Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
La tutela del suolo è sparita dalle agende politiche europee
Il consumo di suolo è causa dell’erosione del suolo stesso, aggravata dalle coltivazioni intensive e dall’uso di prodotti chimici. Eppure questo tema è sparito dall’agenda dei politici candidati alle elezioni europee.
Con la strategia tematica per la protezione del suolo, nel 2006 l’Unione europea si è posta l’obiettivo di diminuire progressivamente il consumo di suolo libero e fertile fino a centrare l’obiettivo “consumo di suolo zero” entro il 2050. In vista delle prossime elezioni europee, è lecito chiedersi: a più di dieci anni di distanza dalla pubblicazione della strategia, a che punto siamo? Sono stati fatti degli effettivi passi avanti in materia? Quali? Cosa prevedono i nuovi (o vecchi) gruppi politici che si stanno affacciando alle prossime elezioni? Proviamo a dare delle risposte.
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Il problema dell’erosione del suolo
Ormai non c’è più tempo per rimandare il problema. Prodotti chimici, agricoltura industrializzata, espansione urbana ed erosione stanno divorando suolo fertile al ritmo di 9 milioni di tonnellate all’anno, l’equivalente di 275 campi da calcio al giorno. I terreni in Europa stanno perdendo sistematicamente la loro parte organica: dalle torbiere del nord alla fertile terra nera bagnata dal Danubio, dalla steppa russa ai fecondi campi del sud, le minacce sono varie e sparse per tutto il continente.
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Quando si asporta lo strato fertile, solitamente i primi 10 centimetri che ricoprono un terreno, l’ecosistema del sottosuolo muore e il terreno si inaridisce diventando più esposto a piogge e vento. Ma muoiono anche gli organismi preposti alla fertilità del terreno stesso: secondo il Rothamsted research, già due campi su cinque in Inghilterra non hanno più lombrichi, il che significa anche meno uccelli; una reazione a catena.
Il fenomeno dell’erosione, secondo gli esperti del Centro comune di ricerca, ovvero il servizio scientifico interno alla Commissione europea, è particolarmente accentuato in Italia: un terzo delle terre agricole italiane, infatti, soffre di un’erosione particolarmente estrema, che costa agli agricoltori 619 milioni di euro l’anno. I ricercatori credono che solo la coltivazione intensiva del Prosecco veneto causi almeno 400mila tonnellate di suolo eroso ogni anno. A livello europeo, l’erosione del suolo colpisce oltre 12 milioni di ettari di terra – circa il 7,2 per cento del totale dei terreni agricoli – e comporta una perdita di 1,25 miliardi di euro nella produttività delle colture e nella fertilità dei suoli.
Le origini del problema
Come scrive Politico, la situazione dell’Italia è piuttosto disperata e condivisa con l’intero Mediterraneo, in particolare con Spagna e Grecia. Non è solo la cementificazione l’origine del problema, ma anche la mancanza di un’accurata rotazione delle colture e di una pacciamatura naturale dei suoli. L’erosione poi non ha un’origine solamente “interna”: nel nord dell’Europa, le attività zootecniche in paesi come i Paesi Bassi e la Germania fanno molto affidamento sui mangimi a base di soia importati dalle Americhe, esportando in questo modo anche il loro impatto sull’erosione. La stessa cosa accade tra i paesi europei, come spiega bene Arwyn Jones del Centro comune di ricerca: “Se sei seduto a Bruxelles e mangi i peperoni cresciuti in Spagna, in un certo senso stai consumando le risorse del suolo della Spagna”.
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Inoltre la capacità dell’agricoltura moderna di produrre raccolti decenti da cattivi terreni ha ritardato la presa di coscienza sul problema: trattori e mietitrebbiatrici compattano il terreno tanto da rendere più difficile la penetrazione di aria e acqua. Secondo le stime riportare da Politico, la compattazione interessa circa il 20 per cento dei terreni agricoli europei.
L’assenza del suolo dalle agende politiche
Nonostante l’urgenza del problema e la sensibilità comunitaria nata nel 2006, la Commissione europea ha ritirato nel 2014 la proposta della direttiva quadro che avrebbe trasformato la strategia tematica per la protezione del suolo in norme vincolanti per gli stati membri. Dal 2014 non costruire su suoli liberi e dotarsi di una legge che contenga il consumo di suolo sono rimaste mere indicazioni; soltanto i produttori biologici sono sottoposti a norme stringenti riguardo l’utilizzo dei terreni. L’Italia, dove si consuma suolo al ritmo di due metri quadri al secondo, ha nel 2016 approvato il testo unificato della legge per il contenimento del consumo di suolo che, se da una parte riconosce l’importanza di quest’ultimo come bene comune e risorsa non rinnovabile, dall’altra paradossalmente non stabilisce le percentuali di riduzione progressiva fino al 2050.
Così come a mancare è una legge comunitaria. In previsione delle elezioni del 26 maggio, che cosa c’è da aspettarsi? “Direi che peggio di così non ci possiamo aspettare nulla”, dichiara Alessandro Mortarino, coordinatore nazionale della campagna Salviamo il paesaggio. “E lo dimostra la totale scomparsa del tema del consumo di suolo e della tutela del paesaggio da qualunque agenda politica continentale e addirittura dai programmi elettorali.
Per questo il Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio ha deciso di accendere una minima luce in queste ultime settimane di campagna elettorale, con un’iniziativa a cura dei nostri comitati territoriali rivolta ai candidati di tutte le forze politiche”.
Il forum ha preparato tre quesiti da rivolgere a tutti i candidati, ai quali viene chiesto se sono a conoscenza di legislazioni a difesa del suolo, se ritengono essenziale la creazione di una piattaforma comune a livello comunitario (al momento inesistente) e se sono disposti a promuovere una specifica legge (al momento assente). Le risposte ottenute dai candidati, pubblicate sul sito del forum, potranno orientare il voto del cittadino attento alla tematica del consumo di suolo.
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