La legge europea sul ripristino della natura, la Nature restoration law, è in stallo. Prima del voto finale del Consiglio, alcuni paesi hanno ritirato il loro appoggio.
La Nature restoration law è il primo insieme di norme per il ripristino della natura dell’Unione europea
L’iter normativo era iniziato nel 2022, quando fu presentata alla Commissione europea
Il 27 febbraio 2024 il testo era stato adottato dal Parlamento europeo, mancava solo il voto del Consiglio
Dopo due anni di lavori, discussioni e trattative, la Nature restoration law, la legge europea sul ripristino della natura, era a un passo dall’essere adottata definitivamente. Il voto finale, che sarebbe spettato al Consiglio europeo il 25 marzo, è stato invece sospeso dopo che otto Paesi membri hanno ritirato il loro appoggio. Tra questi, c’è anche l’Italia. La Nature restoration law, che si propone di essere la prima e più importante norma sul ripristino della natura nell’Unione europea, è ora in stallo.
Perché la Nature restoration law è importante
Il Parlamento europeo aveva adottato il 27 febbraio il testo della Nature restoration law che poneva l’obiettivo di ripristinare il 20 per cento delle aree marine e terrestri dell’Unione entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050.Gli Stati membri dovrebbero quindi riportare il 30 per cento degli habitat terrestri e marini, come foreste, praterie, paludi, fiumi, laghi, foreste di coralli, da condizioni “degradate” a “buone”. Con l’obiettivo, poi, di portare la percentuale al 60 per cento entro il 2040 e al 90 per cento entro il 2050.
Questo testo, tuttavia, era già stato definito “annacquato” da molti suoi sostenitori, a causa delle lunghe trattative incentivate anche dalle più recenti proteste degli agricoltori in tutta Europa contro le norme europee della Politica agricola comune (Pac) che hanno portato a un ridimensionamento di alcune azioni e obiettivi, eliminandoli o rendendoli non vincolanti. Ad esempio, alla norma che richiedeva di ripristinare il 50 per cento delle torbiere entro il 2050, una zona umida cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici ma che spesso viene drenata da attività umane tra cui l’agricoltura, è stata aggiunta la possibilità di sospensione dell’obiettivo, nel caso in cui avrebbe compromesso la produzione destinata ai cittadini.
Eppure, dopo l’adozione del Parlamento che sembrava lo scoglio più grosso da superare, c’è stato un altro duro colpo. L’ultimo paese a dichiararsi contrario è stato l’Ungheria, che ha quindi reso evidente il fatto che se si fosse andati al voto la legge sarebbe stata bocciata. Ora è in stallo, ma secondo molti osservatori non ci sono grandi aspettative, nonostante le dichiarazioni di voler trovare un accordo per raggiungere la sua approvazione.
The vote at #ENV@EU_Council on Nature Restoration Law was regrettably not sealed today as it should have.
Yet I am optimistic & I believe the Member States can bring it over the finish line.
L’Italia è tra chi si oppone alla Nature restoration law
L’Italia è risultato uno dei paesi oppositori alla Nature restoration law, soprattutto nei passaggi finali, oltre a Austria, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Belgio, Polonia e Ungheria. “L’Italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi ed ha partecipato attivamente al negoziato. Tuttavia, l’accordo finale che è emerso dai triloghi resta per noi non soddisfacente. Occorre una maggiore riflessione su come evitare impatti negativi su di un settore, come quello agricolo, che è cruciale per l’economia e la sicurezza alimentare dell’Italia e dell’Ue”, è stato il commento ufficiale della viceministra all’Ambiente e Sicurezza Vannia Gava.
Il problema è che non è chiaro che tipo di modifiche eventuali chiederanno i paesi contrari, e se saranno sostanziali sarà di nuovo necessario sottoporre il testo modificato al Parlamento. Un procedimento difficoltoso soprattutto in vista delle elezioni europee di giugno.
“Non sappiamo esattamente le ragioni di alcuni paesi contrati alla legge”, ha affermato il ministro per la Transizione energetica del Belgio Alain Maron, che ha la presidenza di turno del Consiglio. “È possibile che cambieranno idea e il loro voto. Non è la fine della storia. La presidenza lavorerà duramente nelle prossime settimane per uscire da questo stallo e rimettere il testo in agenda per la sua adozione”.
All’Europa interessa davvero la natura?
Il rischio di affossamento della Nature restoration law ha già generato grandi critiche da parte dei suoi sostenitori e, in generale, dell’opinione pubblica, che vede ora la possibilità che una legge, finalmente vincolante a livello europeo per il ripristino e alla protezione dell’ambiente naturale, non diventi realtà.
“Lasciare andare questa legge significherebbe affrontare le elezioni europee dicendo che questo sistema non funziona. Che non proteggiamo la natura, e che non prendiamo il clima seriamente”, ha affermato il ministro irlandese Eamon Ryam. “Sarebbe una vergogna”.
We can't retreat on the Nature Restoration Law. The natural systems we depend upon are in peril. To retreat now would be disastrous for nature and disastrous for public confidence in our European Institutions.@EU_ENV#NatureRestorationpic.twitter.com/cVH7oJFlg2
Anche a livello politico un eventuale fallimento comporterebbe secondo molti un calo della credibilità europea. “Lo stallo attuale fa nascere serie domande sulla coerenza e sulla stabilità del processo decisionale dell’Unione, soprattutto considerando che gli stati membri avevano appoggiato questa legge dopo i triloghi conclusivi di novembre”, ha sottolineato il commissario europeo per la Lituania Virginijus Sinkevičius. Ora, come affermato dal presidente del Consiglio di turno belga, continueranno le discussioni. Nelle prossime settimane sapremo se la Nature restoration law avrà un futuro e, con lei, il ripristino degli ecosistemi.
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