Il Parlamento vota il regolamento sugli imballaggi: aggiunte importanti deroghe e tagliati molti divieti al monouso. A dicembre la posizione del Consiglio.
Le istituzioni europee sono al lavoro sul nuovo regolamento per ridurre il numero di imballaggi immessi nel mercato e incentivare il riuso.
In plenaria, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una serie di modifiche che rendono il testo molto meno incisivo rispetto alla sua prima stesura.
Tra le altre cose, salvano gli imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, le bustine di zucchero e salse, i piatti usa e getta in ristoranti e fast food.
Alleggeriti di molto anche gli obiettivi sul riuso, con l’introduzione di significative esenzioni. Saltano il deposito cauzionale per bottiglie e lattine e il contenuto minimo di plastica riciclata nelle bottiglie in Pet.
Sul tema degli imballaggi, i produttori italiani possono stappare una bottiglia. Meglio se di plastica. È arrivato, infatti, il primo via libera da parte del Parlamento europeo al regolamento sugli imballaggi (Ppwr: Proposal packaging and packaging waste) che, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, ammorbidisce i divieti sul packaging monouso e annacqua gli obiettivi di riutilizzo. Vediamo di cosa si tratta.
Riciclare gli imballaggi non basta, bisogna puntare sul riuso
La Commissione europea ha proposto, il 30 novembre 2022, un regolamento per ridurre il numero di imballaggi immessi nel mercato e incentivare il riuso. Nella plenaria appena trascorsa a Strasburgo, invece, una larga maggioranza – 426 voti a favore, 125 contrari e 74 astensioni – ha approvato una serie di modifiche a questo testo. Sono stati più di 500 gli emendamenti presentati e ci sono volute due ore e mezza per arrivare al voto finale. Si può dire che il voto ha premiato chi – produttori di imballaggi e filiere del riciclo in primis – ha interpretato il testo della Commissione come un attacco al riciclo, settore che sicuramente in Italia vanta numeri performanti, ma che non risolve l’immissione di un numero sempre crescente di imballaggi sul mercato: secondo Eurostat, i rifiuti da imballaggi nell’Unione europea sono passati da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 84 milioni di tonnellate nel 2021. Nello stesso anno, ogni europeo ha generato 188,7 chili di rifiuti di imballaggio, una cifra che – in assenza di misure specifiche – si prevede aumenterà a 209 chili nel 2030.
Per cui, riciclare va bene, ma bisogna ridurre la produzione di imballaggi alla fonte, in un’ottica di economia circolare. E invece? Invece gli emendamenti decisivi, proposti in particolare dagli eurodeputati italiani, introducono nel testo approvato dal Parlamento deroghe importanti agli obiettivi di riuso e applicano una “sforbiciata” alla lista di imballaggi monouso banditi dalla Commissione. In particolare, se questo regolamento dovesse entrare in vigore così com’è adesso, a salvarsi sarebbero gli imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, le bustine di zucchero e tutte le bustine monouso (ketchup, maionese ecc.), i piatti usa e getta in ristoranti e fast food. Rimarrebbero la limitazione alle confezioni in miniatura degli hotel per i prodotti da toilette e alle pellicole termoretraibili per le valigie negli aeroporti. Si salverebbe anche il divieto di vendere sacchetti di plastica molto leggeri (inferiori a 15 micron), a meno che non siano necessari per motivi igienici o forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi, come voluto dall’Italia, “per aiutare a prevenire lo spreco di cibo“.
Inoltre, con il suo voto, il Parlamento chiede un’esenzione dagli obiettivi di riuso se la raccolta differenziata nazionale raggiunge una percentuale pari all’85 per cento negli anni 2026 e 2027. Gli Stati con un tasso di riciclo inferiore potranno comunque accedere alla deroga presentando un piano biennale per raggiungere tale soglia. Sono previste alcune eccezioni temporanee, ad esempio per gli imballaggi alimentari in legno e cera. I deputati vogliono infine che i paesi dell’Ue garantiscano la raccolta differenziata del 90 per cento dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029.
La versione di chi ha votato le modifiche al regolamento
Uno dei principali protagonisti degli emendamenti che hanno limitato la proposta della Commissione è stato l’europarlamentare di Forza Italia Massimiliano Salini, il quale ha dichiarato di aver trovato un “punto di equilibrio” tra riciclo e riuso. In nome della “tutela della salute pubblica” e della “sicurezza alimentare”, tutti gli imballaggi a contatto con gli alimentari potranno continuare a essere prodotti e immessi sul mercato. Inoltre, un emendamento presentato da Salini stesso e votato dalla maggioranza prevede che gli operatori economici potranno essere esentati dall’obbligo di raggiungere gli obiettivi di riuso se “il riutilizzo non è l’opzione che produce i migliori risultati ambientali complessivi”. Per stabilirlo servirà una valutazione del ciclo di vita (Lca – Life cycle assessment), i cui requisiti saranno stabiliti dalla Commissione entro due anni dall’entrata in vigore del regolamento.
Il riuso non si applicherà nemmeno agli imballaggi per la vendita di bevande “altamente deperibili” e per la vendita di vino, prodotti vitivinicoli aromatizzati e bevande contenenti alcool di distillazione. Anche i prodotti soggetti a indicazioni geografiche di origine protetta saranno esentati dagli obiettivi del riuso, così come i locali di superficie di vendita sotto i 200 metri quadrati (nel testo iniziale erano 100).
Infine, se da una parte il Parlamento ha confermato gli obiettivi generali di riduzione degli imballaggi proposti nel regolamento originale (il 5 per cento entro il 2030, il 10 per il 2035 e il 15 entro il 2040), dall’altra ha anche aggiunto obiettivi specifici per gli imballaggi in plastica: 10 per cento entro il 2030, 15 per cento entro il 2035 e 20 entro il 2035.
Bocciati il deposito cauzionale e il contenuto minimo di plastica riciclata negli imballaggi Pet
Brusca bocciatura per il deposito cauzionale, cioè il meccanismo per cui il cliente, all’acquisto di una bevanda, versa al negozio pochi centesimi che gli vengono restituiti se riporta indietro la lattina o la bottiglia. Tale sistema infatti non rientra nel regolamento, così come era stato chiesto dalla commissione Envi del Parlamento europeo. In plenaria, infatti, sono state respinte tutte le proposte di modificare il testo per rendere facoltativa l’istituzione del deposito su cauzione per bottiglie in plastica e lattine.
Per quanto riguarda l’asporto, invece, i distributori della ristorazione Horeca (cioè hotel, ristoranti, caffè) dovranno permettere ai consumatori di portarsi il contenitore da casa, come già previsto dalla proposta della Commissione. I locali dovranno far sì che i prodotti venduti in questo modo siano più convenienti e dovranno rendere chiaramente visibile l’opzione. Non è chiaro se lo stesso obbligo valga per i supermercati (in realtà, dal 2019 c’è una legge nazionale italiana ma ancora risulta inapplicata). Per i locali con almeno 400 metri quadrati di superficie, si propone invece l’obbligo di dedicare almeno il 10 per cento dalla superficie alle stazioni di ricarica dei prodotti sfusi. Per questa norma, però, non c’è fretta, dato che scatta dal 2030.
Uno sguardo anche al contenuto minimo di plastica riciclata: l’obbligo del 30 per cento di contenuto minimo di materiale riciclato non deve valere per le bottiglie monouso in Pet per bevande. Esentate le microimprese, gli imballaggi per prodotti destinati ai lattanti, i medicinali.
Delusione, ma anche una visione miope del futuro che ci aspetta
Mentre ora il Parlamento è pronto ad avviare i colloqui con i governi nazionali sulla forma finale della legge, una volta che il Consiglio europeo avrà adottato (probabilmente il 18 dicembre) la sua posizione, si fa la conta tra chi festeggia e chi, invece, è rimasto deluso. Tra questi ci sono molti europarlamentari del Movimento 5 stelle. Maria Angela Danzìha detto: “Il regolamento sugli imballaggi, così come emerso dalla plenaria di Strasburgo, è deludente. Sono stati fortemente ridimensionati, se non addirittura cancellati, molti provvedimenti chiave e proposte ambiziose che avrebbero rafforzato il riuso e quindi ridotto notevolmente la quantità di rifiuti che la nostra società produce. Dall’analisi del voto emerge che le lobby della plastica e delle catene di fast food sono state molto efficaci nel convincere la maggioranza dei deputati e vincere questa partita”.
Non è la prima volta che in sede europea l’Italia interviene con posizioni “limitanti” in tema ambientale. A marzo 2023 gli europarlamentari italiani erano insorti contro la proposta di mettere al bando il motore endotermico a partire dal 2035, chiedendo una deroga per biocarburanti ed e-fuel (che in l’Italia, però, rappresentano una filiera molto piccola). Sui temi energetici, di recente il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratinha proposto di rilanciare la produzione di energia nucleare (che in Italia è ferma, a differenza dello slancio delle fonti rinnovabili). Motori a scoppio, nucleare, imballaggi: le posizioni conservatrici di una certa parte politica potranno anche “salvare” un indotto industriale già avviato. Ma è solo questione di tempo: se diamo un’occhiata a lungo termine, rallentare ora la transizione – peraltro già avviata – non farà altro che rendere le cose più difficili in futuro.
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Il livello di inquinamento supera di 60 volte il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il governo ha chiuse le scuole e ha invitato gli anziani a stare a casa.
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