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Il nudo oltre la sessualità
Il nudo imperversa in televisione, sbuca dai cartelloni pubblicitari e dalle pagine dei giornali, dilaga in calendari e siti web.
Oggi la nudità è tutto tranne che un fatto privato,
anzi è omnipresente e in modo sempre più sfacciato e
provocatorio. Allusione sessuale e illusione erotica, sembra fatta
apposta per i dannati della libertà sessuale post-moderna.
Oggi chi vuole vedere un nudo, anche integrale, ha una vasta
possibilità di scelta, dai siti Internet alla televisione
notturna, dai calendari “griffati”, alle riviste e ai film
pornografici, per non parlare della pubblicità. Non importa
l’uso sia strumentale, basta che sia “virtuale”. Un’ipocrisia
funzionale alla manipolazione del desiderio a fini commerciali,
foriera di bisogni indotti, semiproibiti e tutto sommato falsi. Ma
la nudità non è sessualità, è piuttosto
lo stato naturale di tutti gli esseri viventi, altrimenti sarebbe
imbarazzante passeggiare col cane nudo per strada.
L’esigenza di vestirsi è dovuta a una forma di protezione
(igienica e climatica) e non tanto a un problema di moralità
pubblica. L’erotismo visivo non nasce dalla nudità, ma dalla
possibilità di superare la “barriera tessile”, intravedere
più che vedere. E’ la repressione della sessualità a
rendere il nudo proibito.
Vi sono persone che comprendono e praticano il piacere non morboso
dell’essere nudi. E’ una scelta e al contempo una filosofia
definita “naturista”.
Il naturista quando è svestito non si sente nudo, ma
semplicemente privo di abiti. Semmai è vestito dalla sua
pelle. E quando, per ovvie ragioni, deve mettersi una “seconda
pelle”, dovrebbe continuare a sentirsi nudo, percependo la prima
pelle e tutta la propria nuda corporeità al di sotto delle
pelli e dei vestiti convenzionali.
Una persona comune, che entra per la prima volta in un campo
naturista, in genere fa finta di non vedere, evita di guardare le
parti che nelle altre spiagge sono nascoste. Il naturista, invece,
non ha paura di guardare. Ma nel suo sguardo non c’è
morbosità o desiderio. Osserva l’espressività del
corpo nella sua interezza e pienezza, non è ossessionato dai
genitali “esibiti”. Un paragone significativo è offerto
dall’arte.
Un nudo fotografato (o dipinto) da un autore non può avere
la stessa valenza di una foto pornografica, eppure entrambe
ritraggono lo stesso soggetto, un corpo nudo. L’intenzione,
però, è diversa. L’autore vuole sottolineare la
naturalezza e la bellezza delle forme, il pornografo vuole
suscitare eccitazione e desiderio.
I detrattori del naturismo spesso usano come argomento le
perversioni dell’esibizionismo o del voyeurismo, ma la perversione
nasce dal fatto di …
“s-velare”, cioè dall’atto di togliere i vestiti e non dal
fatto di essere nudi. E’ molto più erotico un costume ardito
di un corpo spontaneamente nudo. Perfino un filosofo come Immanuel
Kant, non a digiuno di moralità, sottolineava una
verità semplice e spesso ignorata. “Il nudo – scriveva –
è indecente soltanto per gli indecenti”.
Il naturismo non ha un rapporto diretto con la sessualità o
coll’erotismo. Sono proprio i naturisti ad allontanare dalle loro
spiagge “quelli che guardano”. Non si può negare una
connessione tra nudità e sessualità, ma se è
vero che il naturismo non spalanca le porte della sessualità
e anche vero che non le chiude a chiave, ma certo nessuno guarda
dal buco.
Il naturismo evoca valori di purezza fisica e naturale,
sottolineando l’unità del corpo e l’essenza naturale della
persona. Al di là delle maschere convenzionali che la
società offre con abbondanza.
Immagine di Irma Gruenholz, in plastilina
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