
Uno studio della Nasa ha spiegato il motivo per il quale l’innalzamento del livello dei mari ha superato i dati che erano stati previsti dagli scienziati.
Le regioni dell’Amazzonia stanno vivendo un anno catastrofico per via degli incendi. In Brasile e Bolivia emissioni di CO2 a livelli record.
Gli incendi che hanno colpito l’America Latina, ed in particolare l’Amazzonia, nel primi nove mesi del 2024 sono i peggiori degli ultimi vent’anni. La conferma è arrivata dal servizio di monitoraggio climatico europeo Copernicus, che è giunto alla conclusione analizzando le emissioni di gas ad effetto serra provenienti dalla regione forestale. Che senza sorpresa sono risultate “fortemente al di sopra della media, battendo anche record nazionali e regionali”.
“In Brasile, le emissioni complessive raggiunte da inizio anno al 19 settembre sono risultate pari a circa 183 milioni di tonnellate di CO2, in linea con quanto registrato nel 2007, anno in cui si è toccato il record assoluto”, spiega l’organismo scientifico comunitario. Soltanto nelle prime tre settimane di settembre sono stati dispersi nell’atmosfera terrestre 65 milioni di tonnellate. E ciò, appunto, “è in larga parte dovuto agli incendi che si sono prodotti in Amazzonia, ed in particolare negli stati di Amazonas e di Mato Grosso do Sul (che ospita la maggior parte delle zone umide del Pantanal)”. Nei due stati brasiliani, infatti, “le emissioni sono risultate le più alte degli ultimi 22 anni, secondo i dati in possesso di Copernicus, con rispettivamente 28 e 15 milioni di tonnellate di CO2”.
Si tratta di una conferma rispetto alle conclusioni a cui era giunto a luglio l’Istituto brasiliano per le ricerche spaziali (Inpe), che attraverso osservazioni satellitari aveva parlato, appunto, della situazione peggiore degli ultimi due decenni. Dal 1 gennaio al 30 giugno sono stati segnalati 13.489 incendi: una situazione che, secondo gli esperti, è in gran parte attribuibile alla storica siccità che sta colpendo la regione. Proprio nel Pantanal, l’aumento del numero di roghi secondo l’Inpe è stato del 935 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2023.
Copernicus pone l’accento anche sulla situazione della Bolivia, dove le emissioni di CO2 dovute agli incendi sono già le più alte mai registrate in un anno intero, benché il 2024 non sia ancora terminato. Si sono raggiunti infatti i 76 milioni di tonnellate alla metà di settembre, contro il record precedente di 73 milioni registrato nel 2010. “Questi dati – spiega il servizio europeo – possono essere considerati straordinari”. A pesare, sono state le temperature estremamente elevate registrate in America Latina e negli ultimi mesi, assieme all’ondata di siccità che ha reso scarsamente umidi i suoli. In altre parole, a generare questa situazione drammatica sono i cambiamenti climatici.
“Nel 2024 – ha commentato Mark Parrington, scienziato di Copernicus – gli incendi in America Latina sono stati nettamente superiori alla madia. Gli impatti del fumo generato dalla combustione, a partire dalla qualità dell’aria, vanno ben oltre le aree circostanti e rappresentano in questo senso un indicatore dell’entità e dell’intensità degli incendi”. La nuvola generata dai roghi sudamericani si estende ormai dall’Ecuador fino alla città di San Paolo, in Brasile. Con tutto ciò che ne consegue anche in termini di impatto sulla salute degli abitanti.
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