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Il Picchio Nero: tam-tam della foresta
Di solito la sua presenza passa inosservata, almeno fino a quando sul tronco di un abete bianco o di un peccio non compaiono cavità rotonde o rettangolari di notevoli dimensioni.
Il Picchio Nero – Dryocopus martius – rappresenta la più
grande tra le diverse specie di picchi che vivono nei nostri
boschi: la sua apertura alare è di quasi 70 cm. E’
inconfondibile, oltre che per le dimensioni e il colore nero simili
a quelli di un corvo, anche per la vistosa macchia rossa sul
vertice della testa nei maschi e solo sulla nuca nelle femmine.
Negli ultimi anni questa specie è divenuta in espansione,
avendo colonizzato nuovi territori, in formazioni forestali di
diverso tipo.
Di solito la sua presenza passa inosservata, almeno fino a quando
sul tronco di un abete bianco o di un peccio non compaiono
cavità rotonde o rettangolari di notevoli dimensioni.
Tra aprile e maggio è possibile ascoltare un sonoro
tambureggiare che attraversa gli alberi della foresta. I diversi
ritmi del picchiettio servono per comunicare con i propri simili e,
di volta in volta, inviano messaggi diversi.
Durante lo scavo del nido negli alberi l’individuo di una coppia,
che rimarrà stabile per tutta la vita, intento nel lavoro si
pone all’entrata della cavità e la picchia lentamente.
Questo ritmo particolare è un modo per richiamare
l’attenzione del compagno e farsi dare il cambio nell’opera di
scavo.
Qual’è il luogo ideale per un covo d’amore? Sicuramente per
il picchio, specie diffidente, sarà un albero in
prossimità di una via di fuga, come il bordo di una radura.
Dopo aver scavato una cavità nel tronco dell’albero, al suo
interno saranno deposte da quattro a sei uova, che hanno
un’incubazione di 12-17 giorni. Dopo la schiusa, si occupano
dell’allevamento dei piccoli per 24-28 giorni. I giovani assumono
l’abito da adulti in autunno.
Il picchio inoltre, è un po’ il costruttore della foresta:
le cavità degli alberi, sfitte dopo l’uso, sono utilizzate
da altre specie tipiche dell’ecosistema alpino come dalla civetta
capogrosso, dalla martora e da invertebrati.
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