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Il rapporto tra mito e filosofia
Il mito nasce come narrazione di gesta. Successivamente mito e filosofia si legano. Il mito assume la capacità di cogliere il senso della realtà
Il termine mito deriva dal greco mythos, cioè racconto, parola, discorso, favola, leggenda. Ad un primo livello esso si costituisce come narrazione di gesta compiute da figure divine o semidivine, oppure come genealogia degli stessi dei.
Ad un secondo livello, invece, il mito acquista un profondo significato sacrale, simbolico – religioso: si affida al mito la capacità di cogliere il senso profondo, divino, della realtà, quel senso che la ragione, il logos, riesce a vedere solo in modo estremamente parziale, o non vedere per niente.
Platone fonde mito e filosofia
È il mito in questa seconda accezione che intendiamo prendere in considerazione, proprio facendo riferimento a Platone, che nei suoi “Dialoghi” ha fatto uso abbondante di miti, molti dei quali sono divenuti dei veri e propri punti di riferimento per l’uomo occidentale.
In Platone il mito non si nutre più degli elementi fantastici della tradizione, bensì s’impone per la sua forza intuitiva, allusiva, in grado di soccorrere il logos di fronte a limiti per lui invalicabili. Questi limiti sono costituiti, per esempio, dalla riflessione sui destini ultimi, spirituali, dell’uomo, a proposito dei quali la ragione non ha a disposizione le facoltà necessarie per coglierli nel loro significato più pieno. Si pensi al divino, all’anima e al connesso problema dell’immortalità, alla possibile configurazione dell’aldilà…
Risulta di per sé evidente che il mito va letto in controluce, senza fermarsi al suo significato letterale.
Lo illustra ancora Platone, nel “Fedone”, in modo davvero esemplare, facendo riferimento ai destini ultimi dell’anima: “Certamente sostenere che le cose siano veramente così come io le ho esposte, non si conviene ad un uomo che abbia buon senso; ma sostenere che o questo o qualcosa simile a questo debba accadere delle nostre anime e delle loro dimore, dal momento che è risultato che l’anima è immortale: ebbene, questo mi pare che si convenga e che metta conto di arrischiarsi a crederlo, perché il rischio è bello! “
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