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Michel Serres. Il riserbo nei confronti della natura
Il filosofo Michel Serres invita l’uomo d’oggi a contenere entro giusti limiti l’espansione della propria potenza, in modo da preservare, senza usurarla, la natura.
Michel Serres, filosofo e storico della scienza, ha saputo
sviluppare in maniera davvero feconda le dinamiche scientifiche,
ecologiche, etiche e politiche connesse all?interazione tra uomo e
natura.
Serres affronta, nei suoi due capolavori: ?Il contratto naturale?
(ed. Feltrinelli, 1991) e ?Il mantello di Arlecchino”, alcuni temi
cruciali della nostra epoca.
Mi riferisco, in particolare, alla dialettica tra dimensione
ecologica ed etico-politica, alla necessità di un contratto
naturale tra uomo e natura, dove quest?ultima diventi ?soggetto di
diritto? e non solo spazio da dominare, da manipolare senza
temperanza alcuna.
Il nostro insiste anche sulla necessità di una fruttuosa
simbiosi teorica e pratica tra scienza e filosofia, su una profonda
interazione etica ed esistenziale tra uomo e natura, sull?urgenza,
anzi sull?ingiunzione, della riscoperta di valori essenziali come
il pudore, il ritegno, la moderazione.
Soprattutto nei confronti degli spazi vitali e sul rispetto
degli equilibri fisici custoditi dalla natura, secondo i modelli
greci della temperanza, della saggezza, declinati da Serres con
un?espressione davvero icastica: ?ragione
ragionevole?.
In
estrema sintesi, il messaggio di fondo di Serres è il
seguente:
-
scienza e filosofia devono operare secondo un?unità di
intenti finalizzata non all?occupazione dello spazio-mondo, ma alla
sua rispettosa custodia, preservando la fragile bellezza che dalla
natura si riverbera sull?arte, sulla scienza, sulla cultura in
genere, e, da queste ultime, ritorna, impreziosendola e
arricchendola, alla natura stessa;
-
occorre riacquistare a tutto tondo il concetto di saggezza,
espressivo di una filosofia finalizzata alla creazione e non alla
volontà di potenza, alla temperanza e non alla violenza
espansiva;
-
in
questo modo il ?ritegno?, con cui ha inizio l?umanità, diventa
la molla dialettica per la creazione di un?autentica filosofia
politica, che alla ricchezza di pochi voglia sostituire
un?uguaglianza fondata sulla ?giusta misura?, cioè senza
eccessi, senza sprechi, senza consumi ad oltranza, accettando,
così, l?ineludibile limitatezza delle nostre risorse, per
ripartirle con maggiore consapevolezza morale tra tutti gli esseri
umani.
Il
?ritegno?, in questo contesto, si delinea così come un sapersi
arrestare, come un contenere l?espansione della propria potenza e,
soprattutto, come una suprema forma di riserbo, quasi di vergogna
di fronte alla natura e alle sue
risorse.
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