
In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
Non manca molto alla primavera e quindi a temperature più miti che invitano a riprendere il trekking e a percorrere sentieri, anche i più impervi. Siamo in Piemonte, in Val Grande tra il Lago Maggiore e la Val d’Ossola e vicino alla Svizzera (Canton Ticino), dove dal 1992 è stato istituito il Parco Nazionale Val
Non manca molto alla primavera e quindi a temperature più miti che invitano a riprendere il trekking e a percorrere sentieri, anche i più impervi. Siamo in Piemonte, in Val Grande tra il Lago Maggiore e la Val d’Ossola e vicino alla Svizzera (Canton Ticino), dove dal 1992 è stato istituito il Parco Nazionale Val Grande, definito l’area wilderness più grande d’Europa.
Abbandonata, nel senso di non abitata, questa zona si presenta in tutta la sua bellezza quasi incontaminata. La “wilderness” di cui si parla significa quindi armonia, equilibri naturali e silenzi incontrastati. Un rapporto vero e quasi primordiale con il paesaggio, il territorio, la terra. Uno incontro con il silenzio, al quale si è sempre meno abituati: un silenzio di voci umane ma colmo dei rumori della natura, quindi fragoroso. Percorrere alcuni tratti del Parco può voler dire affrontare alcuni itinerari impervi, anche pericolosi, ma certamente suggestivi. I boschi sono fitti, le acque abbondanti, le rocce numerose creano gole e attraversamenti davvero difficili.
Il paesaggio cambia con il mutare delle stagioni e ciò che si incontra non è mai uguale a se stesso ed è così capace di comunicarci il vero senso e la forza della natura.
Il Parco offre percorsi per tutti, da passeggiate adatte a qualsiasi turista, anche senza alcuna esperienza a sentieri per escursionisti esperti con un serio allenamento. Comunque, per tutti, è necessario avvicinarsi al trekking sempre con buon senso e attenzione.
Uno dei sentieri più suggestivi, quasi mitico della valle è il Sentiero dell’Arca, contraddistinto da una vegetazione lussureggiante e folta, da corsi d’acqua abbondanti e cristallini e da impervi tratti. Molti lo affrontano in autunno, quando il livello dei torrenti è più basso e quindi è meno difficile attraversarli, altri invece, per non rinunciare al paesaggio ricco d’acqua, scelgono di percorrerlo in primavera, quando la neve e i ghiacci si sciolgono e si gode a pieno la wilderness di cui parlavamo.
Si parte da Ponte Casletto per arrivare a Orfalecchio e già qui, specialmente nel tratto fino al Ponte di Velina, sono presenti alcuni passaggi su roccia scivolosa che richiedono molta attenzione; per questo sono poste delle funi e dei cordini. Questo primo tratto si può comunque evitare, arrivando al Ponte di Velina da Bignuno o da Cicogna, oppure scendendo a Orfalecchio da Corte Buè. Dopo l’Arca, c’è un solo passaggio pericoloso, quello della Val Negra.
Arrivati a In la Piana, si è solo alla metà del tragitto, si può continuare verso Malesco e Premosello, ma esistono altre possibilità, a seconda del tempo e delle energie disponibili (Mottac, Vald, Val Rossa).
Fino a In la Piana è possibile arrivare in giornata (sono comunque 7/9 ore), ma è consigliabile prevedere un pernottamento lungo il percorso e godersi con maggior calma e attenzione la valle.
Non è un percorso per tutti, è bene sottolinearlo, ma la natura attraversata è unica.
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