Il potere della franchezza

Per recuperare un autentico rapporto con l’altro, occorre interrompere la perversa dialettica della menzogna e del malinteso e ritrovare la genuinità della franchezza.

“La franchezza vera, propria dell’amico, agisce sugli errori,
causando un dolore che però salva e guarisce, come il miele
che brucia e disinfetta le ferite, utile e dolce per il
resto…
L’adulatore, invece, in primo luogo si dimostra aspro, violento e
inesorabile nei rapporti con gli altri… e in secondo luogo finge
di ignorare e di non riconoscere gli errori autentici e gravi,
mentre attacca prontamente le mancanze esteriori e di poco conto,
scagliandosi contro di esse con estrema violenza: se vede merci
sparse qua e là senza ordine, oppure uno che abita in una
casa troppo modesta, o un altro che non si cura come dovrebbe dei
capelli, dell’abbigliamento, del cane o del cavallo; ma il non
curarsi dei genitori e dei figli, l’insultare la moglie, il
disprezzare i familiari, lo sperperare il patrimonio non contano a
per lui. Anzi, in questi casi se ne sta zitto, senza il coraggio di
intervenire nella discussione, come un allenatore che permettesse
al suo atleta di ubriacarsi e darsi alla pazza gioia, diventando
invece inflessibile quando si tratta della spugna e dell’ampolla
dell’olio, o come un maestro che rimproverasse l’allievo per la
tavoletta e lo stilo e non rilevasse, ascoltandolo parlare, gli
errori di grammatica e di pronuncia… Come se si tagliassero con
un bisturi da chirurgo i capelli e le unghie di un uomo che soffre
di tumori e di ascessi, così gli adulatori applicano la
franchezza a quelle parti dell’anima che non soffrono né
provano dolore”.
Plutarco, Della vera
amicizia

Per recuperare un autentico rapporto con
l’altro
, occorre interrompere la perversa dialettica
della menzogna e del malinteso, che sovènte caratterizza il
nostro agire comune, e recuperare, come ricorda Plutarco, la
franchezza come potente farmaco che guarisce.

L’autenticità del dialogo, la genuinità della
parola e dell’ascolto trovano proprio nella
franchezza
un continuo e fecondo alimento per una
relazione nella quale il tu sia sempre un fine e mai un mezzo per
l’io, ove l’altro, insomma, sia considerato in tutta la sua portata
etica ed esistenziale.
La franchezza è davvero l’antidoto alla menzogna e al
malinteso, poiché si configura come calda, vissuta
intransigenza morale.

Un punto, questo, affrontato dal filosofo Vladmir
Jankélévitch, che, come pochi, ha saputo dare
dignità concettuale a talune modalità di vivere la
quotidianità: dalla gaffe, al pudore, all’humour e,
appunto, alla menzogna e al malinteso; si tratta di una sorta di
“fenomenologia del quotidiano”, cioè di un’attenta, meditata
descrizione del nostro modo di abitare il mondo, di vivere il
rapporto quotidiano, talvolta genuino, talvolta distorto, con gli
altri.

Ecco cosa dice il Nostro filosofo: “La possibilità della
menzogna è data con la coscienza stessa, di cui misura
insieme la grandezza e la bassezza. E come la libertà
è libera soltanto perché può scegliere il bene
o il male, così la dialettica della menzogna si dispiega
internamente in questo abuso di un potere tipico delle coscienze
adulte”.
Insomma, la menzogna è sempre legata ad un preciso atto di
volontà
: “Non si mente mai senza volerlo”.

In questo contesto, il mentitore si delinea come un uomo in
costante fuga
interiore
, un uomo di superficie, in perenne tensione
e solitudine, poiché solo lui, fino a quando non è
smascherato, sa che sta mentendo, che sta indossando in modo
premeditato una maschera.

Per quanto riguarda, invece, il malinteso: ” […] È
approssimazione. E per sventare l’approssimazione non c’è
niente di più efficace di una buona intransigenza e di quel
rigore nominalista che si dimostra spietato nei confronti di tutto
ciò che non è la cosa confessabile, precisa,
esplicita. Agisci in modo tale che i tuoi accomodamenti possano
essere pensati come resi pubblici senza scandalo, ossia in modo da
poterli professare senza arrossire: questa è la massima
cardinale della franchezza”.

Occorre, allora, ritrovare la parola “inopportuna”, che smaschera
“senza arrossire”, indifferente alle nostre opportunità, ai
nostri vantaggi, finalizzata unicamente alla semplicità del
cuore, all’innocenza dell’intenzione.
È la parola “inopportuna” che squassa tutto ciò che
è falso
, convenzionale, opportuno, per ridarci
la verginità interiore e la franchezza nei rapporti
interpersonali.

 

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