
Quante imprese hanno i mezzi per far fronte a un danno all’ambiente? A dare una risposta è la rilevazione di Pool Ambiente su dati Ania.
La rivista di finanza Barron’s ha pubblicato la classifica delle cento imprese statunitensi più sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale.
Barron’s, lo storico settimanale che analizza il panorama finanziario statunitense, ha pubblicato per la prima volta una classifica delle cento imprese più sostenibili degli Stati Uniti. L’iniziativa è perfettamente in sintonia con la linea editoriale della rivista che da sempre punta ad informare i propri lettori sulle tematiche che interessano gli investitori e la sostenibilità e la responsabilità sociale di impresa sono indubbiamente tra queste.
Se in Italia quasi trenta milioni di persone sono interessate alla sostenibilità in maniera attiva, anche negli Stati Uniti il rispetto per l’ambiente e per i diritti dei lavoratori stanno assumendo una crescente importanza e le imprese stanno andando in questa direzione.
Per stilare la classifica Barron’s, con la collaborazione di Calvert research and management, società leader nel settore degli investimenti responsabili, ha analizzato le mille maggiori società a partecipazione pubblica, misurate in base alla capitalizzazione di mercato, con sede negli Stati Uniti. Ogni società è stata valutata prendendo in esame le performance, attraverso i dati forniti da Astitutional Shareholder Services, Sustainalytics e Thomson Reuters Asset4, rivolte a cinque categorie di stakeholder: azionisti, dipendenti, clienti, pianeta e comunità. Tra i parametri presi in considerazione ci sono le emissioni di gas inquinanti, la tutela dei diritti umani lungo tutta la filiera produttiva, l’etica aziendale e la sicurezza dei prodotti.
Barron’s 100 Most Sustainable Companies https://t.co/jhx60gmE3D via @BarronsOnline
— John Elkington (@volansjohn) 4 febbraio 2018
Gli analisti di Calvert research and management hanno infine assegnato un punteggio da zero a cento alle aziende valutando il settore delle imprese e lo specifico impatto per ponderare il punteggio. Ad esempio, la categoria “pianeta” è stata ritenuta più rilevante per i produttori di chip, che utilizzano molta acqua nella produzione, che per le banche.
La parte alta della classifica è dominata da aziende che oprano nei settori dell’informatica e dell’high tech. In vetta alla classifica di Barron’s troviamo Cisco systems, la multinazionale specializzata nei settori del networking e dell’IT, Cisco ha ridotto le emissioni di gas serra del 41 per cento dal 2007 e ha raggiunto l’obiettivo di ottenere l’80 per cento della propria energia elettrica da fonti rinnovabili. Al secondo posto c’è Salesforce.com, impresa californiana di cloud computing, mentre il gradino più basso del podio è occupato da Best Buy, il più grande rivenditore al dettaglio di elettronica di consumo negli Stati Uniti. Seguono, in ordine decrescente, lo sviluppatore di software Intuit, la multinazionale dell’informatica Hewlett-Packard, Texas Instruments Incorporated, specializzata nella produzione di dispositivi elettronici, la nota azienda di informatica Microsoft, OshKosh, azienda che produce autoveicoli industriali, la società che vende prodotti per la pulizia Clorox e Xylem, compagnia leader nello sviluppo di soluzioni innovative per la gestione delle risorse idriche.
Non può passare inosservato il fatto che la prima azienda classificata abbia un punteggio di ponderato di appena 80, è dunque evidente che ci sono ampi margini di miglioramento. La classifica è inoltre destinata a mutare man mano che le imprese forniranno i dati sulla propria sostenibilità e intraprenderanno nuove iniziative per ridurre il proprio impatto ambientale perché, come ha sottolineato Dion Weisler, Ceo di Hp, “la sostenibilità non è solo la cosa giusta da fare, è un buon affare”.
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