La scomparsa di squali e razze dipende soprattutto dalla pesca eccessiva. Il riscaldamento globale invece sta costringendo gli squali bianchi a migrare.
Le profondità oceaniche potrebbero essere 7 volte più calde entro il 2050
Gli abissi sarebbero particolarmente esposti ai cambiamenti climatici, con gravi conseguenze sulla fauna e le reti trofiche marine.
Abbiamo l’impressione che le profondità oceaniche siano eterne ed immutabili, così lontane dai nostri occhi e dall’impatto distruttivo delle nostre attività. “Là sotto è ancora l’anno 300mila avanti Cristo […] un’era antica come la coda di una cometa”, scriveva Ray Bradbury nel racconto La sirena da nebbia. Eppure neanche gli abissi possono sottrarsi agli effetti dei cambiamenti climatici. Le acque più profonde, anzi, sarebbero più esposte al riscaldamento di quelle superficiali, con gravi conseguenze sulla biodiversità marina.
Come cambiano le profondità oceaniche
È quanto riportato dallo studio Climate velocity reveals increasing exposure of deep-ocean biodiversity to future warming, pubblicato sulla rivista Nature climate change. In appena trenta anni, secondo i ricercatori, gli attuali tassi di cambiamento climatico nelle profondità oceaniche del mondo potrebbero essere sette volte più elevati, anche se le emissioni di gas a effetto serra fossero drasticamente ridotte.
Biodiversità abissale in pericolo
Mentre la riduzione delle emissioni potrebbe limitare i rischi per la fauna marina che vive in superficie, la biodiversità degli oceani profondi, soprattutto quella che vive tra i 200 e i 1.000 metri di profondità, dovrà comunque affrontare grandi cambiamenti. “Poiché l’oceano profondo ha una temperatura più stabile, qualsiasi piccolo aumento avrà un impatto sulle specie vi abitano, che sono dunque più a rischio rispetto a quelle di superficie”, ha spiegato Isaac Brito-Morales, autore principale dello studio e ricercatore dell’università del Queensland.
Connessioni interrotte
Il riscaldamento delle acque oceaniche avrà quindi diversi effetti, a seconda delle profondità. In questo modo potrebbe alterare gravemente le catene alimentari, dato che alcune specie saranno costrette a spostarsi per rimanere all’interno della loro gamma di temperature preferita quando le acque si riscalderanno, lasciando vuota una nicchia ecologica e creando disconnessioni tra le specie che si affidano l’una all’altra per sopravvivere.
Il futuro degli oceani
I ricercatori hanno utilizzato modelli climatici per stimare, innanzitutto gli attuali tassi di cambiamento climatico a diverse profondità oceaniche, dopodiché per delineare tre scenari futuri: uno in cui le emissioni hanno iniziato a diminuire da ora in poi, un altro dove vengono ridotte entro il 2050 e un terzo in cui le emissioni hanno continuato ad aumentare fino a 2100.
Il riscaldamento delle acque sta già provocando lo spostamento delle specie in tutti gli strati dell’oceano dalla superficie verso la profondità. Anche nello scenario più ottimistico, il clima della zona mesopelagica (tra i 200 e i 1.000 metri di profondità) continuerebbe a mutare rapidamente, così come quello delle acque più profonde, comprese tra 1.000 e 4.000 metri. “Ciò significa che la vita marina degli oceani profondi dovrà affrontare minacce crescenti, indipendentemente da ciò che facciamo ora”, ha affermato uno degli autori dello studio, Anthony Richardson, dell’università del Queensland.
Le aree marine protette designate per proteggere determinate specie, hanno avvertito gli scienziati, potrebbero diventare inefficaci quando gli animali dovranno spostarsi in cerca di condizioni idonee, raggiungendo magari acque non tutelate.
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