A pochi mesi di distanza dal gravissimo disastro ambientale della scorsa estate, un’altra imbarcazione carica di petrolio si è arenata nelle acque dell’Oceano indiano, nei pressi dell’arcipelago di Mauritius. Sembra che per il momento non si siano verificate perdite di combustibile, ma le operazioni di soccorso sono ancora in atto.
Arenato un peschereccio con 130 tonnellate di petrolio
È al Jazeera a riportare le notizie – ancora parziali – sull’accaduto. Domenica 7 marzo il capitano del peschereccio Lurong Yuan Yu, battente bandiera cinese, ha chiesto soccorso perché l’imbarcazione si era arenata al largo di Pointe-aux-Sables, non lontano dalla capitale Port Louis. La guardia costiera e le forze armate sono intervenute anche per evitare che si riversasse in acqua il carico di 130 tonnellate di petrolio e 5 tonnellate di oli lubrificanti. Per ora, stando alle dichiarazioni del ministro della Pesca Sudheer Maudhoo, lo scafo appare intatto. Oggi sono iniziate le operazioni necessarie a estrarre in sicurezza il carburante e disincagliare il peschereccio. Destano preoccupazione, però, le piccole macchie scure osservate dai droni attorno alla nave; le autorità gettano acqua sul fuoco, sostenendo che si tratti di oli lubrificanti.
A Chinese-flagged fishing vessel carrying 130 tonnes of oil has run aground off the coast of Mauritius, reviving memories of a major spill last year. A minister has said the latest incident is "nothing to be worried about". Julian Satterthwaite reports. pic.twitter.com/m7nSQwFywz
Il disastro ambientale alle Mauritius della scorsa estate
Difficile non pensare al 25 luglio 2020, data di inizio del peggiore disastro ambientale della storia delle Mauritius. All’epoca a incagliarsi per il maltempo è stata la petroliera MV Wakashio, di proprietà di un armatore giapponese e battente bandiera panamense, con 4mila tonnellate di idrocarburi a bordo. I soccorritori sono riusciti a bloccare la fuoriuscita e rimuoverne la maggior parte, ma circa mille sono comunque finite in acqua fino a raggiungere le coste, contaminando il territorio e provocando la morte di decine di cetacei. Meno di un mese dopo, la nave si è spezzata a metà.
Catastrofiche le conseguenze tanto per l’ecosistema quanto per la sussistenza della popolazione che si basa soprattutto su pesca e turismo. Da qui l’ira di decine di migliaia di persone, scese in piazza per protestare contro la carente gestione dell’emergenza da parte del governo.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.