La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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La femmina di rinoceronte era da tempo malata di cancro e la sua morte rappresenta un ulteriore passo di questa rara specie verso l’estinzione.
Era solo questione di tempo, lo sapevamo. Iman è morta e la morsa dell’estinzione si stringe sempre di più sul rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis). Iman, che si stima avesse circa 27 anni di età, era infatti l’ultimo esemplare di questa rara specie presente in Malesia. Alla fine del 2017 all’animale, che dal 2014 viveva in semi-libertà nella riserva naturale di Tabin, nell’isola malese del Borneo, era stato diagnosticato un tumore all’utero. Dopo alcuni giorni Iman aveva mostrato lenti ma incoraggianti segnali di ripresa ma a due anni di distanza la malattia ha avuto la meglio.
Iman è morta lo scorso 23 novembre, ne ha annunciato la scomparsa con un commovente post sulla sua pagina Facebook la Borneo rhino alliance, associazione che gestisce il santuario che ospitava il raro mammifero. “Cara Iman, sei il quinto rinoceronte di Sumatra che il mondo ha perso negli ultimi 5 anni – ha scritto l’associazione – e l’ultimo rinoceronte presente in Malesia. Sei anche stata l’anima più dolce, che ha portato tanta gioia e speranza a tutti noi. Stiamo molto male in questo momento, ma siamo grati che tu non soffra più”.
Anche le autorità della Malesia hanno espresso il proprio rammarico. “A Iman sono state fornite la massima cura e attenzione dalla sua cattura, nel marzo 2014, fino al momento in cui è deceduta – ha dichiarato in una nota il ministro per il Turismo, la cultura e l’ambiente, Datuk Christina Liew -. Nessuno avrebbe potuto fare di più”. I veterinari che avevano in cura l’animale, che negli ultimi due anni aveva perso oltre 40 chili, hanno spiegato che non era stato possibile rimuovere il tumore poiché aveva raggiunto la vescica e sarebbe stato troppo pericoloso.
Iman è scomparsa sei mesi dopo Tam, che era l’ultimo maschio di rinoceronte di Sumatra che viveva in Malesia. I conservazionisti avevano sperato di riuscire a fecondare artificialmente Iman con il seme di Tam, ma gli sforzi non hanno avuto successo. Si stima che attualmente sopravvivano in natura meno di 80 rinoceronti di Sumatra, ripartiti tra l’isola di Sumatra e il Borneo indonesiano. Questa antica specie, la più vicina ancora esistente all’estinto rinoceronte lanoso, ha subito negli ultimi decenni un drammatico declino a causa della perdita di habitat provocata dalla deforestazione e del bracconaggio.
Gli esperti ritengono che l’isolamento delle popolazioni di rinoceronti, esacerbato dalla frammentazione del loro ambiente, rappresenti la principale minaccia per il futuro della specie. Questo perché le femmine di rinoceronte di Sumatra, se non vengono ingravidate, possono contrarre tumori, cisti e fibromi all’utero, compromettendone definitivamente le possibilità di riprodursi, come accaduto a Iman e Puntung. La Malesia, ormai orfana di rinoceronti, ha ribadito il proprio impegno a collaborare con l’Indonesia per cercare di scongiurare l’estinzione di questi animali. “È quasi pronto il protocollo d’intesa con l’Indonesia che comprende la collaborazione in materia di ricerca, biologia riproduttiva, allevamento e scambio di conoscenze ed esperienze”, ha affermato il ministro Liew.
Per permettere alle nuove generazioni di crescere in un pianeta ancora popolato da queste magnifiche creature, è necessario intensificare gli sforzi per proteggere i rinoceronti che vivono in natura e, al tempo stesso, dedicarsi all’allevamento in cattività. La fecondazione in vitro rappresenta inoltre una risorsa decisiva per provare a incrementarne il numero.
Leggi anche: Un altro gigante se n’è andato, si è estinto in natura il rinoceronte di Sumatra di Sabah
Nel 2018 è stata istituita la Sumatran rhino rescue, collaborazione tra ong che si occupano di conservazione con l’obiettivo di sostenere il governo dell’Indonesia nella tutela dei rinoceronti. Il piano prevede di individuare e catturare il maggior numero possibile di rinoceronti, in modo che possano essere riuniti e inseriti in un unico programma di allevamento, che utilizza cure veterinarie e zootecniche all’avanguardia per massimizzare la crescita della popolazione.
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