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Quanto dovrebbe costare la benzina Al momento della produzione, non esiste oggi una goccia di petrolio greggio in tutto il mondo che costi più di 20$ al barile. Su questi s’innestano la rendita mineraria (il rischio connesso all’estrazione), i possibili incidenti, l’instabilità geopolitica del Medio Oriente (per esempio l’Iran che minaccia di alzare il prezzo a 250$), i profitti miliardari delle aziende
Al momento della produzione, non esiste oggi una goccia di petrolio greggio in tutto il mondo che costi più di 20$ al barile.
Su questi s’innestano la rendita mineraria (il rischio connesso all’estrazione), i possibili incidenti, l’instabilità geopolitica del Medio Oriente (per esempio l’Iran che minaccia di alzare il prezzo a 250$), i profitti miliardari delle aziende petrolifere. Gli economisti ritengono che i sistemi di mobilità non sarebbero scossi nemmeno con un prezzo del greggio verso i 200$ per barile. Anche perché all’incirca è la cifra che già oggi i paesi consumatori pagano, considerando i 120 $ di tasse.
Inoltre, nel computo attuale dei costi dei carburanti non sono ancora compresi i danni ambientali e alla salute pubblica che da sempre più parti si chiede di “internalizzare”, ovvero di incorporare, invece di scaricarli sulla collettività.
Un litro di benzina in Italia (elaborazione UIP) costava nel 1999 1,00 €. Nel 2005 1,20 €. Nel 2008 1,40 €. Oggi (2012) è arrivata a 1,80 €. Negli Stati Uniti costa circa un terzo che da noi. Ma le abitudini degli automobilisti di tutto il mondo non cambierebbero nemmeno con 2 € per litro. Mentre le nuove tecnologie aiuteranno l’auto elettrica o i biocarburanti, ma con un ruolo nei prossimi decenni ancora marginale.
Ecco come è composto attualmente il costo finale di un litro di benzina:
Secondo uno studio Navteq l’impiego del navigatore satellitare può ridurre le percorrenze annuali medie di un automobilista di circa 2.500 chilometri l’anno, consentendo una riduzione dei consumi di carburante del 12%, pari a un risparmio di denaro di oltre 400 euro l’anno. Inoltre alcuni produttori (per primo Garmin) hanno messo in commercio software che assistono l’automobilista nella scelta di mete eco (EcoRoute), valutano lo stile di guida (Driving Challenge) facendo comparire una fogliolina verde sul display a indicare l’ecosostenibilità della nostra guida. Per facilitare la vita di chi ha scelto un carburante meno inquinante, c’è anche una funzione con tutti i distributori di metano d’Italia.
Ovviamente, non è un invito a guidare come negli autoscontro, ma a pensare che ogni volta che si frena tutta l’energia cinetica accumulata si dissipa – e poi la si deve pure riguadagnare consumando! Tre casi esemplificativi.
Uno, prendi esempio dai camion in autostrada, che pur con le loro dieci e più marce tendono a mantenere il loro placido passo, evitando inutili accelerate e frenate.
Due, non attaccarsi mai al sedere dell’auto davanti, nemmeno se si ha fretta e il guidatore davanti è una vecchietta rimbambita: la necessaria e nervosa sequenza sincopata di accelerate e frenate è molto dispendiosa. Parallelamente, fregarsene di quelli che ti si appiccicano al sedere: ti tallonerebbero anche sfondando di 100 all’ora i limiti di velocità.
Tre: per rallentare è bene prendere l’abitudine di usare il freno motore, ovvero l’effetto frenante del motore per inerzia che si nota quando si solleva l’acceleratore: in rilascio si taglia l’afflusso di carburante. Rallentando, poi, non mettere in folle, perché un motore in folle gira e continua a consumare.
Avvia il motore senza premere il pedale dell’acceleratore, i moderni motori sono gestiti elettronicamente e non richiedono di pompar gas. Non sgasare nervosamente al semaforo, riduci sempre il numero di giri (si leggono sul contagiri). Premi sull’acceleratore sempre in maniera graduale perché schiacciandolo bruscamente a tavoletta si aprono tutti i condotti subito al massimo, il carburante fluisce al massimo ma la velocità sotto sforzo aumenta solo gradualmente. Abituarsi a “seguire” un po’ l’auto col piede. L’acceleratore non è un interruttore, on/off. No.
C’entra poco con l’ambiente e solo col portafogli, ma è giusto far notare che in tutte le città, spesso in periferia, esistono le “pompe bianche”, quelle senza un’insegna famosa. Avere una conduzione autonoma dell’impianto permette di ridurre i costi di gestione che si ripercuotono sul prezzo finale alla pompa. Si risparmiano anche 5-6 centesimi al litro. Considerando un consumo di 100 litri al mese il risparmio può arrivare a 70 euro annui. Online è possibile trovare la mappa delle pompe bianche presenti in Italia.
Fa’ controllare (o controlla di persona con il manometro delle pompe di benzina, nei rarissimi casi in cui funziona…) il livello di pressione indicato dal produttore: questo dato si trova scritto su una piccola placca all’interno della portiera del guidatore, a sinistra, ed è scritta anche nel libretto che quasi tutti tengono negli sportellini del cruscotto. Questa pressione dovrebbe essere aumentata del 15% se si prevede di effettuare un percorso autostradale. Al contrario, pneumatici sgonfi anche solo di 0,3 atmosfere comportano un sovraconsumo di circa il 3%.
Per arrivare a 18 gradi nell’abitacolo quando fuori ce ne sono 10 il consumo aumenta di circa il 16% per un motore benzina, e di circa il 20% per un motore Diesel. Percentuali testate su strada, che possono raddoppiare durante la circolazione in città. Certo, è impensabile non usare mai il condizionatore. D’estate, proviamo a rallentare, abbassare tutti i finestrini e godiamoci la brezza. D’inverno basta usarlo il 10% in meno, ovvero – facendo un viaggio di venti minuti, spegnerlo già gli ultimi due minuti.
D’inverno è ininfluente, ma d’estate e nei mesi caldi quella pur minima dispersione dovuta all’evaporazione della benzina o del gasolio dalla pompa al serbatoio può arrivare all’1% in aerosol (velenosi), a causa del calore. Se si può, evitiamo di fare il pieno all’una del pomeriggio d’agosto: meglio la sera.
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