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100 isole da pulire e proteggere entro il 2020 con la strategia A.I.R. (Avoid, Intercept, Redesign). Corona ha presentato il suo progetto Corona x Parley a Tulum, in Messico. C’eravamo anche noi!
È difficile immaginare l’inquinamento da plastica in un paesaggio da cartolina idilliaca, finché non lo vedi con i tuoi occhi. Non stiamo parlando di Tulum con le sue acque incantevoli, che ha ospitato la conferenza stampa mondiale di lancio del progetto Corona x Parley per la pulizia degli oceani, ma delle tante spiagge del mondo, anche bellissime, invase dalla plastica, dove bottiglie, cassette di polistirolo, ciabatte e molti altri oggetti la fanno da padrone, inquinando l’ambiente. Oggetti che solo in parte sono stati abbandonati sul posto, ma che principalmente arrivano dal mare, interi o frammentati dall’erosione in pezzi più piccoli, ancor più pericolosi perché possono essere scambiati per cibo dai pesci, dalle tartarughe, dagli uccelli. Che li mangiano, facendoli entrare nella catena alimentare.
Una volta in mare, la plastica – che è praticamente indistruttibile in natura – inizia ad essere trasportata dalle correnti ovunque, fino a raggiungere i luoghi più remoti del pianeta, come testimonia il trailer del film del regista Chris Jordan, prossimamente disponibile online, che mostra gli effetti della plastica sui gabbiani dell’Atollo di Midway, nel Pacifico, a oltre 2mila miglia dai continenti più vicini.
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Con più di 5 milioni di miliardi di rifiuti di plastica nei mari e circa 8 milioni di tonnellate di plastica scaricati annualmente, l’inquinamento marino dovuto a questo materiale derivato dal petrolio ha raggiunto livelli critici. Si stima che entro il 2050 il peso della plastica negli oceani supererà quello dei pesci.
Una soluzione al problema la offre la collaborazione nata fra Corona, marchio messicano di birra, e Parley for the Oceans, realtà che si occupa di affrontare e risolvere in modo creativo le minacce che colpiscono gli oceani, ecosistema molto fragile. L’interesse di Corona per questo delicato tema nasce dall’essenza stessa del prodotto, spiega l’azienda durante la presentazione del progetto alla stampa: “Concettualmente, birra Corona nasce per essere bevuta sulla spiaggia, circondati dal mare, luogo d’eccellenza in cui staccare la spina, interrompere la routine e riconnettersi con la natura. È un marchio che celebra la vita all’aria aperta e vede la spiaggia e il mare come casa, ma questa casa è in serio pericolo”.
Per anni, Corona ha coinvolto le comunità locali con il Save the Beach, iniziativa per la pulizia delle spiagge in vari Paesi del mondo. Il nuovo progetto Corona x Parley è la naturale evoluzione degli impegni precedenti e si pone un obiettivo ambizioso: prendersi cura di 100 isole nel mondo.
“Abbiamo bisogno di prendere una posizione e proteggere il cuore e l’anima del nostro marchio. Vogliamo diffondere il nostro amore per gli oceani e far capire che ci preoccupiamo per loro, ispirando le persone a cambiare il proprio comportamento. Corona è presente in oltre 180 paesi e noi abbiamo l’opportunità e la responsabilità di sfruttare questo potere di diventare una voce per gli oceani”, ha spiegato Thiago Zanettini, Global Vice President Corona.
“Siamo tutti collegati al mare. Lo stato delle nostre isole è un potente promemoria di questo fatto. I detriti di plastica vanno in giro per il mondo per terminare nelle spiagge più remote, circondando questi paradisi con una fascia di immondizia di plastica multicolore. Evidentemente c’è qualcosa di completamente sbagliato in questo. La plastica ha un errore di progettazione. Per creare consapevolezza e ridurre immediatamente la produzione di nuova plastica, abbiamo inventato il materiale Ocean Plastic™ a partire dai detriti marini riciclati e abbiamo sviluppato una formula volta a ottenere un cambiamento a lungo termine – la strategia AIR: Avoid, Intercept, Redesign. Abbiamo trovato in Corona un partner perfetto per portare questa filosofia e questa strategia in un territorio nuovo: il settore delle bevande. L’economia è ciò che ha causato il problema della plastica fin dall’inizio, ma grazie al potere di trasformazione della collaborazione e dell’innovazione ecologica, possiamo farla diventare la chiave di soluzione”, ha detto Cyrill Gutsch, fondatore di Parley for the Oceans.
Parley si definisce come lo spazio dove creativi, pensatori e leader si incontrano per accrescere la consapevolezza della bellezza e fragilità dei nostri oceani, e per collaborare in progetti che possano porre termine alla loro distruzione. La convinzione alla base è quella che il potere del cambiamento sia nelle mani del consumatore, attraverso le sue scelte, e che la possibilità di modellare questo nuovo atteggiamento mentale sia un’opportunità per le industrie creative.
Secondo Parley, artisti, musicisti, attori, registi cinematografici, stilisti, giornalisti, architetti, inventori e scienziati, avrebbero gli strumenti per modellare la realtà in cui viviamo e per sviluppare modelli di business alternativi e prodotti eco-sostenibili. Non a caso, tra gli ambasciatori del progetto troviamo l’attore messicano Diego Luna e il regista ambientalista Chris Jordan.
L’impegno preso da Corona è quello di proteggere 100 isole entro il 2020 in sei parti del mondo (Messico, Maldive, Australia, Cile, Repubblica Dominicana e Italia).
La strategia del progetto è espressa dall’acronimo A.I.R. (Avoid, Intercept, Redesign – evita, intercetta, riprogetta) che racconta le tre fasi dell’iniziativa: la prima– Avoid – mira a educare le persone circa l’importanza di ridurre e sostituire con altri materiali riciclati l’utilizzo quotidiano di plastica; attraverso i Parley Talks, esperti in mare, educano giovani creativi, pensatori e leader sul tema della salvaguardia degli oceani, per motivare azioni concrete. Questa momento educativo è il primo passo per introdurre il cambiamento. La seconda fase – Intercept – valorizza la raccolta dei rifiuti in mare utilizzando diversi metodi, per evitare che la plastica raggiunga l’oceano. Essendo la raccolta di plastica in mare complessa (perché si scompone in particelle piccolissime), il lavoro di Parley si concentra soprattutto sulle coste e sulle spiagge. La terza fase – Redesign – si focalizza sull’innovazione dei materiali, dei prodotti e dei nuovi modi di utilizzarli. La visione iniziale di trasformare i rifiuti marini in una opportunità, trasformandoli in un’alternativa all’uso della plastica vergine, ha fatto sì che Parley creasse l’Ocean Plastic™, un materiale di riciclo introdotto nei settori della moda, dell’arte e dello sport. Alla luce di questo successo Parley è pronta per concentrarsi sul suo obiettivo più impegnativo: lo sviluppo di nuovi materiali in grado di sostituire la plastica una volta per tutte.
Oltre alla protezione delle 100 isole, Corona implementerà una filosofia consapevole nell’uso della plastica. Questo processo inizierà con una valutazione della catena produttiva al fine di ridurre o sostituire i materiali plastici ancora impiegati. Contemporaneamente, Corona si impegnerà nella sensibilizzazione dei propri partner alla riduzione della plastica in tutti gli eventi e le attività correlati al marchio. Come prima azione, è stata riprogetta la serie di festival ed eventi “Corona Sunsets”, che hanno luogo in tutto il mondo, non solo per allinearsi alla strategia A.I.R. di Parley, ma anche per cogliere l’occasione di sensibilizzare più di 350mila consumatori all’anno.
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