Con gli uffici deserti, ormai sono le videochiamate a scandire le giornate lavorative. Ma di rado ci fermiamo a riflettere sul loro impatto ambientale.
Per molti di noi marzo 2020 ha segnato l’inizio di un nuovo stile di vita. Gli uffici si sono svuotati, le saracinesche si sono abbassate, la poltroncina del cinema è stata rimpiazzata dal divano di casa. Mettendo da parte per un attimo i pesanti sacrifici in termini economici e di relazioni umane, almeno sarà stata una panacea per il Pianeta? Non proprio. Le piattaforme digitali, compagne fedeli delle nostre giornate, hanno un impatto ambientale notevole. La buona notizia è che possiamo limitarlo, e un nuovo studio scientifico ci spiega come fare.
Il primo studio completo sull’impatto ambientale delle piattaforme digitali
Le auto incolonnate e le pile di documenti sulla scrivania si vedono a occhio nudo. In confronto, il digitale può sembrare un’alternativa rivoluzionaria proprio perché pulita, ma questo è vero solo fino a un certo punto. In passato diversi studi scientifici si erano già focalizzati sulle emissioni di CO2 dovute all’uso di internet. I ricercatori della Purdue University (Indiana, Usa), di Yale e del Massachusetts Institute of Technology hanno aggiunto altri due tasselli, cioè il consumo di suolo e di acqua.
Tra le sedici piattaforme digitali prese in analisi ci sono per esempio YouTube, Zoom, Facebook, Instagram, Twitter, TikTok e Netflix. I risultati, pubblicati dalla rivista Resources, Conservation & Recycling, sono inevitabilmente parziali perché possono fare affidamento soltanto sui dati resi disponibili dai provider e da terze parti. Ma, sottolineano i ricercatori, sono un utile punto di partenza per comprendere un fenomeno che ci coinvolge tutti in prima persona.
Un buon motivo per spegnere la webcam
Già alla vigilia del lockdown si puntava il dito sulle emissioni di CO2 legate a internet, arrivate a rappresentare il 3,7 per cento del totale globale. Da allora, l’uso del web è cresciuto addirittura del 20 per cento in diversi stati. Continuando di questo passo fino alla fine di quest’anno, bisognerà piantare una foresta grande il doppio del Portogallo solo per assorbire le emissioni aggiuntive. Rispetto a prima, i consumi di acqua saranno aumentati a tal punto da riempire altre 300mila piscine olimpioniche. Quelli di suolo, invece, saranno cresciuti dell’equivalente della superficie di Los Angeles moltiplicata per due.
Indiziati speciali, i video. Per ogni ora trascorsa a guardare o trasmettere video, emettiamo una quantità di CO2 che va da un minimo di 150 grammi a un massimo di un chilo. Consumiamo anche un’area di suolo di circa 20 centimetri per 13, le dimensioni di un iPad mini, e una quantità di acqua che oscilla tra i 2 e i 12 litri. Basta spegnere la videocamera durante la nostra call di lavoro, però, per abbattere quest’impatto ambientale del 96 per cento. Se invece abbiamo già gli occhi incollati allo schermo per l’ultima puntata della nostra serie tv preferita, ci basta rinunciare all’alta definizione per ridurre dell’86 per cento le conseguenze sul Pianeta.
L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.