapace notturno, è il protagonista di un progetto di reintroduzione.
  • L’obiettivo è quello di indurre nuovi esemplari a nidificare nel territorio, garantendo il proseguimento della specie.
  • Un’iniziativa che si spera dia i frutti desiderati nei prossimi mesi con il concepimento di nuovi esemplari.

Il barbagianni sta tornando. E lo fa nell’ambito di un progetto di reintroduzione voluto e ideato dal Crasdi Bernezzo che ne prevede il ritorno e la diffusione dopo un periodo di relativa assenza dai territori della nostra penisola. Ma qual è la storia di questo elusivo e magnifico predatore notturno, dallo sguardo “civettato” – il termine ben illustra gli occhi del barbagianni, del resto comuni a molti predatori volatili come la civetta e il gufo, o a quattro zampe, il lupo per esempio – dal piumaggio bianco e dalla particolare forma a cuore del volto, fatto per risaltare nel buio della notte e nelle luci incerte del crepuscolo?

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Rapace notturno per eccellenza, il barbagianni è un uccello elusivo e affascinante © Pixabay

Il barbagianni bianco, il leggendario abitante della notte

Il barbagianni è un rapace notturno appartenente alla famiglia dei Tytonidae ed è l’unico rappresentante di questa specie particolare in tutta Europa. Il volatile è presente attualmente in ogni continente, a eccezione dell’Antartide. È facilmente riconoscibile per il disco facciale a forma di cuore e la colorazione molto chiara della parte anteriore del corpo. È un uccello dotato di un udito eccezionale. Possiede, infatti, uno dei sistemi sensoriali più raffinati del mondo animale, e un’efficace vista crepuscolare: due qualità che gli permettono di catturare le prede nell’oscurità della notte. Purtroppo, come altri rapaci notturni, è stato nei secoli perseguitato in quanto oggetto di superstizioni e leggende, spesso considerato portatore di sventura e simbolo di presagio infausto, o ancora personificazione di maghi, streghe o fantasmi. Una persecuzione sicuramente correlata al suo aspetto che risalta nella notte, ai suoi voli completamente silenziosi, all’abitudine di cacciare in posti isolati e alle sue particolari vocalizzazioni, tra le quali troviamo versi acuti e prolungati, sibili, soffi e risate stridule.

Il significato di barbargianni nella lingua italiana

Nella lingua italiana il nome del barbagianni ha un significato metaforico poco lusinghiero. Nell’enciclopedia Treccani, infatti, è il sinonimo di “uomo sciocco e brontolone”, o sta a significare “vecchio barbogio” forse per via della bianchissima barba. Ci sono, comunque, anche leggende che vedono questo rapace come portatore di buone nuove:  nelle zone rurali del sud della Francia, per esempio, si credeva che il verso di un barbagianni appollaiato sul comignolo di casa preannunciasse l’arrivo di una figlia femmina. E il ritorno della serenità e della gioia in famiglia.

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La testa caratteristica del barbagianni ha ispirato leggende e favole © Pixabay

È un rapace che dà un grande contributo in natura

La specie occupa una grande varietà di habitat dalle zone rurali a quelle suburbane. In Piemonte, per esempio, l’ambiente tipico è costituito da aree coltivate di diversa natura intercalate da prati incolti e zone di ecotono (uno spazio intermedio fra due ecosistemi diversi), mentre il limite in quota è di circa 700 metri. Generalmente il barbagianni, se trova un posto adatto, tende a essere stanziale e abitudinario, formando sempre coppie monogame. Il rapace svolge un ruolo importantissimo e utile all’uomo perché, essendo un predatore e nutrendosi principalmente di piccoli mammiferi come topi, arvicole e talpe, è l’alleato ideale di agricoltori e viticoltori. La predazione avviene soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione e, per questo motivo, il barbagianni si differenzia da altri uccelli predatori che non limitano la loro attività solo col buio.

Il ruolo ecologico di questa specie è di notevole importanza poiché, essendo all’apice della catena alimentare, contribuisce al mantenimento dell’equilibrio del nostro ecosistema. Nonostante ciò, per cause di origine antropica, il barbagianni è attualmente in forte declino. Le drastiche modificazioni dell’ambiente rurale, la rarefazione dei siti di nidificazione, l’impiego di sostanze tossiche in agricoltura (diserbanti e rodenticidi), le collisioni con veicoli o linee elettriche, hanno messo a dura prova la sopravvivenza della specie. Una nota positiva è comunque costituita dal fatto che questi rapaci hanno una fenomenale capacità riproduttiva (fino a 3 nidiate in un solo anno se le condizioni sono ottimali, con in media da 4 a 7 uova deposte) che permette alle popolazioni di aumentare rapidamente quando le prede sono abbondanti e i siti riproduttivi idonei.

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Un pullo – cioè un giovane esemplare – di barbagianni © Pixabay

La reintroduzione del barbagianni in Italia

Il barbagianni attualmente è un volatile altamente a rischio in Italia. Ed è proprio per la sua salvaguardia e per la reintroduzione in natura che si inquadra il progetto del Cras di Bernezzo nato dalla grande esperienza e dall’impegno di Remigio Luciano, fondatore e gestore del centro, dell’avvocato Matias Conoscente e della professoressa Eleonora Gallo, insieme all’importante lavoro svolto dai dipendenti e dai volontari di Bernezzo. Un progetto che si è poi concretizzato grazie alla collaborazione del comune di Peveragno che ne ha garantito il sostegno finanziario per la messa in atto.

Ed è proprio con l’aiuto della professoressa Gallo che ripercorriamo le tappe di questa vicenda in grado di dare un fondamentale contributo alla storia del barbagianni in Italia. In più di 20 anni di attività dell’associazione sono pervenuti al Cras di Bernezzo solo 2 esemplari di barbagianni ritrovati in difficoltà in natura, un numero indice di estrema rarefazione di questo volatile in provincia di Cuneo. Uno dei due individui è deceduto poco dopo il suo arrivo, mentre il secondo è stato curato e riabilitato. Sono poi arrivati al centro, in seguito a confisca, alcuni esemplari precedentemente detenuti illegalmente in cattività. Ed è stato a questo punto che il Cras ha proposto e coordinato un progetto di inserimento progressivo e controllato in natura dei barbagianni salvati.

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Il barbagianni si nutre di piccoli mammiferi, ma anche di uova e insetti © Pixabay

Gli obiettivi e le fasi del progetto

Il progetto del Cras di Bernezzo si è svolto partendo da due obiettivi irrinunciabili:

  • tutelare il patrimonio faunistico e la biodiversità locale, ormai da anni in serio pericolo, di cui il barbagianni comune, per quanto sfuggente, costituiva una delle specie più diffuse;
  • promuovere e concretizzare la liberazione in natura di individui ritenuti idonei al rilascio,  aumentando al massimo la probabilità di sopravvivenza e installazione nel territorio.

I protagonisti sono 2 coppie precedentemente detenute in cattività in seguito a confisca e relativo affidamento e da un soggetto recuperato ferito in natura (con un trauma da impatto) poi curato e riabilitato dai veterinari. È necessario premettere che, come tutti gli altri rapaci presenti in Italia, il barbagianni è considerato una specie particolarmente protetta e tutelata dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. All’inizio si è quindi reso necessario formulare una apposita istanza all’allora ministero della Transizione Ecologica per l’impiego dei barbagianni protagonisti del progetto di reintroduzione con l’approvazione finale della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, la Cites.

Le coppie di barbagianni sono state introdotte in un cascinale disabitato, messo in sicurezza e  ritenuto ottimale sia come struttura che come posizione per una prima fase di ambientamento dei rapaci. Le uscite (porte e finestre) sono state bloccate con delle reti in due distinti locali.  All’interno dei vari locali è stata collocata una cassetta nido costruita dagli allievi delle Scuole tecniche San Carlo di Boves. Ciascuno spazio è stato, quindi, adattato alle esigenze dei volatili e dotato degli opportuni arricchimenti ambientali (posatoi, trespoli, substrato idoneo). Sono state, poi, installate delle fotocamere in modo da poter monitorare la situazione riducendo al minimo ogni attività di disturbo. Sistemati gli ambienti, gli esperti hanno poi collocate le due coppie, una per ogni stanza, in tempo utile per l’adattamento al nuovo habitat prima dell’inizio della stagione riproduttiva autunnale. In questa fase gli esemplari sono stati costantemente monitorati e alimentati con le stesse modalità precedentemente messe in atto durante il periodo di degenza presso il centro di accoglienza. Come atteso e sperato, i barbagianni si sono riprodotti. E, come da programmazione, prima della fine del periodo di svezzamento dei pulli (metà marzo) sono state rimosse le barriere che impediscono l’uscita all’esterno degli uccelli, in modo che gli adulti possano allontanarsi, ispezionare l’ambiente circostante e prendere confidenza con gli spostamenti ma, per istinto genitoriale, ritornare allo stabile per accudire e alimentare i piccoli.

Gli esperti ornitologi si augurano, a questo punto, che in tal modo le coppie nidificanti sviluppino fedeltà al sito riproduttivo, e che lo riutilizzino nel corso della prossima stagione riproduttiva in modo che la prole si appropri di nuovi territori circostanti. Il rilascio dei barbagianni, o meglio la possibilità di entrare e uscire liberamente dalla struttura, permette di verificare la capacità dei volatili di adattarsi o riadattarsi all’ambiente naturale e di cacciare autonomamente ( ciò avviene soprattutto tramite l’analisi delle borre, cioè i rigetti di residui non digeriti dei pasti dei volatili), e allo stesso tempo di continuare a monitorare gli individui e il loro comportamento, intervenendo in caso di necessità. Il fine ultimo del progetto di reintroduzione è quello, appunto, di promuovere il successo della nidificazione, l’attaccamento al sito e la vita degli esemplari coinvolti nell’iniziativa. Ed è proprio l’esistenza futura delle coppie protagoniste e dei loro piccoli a determinare la riuscita del programma che aiuterà questi magnifici rapaci notturni a riprendere possesso del territorio e a riprodursi negli anni a venire, garantendo la sopravvivenza di una specie fondamentale per l’ecosistema della nostra penisola.

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