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Il rospo che si è trasformato in un principe
Il rospo delle vanghe, una delle specie più a rischio per la crisi climatica, ritroverà il suo habitat naturale grazie a un progetto della Regione Lombardia
- Il rospo delle vanghe è una specie a rischio di estinzione ed è diventato il protagonista di un progetto ambientale della Regione Lombardia.
- La salvaguardia e la protezione di questo anfibio garantisce la vita e la prosperità dell’habitat naturale.
- Nella splendida cornice del Parco del Ticino si sta ricreando il suo ambiente ideale, minacciato dalla crisi climatica e dai lunghi periodi di siccità che stanno segnando le stagioni.
Può un rospo diventare un principe? E come nelle favole essere trattato alla stregua di un regnante per preservare il suo habitat naturale, la sua vita e, cosa ben più importante, l’intera sua specie? Sta succedendo in Lombardia e, più precisamente nella bella cornice del Parco del Ticino. Il protagonista di questa fiaba contemporanea è il rospo della vanga – Pelobate Fosco – un piccolo anfibio dalla colorazione variabile e dal caratteristico odore di aglio.
La specie è endemica della pianura padana e nel proprio territorio del parco si trova il sito più importante al mondo. Per salvaguardare l’esistenza del rospo, recentemente la giunta regionale della Lombardia ha approvato una delibera per l’istituzione e la gestione di un ambito naturalistico per la protezione dell’area umida situata nel comune di Appiano Gentile, in provincia di Como. La zona interessata costituisce un rifugio per l’anfibio che è anche un simbolo della biodiversità offerta dal territorio lombardo. Nell’area di circa 2,5 ettari, il parco ha progettato un intervento di riqualificazione naturalistica con lo scopo di regolare il livello dell’acqua, così da mitigare gli effetti della prolungata siccità che sta creando difficoltà alla fauna presente nello svolgimento dei propri cicli vitali, e interessa particolarmente il rospo della vanga. Per ripercorrere la storia di questo piccolo abitante dei nostri specchi d’acqua abbiamo chiesto maggiori delucidazioni a Gianluca Comazzi, assessore al Territorio e sistemi verdi della Lombardia e principale promotore del progetto.
Il rospo della vanga, una specie in via di estinzione
I rospi sono gli anfibi più grande d’Europa e raggiungono spesso i 20 centimetri (zampe escluse). Il corpo è caratterizzato da zampe corte e dal muso schiacciato, ma anche dalla tipica colorazione marrone, che può tendere al rossiccio, anche se il ventre è biancastro. Il colore varia a seconda delle stagioni e dell’età, del sesso e dall’ambiente in cui si trovano, passando dal marrone al rosso e al nero a seconda della situazione. Fra le numerose specie di anfibi, il rospo delle vanghe è uno di quelli più rari. Attualmente sono rimasti solo poche migliaia di esemplari distribuiti tra Piemonte, Lombardia e Veneto. Il Pelobate trascorre gran parte dell’anno sotto terra, in gallerie anche molto profonde, dalle quali esce solo per nutrirsi e riprodursi. Le gallerie le scava utilizzando uno specifico strumento, chiamato “tubercolo metatarsale”, posto nelle zampe posteriori, come fosse una vera e propria vanga. Per difendersi dai predatori, che possono essere cornacchie, aironi, ma anche serpenti e ricci, gonfia il corpo per apparire più grosso e minaccioso. Proprio per la sua elusività, è difficilissimo fotografarlo o individuarlo nel suo habitat naturale.
L’esistenza del Pelobate è attualmente in pericolo, tanto che è stato iscritto alla Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura. Negli ultimi 20 anni, la specie è stata confermata con certezza solo in 15 siti nella pianura padano-veneta, del quale il più importante si trova nel territorio del parco lombardo della Valle del Ticino nel Sito Rete Natura 2000 “Paludi di Arsago”. E in questi ultimi anni, la Regione Lombardia ha fatto molto per la conservazione della biodiversità del territorio con stanziamenti specifici proprio per la salvaguardia del piccolo anfibio.
Grazie al progetto Life Gestire 2020, infatti, in collaborazione con la Fondazione Wwf della riserva naturale del bosco di Vanzago, si è avviato un centro sperimentale di allevamento del Pelobate, prelevando alcuni esemplari dalla popolazione locale. L’iniziativa, in collaborazione con Life Insubricus (che si occupa del Pelobate Fosco in 14 siti naturali tra Lombardia e Piemonte), ha permesso di arrivare a favorire la nascita dei primi girini. Gli esperti del centro, successivamente, immetteranno i nascituri negli stagni appositamente allestiti presso l’area naturale protetta, per poi reintrodurli nell’intera zona per costituire una popolazione autonoma della rarissima specie. Inoltre è stato anche creato il Laghetto del Rosum nei pressi del Parco pineta di Appiano Gentile, un sito naturale che avrà lo scopo di tutelare una delle rare popolazioni di questo rarissimo anfibio presente in tutta la zona lacustre. L’obiettivo finale, quindi, è migliorare lo stato di conservazione e la sopravvivenza futura del Pelobate, un piccolo ma fondamentale tassello della biodiversità lombarda.
Il Parco del Ticino, un territorio all’insegna della biodiversità
La Lombardia è una delle aree maggiormente antropizzate d’Europa, ma grazie alla diversità dei suoi ambienti, presenta ancora un buon livello di biodiversità e ospita numerose specie e habitat protetti, che risentono però degli effetti dei cambiamenti climatici e dei periodi di siccità sempre più protratti. E sono proprio questi habitat a essere i più minacciati, insieme a tutte le specie che vi vivono: piante rare, anfibi, alcuni gruppi di uccelli e gli invertebrati il cui ciclo vitale è legato proprio all’acqua. Dal 2016 al 2021 sono state attivate, infatti, risorse pari a 113 milioni di euro, tra fondi Life, fondi regionali e privati e altri stanziamenti comunitari per il finanziamento di progetti sul territorio destinati alla conservazione della natura.
Il Parco del Ticino è il primo fra i parchi regionali – è stato istituito nel 1974 – e comprende la più vasta area naturale della pianura lombarda. Non solo. È l’unico corridoio ecologico che permette di collegare le Alpi e l’Europa continentale a nord con gli Appennini e il bacino del Mediterraneo a sud. Si tratta di un parco ricchissimo di biodiversità: negli anni sono infatti state censite più di 6000 specie tra flora, fauna e funghi. Inoltre, negli habitat che lo contraddistinguono – ambienti acquatici, di greto fluviale, boschi umidi e brughiere – sono preservate specie ormai estinte altrove. Proprio questi territori ad alto valore naturalistico diventano basilari per la salvaguardia del rospo della vanga. Sono, infatti, aree circondate e protette da una fascia di agro-ecosistemi, a loro volta molto importanti sotto il profilo della fauna e della flora presenti e degli elementi di connessione ecologica.
E, fra i tanti abitanti della zona, anche il rospo delle vanghe ritroverà a poco a poco nei territori lombardi le zone specifiche che costituiscono il suo habitat naturale. Tutte le iniziative prevedono, infatti, interventi sia sulla specie che sull’habitat, mirando a migliorar lo stato di conservazione, e fornendo così le basi per una crescita della popolazione grazie a interventi di ripristino e miglioramento delle zone umide esistenti con la creazione di nuovi siti adatti alla riproduzione del piccolo anfibio.
Ma di fondamentale importanza per il raggiungimento dei risultati sarà il coinvolgimento attivo della popolazione locale, grazie all’organizzazione di eventi aperti al pubblico e in particolare agli studenti delle scuole del territorio, come una summer school e stages formativi specificatamente rivolti a giovani erpetologi e a una task force di volontari appositamente selezionati. Il rospo delle vanghe, in questo modo, diventerà davvero il principe del parco e la sua esistenza sarà l’emblema di una coesistenza pacifica e civile fra i vari componenti del territorio lombardo.
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