Due termini correlati che esprimono concetti leggermente diversi. Abbiamo chiesto aiuto a Vidas per capire.
Il dolore reumatico di tutti i giorni
Le parti più colpite sono quelle della colonna, vale a dire le vertebre (si parla di artrosi), stiamo parlando del comune dolore reumatico che ci attanaglia
Le parti più colpite sono sicuramente quelle della
colonna, vale a dire le vertebre (si parla di artrosi cervicale,
dorsale, lombare, lombo-sacrale), ma tutte le articolazioni
dall’anca al ginocchio, dal gomito alle mani, possono essere
compromesse. Il dolore è provocato da processi degenerativi
e demolitivi in atto (cartilagine-osso) o da processi infiammatori
conseguenti ai primi. La malattia colpisce l’uomo o la donna anche
nel periodo di piena attività della vita ed è talora
invalidante perchè il dolore può indurre dispnea
(alterazione del ritmo respiratorio), fino a rallentare o impedire
il ritmo vitale dell’individuo.
I problemi classificati come reumatici offrono diverse
possibilità terapeutiche che il medico valuterà caso
per caso. Le direttrici fondamentali di cura sono rappresentate da
quattro indirizzi: medicamentoso,
ortopedico, fisioterapico e
fitoterapico.
L’indirizzo fitoterapico
fa riferimento a un sistema di cura caratterizzata
dall’attività enzimatica di estratti vegetali. Tali enzimi
(sostanze organiche proteiche che agiscono da catalizzatori in
varie reazioni biochimiche), influenzano, a livello articolare, sia
i processi distruttivi che i processi produttivi della massa
artrosica, intervenendo pertanto proprio sugli elementi che stanno
alla base del processo morboso. Con il regresso delle condizioni
patologiche scompare anche il dolore e le articolazioni riprendono
la loro funzionalità ridonando al paziente la libertà
di movimento. Nella cura della osteoartrosi, l’indirizzo
fitoterapico presenta evidenti vantaggi: facilità di
somministrazione, immediatezza di azione, mancanza di effetti
collaterali indesiderati e sfavorevoli. Le controindicazioni sono
rappresentate dall’artrite reumatoide in fase attiva e dalle forme
artrosiche a sfondo dismetabolico come l’artrite uratica e
l’artropatia psoriasica.
Negli anni quaranta alcuni ricercatori italiani studiarono la
possibilità di realizzare un trattamento che contribuisse a
curare con successo le forme artroreumatiche con prodotti offerti
dalla natura. Il risultato fu un prodotto di fitoterapia efficace,
affidato per la prima fase di sperimentazione al dott. Agostino
Pesce (Fitoterapia dott. Pesce). Il successo della terapia
fu sottolineata in molte occasioni, se ne occupò anche la
stampa italiana ed internazionale. In breve tempo sorsero centri
che utilizzarono il trattamento ed iniziarono più
approfondite ricerche universitarie.
In considerazione dei notevoli risultati ottenuti da questo
trattamento fitoterapico, alcuni Istituti Universitari, in questi
ultimi decenni, hanno condotto studi, ricerche e sperimentazioni al
fine di giungere alla conoscenza del meccanismo d’azione di questo
prodotto, che nel frattempo aveva assunto la nuova denominazione di
Phytopack (tratto dalla pubblicazione di
G.M.
Pedrinazzi).
I maggiori contributi scientifici…
I maggiori contributi scientifici all’approfondimento della
validità terapeutica del fitocompresso,Phytopack, sono stati
ottenuti dal G. Bocconi e da G.M.
Pedrinazzi presso l’Università di Pavia nel
corso di numerosi anni di ricerca.
Da tutte queste ricerche cliniche e sperimentali si può
affermare che tale terapia si orienta in modo specifico verso
l’artrosi primitiva o secondaria e soprattutto verso quei fattori
artrosici di tipo infiammatorio che condizionano sia la
riacutizzazione che l’evoluzione dell’artrosi stessa.
Nell’ambito di tali ricerche è stato preso in considerazione
l’estratto fitoterapico di base, vale a dire la parte del prodotto
che rimane quando sono state tolte quelle sostanze che ne
favoriscono l’assorbimento. E’ risultato che la frazione
idrosolubile di tale estratto, costituita da sostanze proteiche,
possiede una notevole attività stimolante sul mesenchima e
che tale stimolazione è molto precoce, si verifica nelle
prime sei ore, ed è intensa.
Dopo queste esperienze, si è potuto osservare nella
fitoterapia un’azione enzimatica. I principi attivi hanno la
possibilità di aggredire il connettivo, alterato da processi
progressivi di tipo reumatico, come modellando i tessuti ammalati e
sclerosati. Tutto ciò porta al miglioramento della funzione
motoria dell’articolazione e alla scomparsa del dolore. Vengono
inoltre stimolate, attraverso l’attivazione del mesenchima, le
difese locali.
Eseguire una diagnosi corretta è importante perchè
anche la fitoterapia ha le sue controindicazioni, pur se limitate a
condizioni di manifesta gravità patologica. Questa è
una conferma indiretta della sua attività. Le
controindicazioni sono: l’artrite reumatoide in fase attiva e
quelle forme artrosiche a sfondo dismetabolico quale l’artropatia
uratica e l’artrite psoriasica, nelle forme tumorali, nello
scompenso cardiaco congestizio, nell’insufficienza renale ed in
corso di processi infiammatori acuti.
Il trattamento consiste nell’applicazione locale del prodotto
Phytopack sotto forma di impacco.
Prendere una garza di dimensione sufficiente per ricoprire la parte
da trattare, prelevare con una spatola il prodotto e stenderlo
sulla stessa, coprire la garza con un telino e spalmare il prodotto
in modo uniforme. Applicare l’impacco sul segmento da trattare dal
lato della garza: i principi attivi passeranno attraverso le maglie
della stessa. Si può fissare l’impacco con pellicola
trasparente o bendaggio a rete. L’applicazione prevede un tempo di
mantenimento da 30 a 60 minuti. Il ciclo di cura prevede una media
di 10-15 applicazioni con una frequenza di 2-3 sedute a settimana.
Non va applicato sulle mucose o in prossimità degli occhi e
di parti delicate del corpo, nè su zone cutanee lese ed ai
minori di anni dodici. La fito-torboterapia
viene eseguita dal prof. G.
M. Pedrinazzi c/o LifeGate
Clinica Olistica.
a cura di
Sonia Tarantola
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