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In Italia sono bruciati, dall’inizio dell’anno, 124 mila ettari di bosco, un’area grande come Roma. E a causa degli incendi, l’Ispra chiede di fermare la caccia.
Per l’Abruzzo è stato di emergenza, dichiarato lo scorso 1 settembre dal Consiglio dei Ministri. Quello del monte Morrone, area protetta situata all’interno del parco Nazionale della Majella, è solo l’ultimo degli incendi – gravissimi – che quest’anno e in particolare quest’estate hanno devastato il territorio della nostra penisola e che non hanno risparmiato aree delicate e importanti (basti pensare al Vesuvio o alla Sicilia centrale, dove i roghi hanno lambito Piazza Armerina per giorni).
Dopo le due settimane di roghi l’Abruzzo ha dichiarato lo stato di emergenza per “eccezionali incendi boschivi che hanno interessato gran parte del territorio”. Si stima che siano andati in fumo circa 5.000 ettari.
Incendi:Abruzzo dichiara stato emergenza – Delibera approvata da Giunta Regione.Bilancio parla di 200 roghi https://t.co/E5m1WAwZh7
— Ansa Abruzzo (@AnsaAbruzzo) 1 settembre 2017
Si tratta di una misura straordinaria che serve per fronteggiare in maniera rapida e con l’ausilio di poteri e mezzi – anche economici – pericoli di portata eccezionale che possono essere naturali oppure causati dall’attività dell’uomo; lo stato di emergenza non può durare più di 180 giorni e può eventualmente essere prorogato per altri 180 giorni tramite delibera del Consiglio dei Ministri.
Caldo e siccità hanno favorito i roghi, il patrimonio boschivo italiano è andato in fumo come non mai: secondo i dati raccolti dallo European forest fire information system (Effis), ente della Commissione europea che monitora gli incendi, e aggiornati al 26 agosto dall’inizio del 2017 sarebbero bruciati 124mila ettari di bosco. Si tratta di un’area vasta come la Capitale (che di ettari ne conta 128mila), con 659 roghi di vaste dimensioni, che hanno mandato in fumo cioè un territorio superiore ai 30 ettari. Una superficie del 260 per cento maggiore rispetto alla media del decennio precedente.
Il periodo peggiore sarebbe stato luglio, tra il 9 e il 15, quando la dimensione dei boschi bruciati è stata di 34mila ettari; durante il mese estivo si è verificato l’85 per cento degli incendi totali dall’inizio dell’anno. Mentre tra 20 e 26 agosto – il periodo in cui si sono verificati roghi anche sul monte Morrone – gli ettari coinvolti sono stati “solo” 5.600, con 45 incendi di vaste dimensioni. E ancora i rischi non sono finiti, anche se le piogge previste per il primo weekend di settembre potrebbero dare un valido aiuto.
Nel Vecchio continente i roghi si sono verificati in diverse aree, dalla Francia, alla Grecia, alla Croazia (solo per citare le zone più colpite); in Italia, le regioni che hanno sosfferto di più, con una situazione afggravata dalle alte temperature e dalla siccità, sono state soprattutto quelle del centro-sud, come Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna.
La situazione di quest’estate per la fauna e per gli ecosistemi della nostra penisola è stata particolarmente dura, tanto che perfino l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che di solito si esprime in favore delle concessioni venatorie, ha inviato un parere alle regioni e per conoscenza anche al ministero dell’Ambiente e a quello delle Politiche Agricole in cui chiede di sospendere la caccia a causa della siccità e degli incendi.
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