L’incantevole riserva naturale dello Zingaro, l’area archeologica di Selinunte, il comune di Altofonte: tre angoli della Sicilia che nel weekend del 29-30 agosto sono stati avvolti da fiamme di palese origine dolosa. Nel frattempo in California le squadre di vigili del fuoco devono ancora riuscire a domare il mega incendio del Czu Lightning Complex, vicino alla Baia di San Francisco, innescato dai fulmini di metà agosto e propagato dalle temperature elevate e dai forti venti. Anche quest’estate verrà ricordata per le fiamme che divampano da un capo all’altro del Pianeta, con il loro strascico di distruzione. E non è da ritenersi come un’eccezione alla regola, bensì come l’ennesima conferma di una crisi di carattere globale. In cui le attività umane giocano un ruolo chiave. Lo sostiene un report pubblicato dal Wwf insieme a Boston Consulting Group.
The climate crisis has led to: ❌ The strongest hurricane to hit Louisiana in 164 yrs ❌ California wildfires raging across 1 million+ acres ❌ Hurricanes pummeling the Midwest ❌ A storm leaving NY w/o electricity for a week
Il 75 per cento dei roghi è imputabile all’azione dell’uomo
Anche il 2019 era stato un anno record per il numero e la gravità degli incendi ma il 2020 si appresta a batterlo, considerato che ad aprile il numero di segnalazioni già superava del 13 per cento quello dell’anno precedente. La ragione principale di questo incremento – spiega lo studio – va ricercata nel clima sempre più caldo e secco, unito a un’insoddisfacente gestione delle foreste e all’usanza di distruggere la vegetazione spontanea per lasciare spazio ai terreni agricoli. Almeno il 75 per cento degli incendi è riconducibile a queste e altre attività umane, intenzionali o meno. “I cambiamenti climatici e gli incendi si rinforzano reciprocamente, e le fiamme che oggi bruciano in diverse zone del mondo sono più vaste, intense e durature rispetto al passato. Se questo trend continuerà, le conseguenze nel lungo termine saranno rovinose”, si legge nel report.
Dalla savana alla tundra, nessun ecosistema è immune alle fiamme. Dall’analisi dei dati raccolti tra il 2000 e il 2015 emerge che l’85 per cento della superficie andata a fuoco ogni anno appartiene alla savana tropicale, che pure rappresenta soltanto il 19 per cento delle terre emerse. I roghi nelle foreste hanno dimensioni geografiche molto inferiori (“appena” il 10 per cento del totale) ma conseguenze ben più gravi per il clima, perché a loro è riconducibile un quarto della CO2 rilasciata nell’atmosfera. Nel loro complesso, la quantità di CO2 dovuta agli incendi è equivalente a quella emessa in un anno dall’intera Unione europea.
La conta dei danni umani, ambientali ed economici
I gas climalteranti fanno parte di una lunga lista di danni dovuti agli incendi. Di per sé le vittime sono fra le cento e le quattrocento all’anno, cioè lo 0,2 per cento di quelle dovute a fenomeni naturali. Se questa percentuale è relativamente limitata, è vero anche che 340mila decessi prematuri ogni anno sono dovuti alle patologie respiratorie e cardiovascolari contratte respirando il fumo.
L’impatto sulle comunità, inoltre, è immediato e sconvolgente. Nel solo 2017 circa 550mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle fiamme. La stagione degli incendi del 2015 in Indonesia ha invece portato alla chiusura delle scuole, lasciando a casa circa 5 milioni di studenti.
Flora e fauna hanno ancora meno possibilità di difendersi. La catastrofica stagione degli incendi australiana del 2019-2020 ha avvicinato pericolosamente all’estinzione 26 specie animali native, distruggendo oltre il 30 per cento del loro habitat. Gli studiosi parlano di sette miliardi di piante distrutte o rovinate. La minaccia per la biodiversità è tangibile.
Infine, bisogna tenere in considerazione le perdite economiche. Nel solo 2019 il turismo australiano ha dovuto dire addio 2,9 miliardi di dollari in incassi. Un problema molto sentito anche in Indonesia, che ogni anno vede cancellare migliaia di prenotazioni. Anche le casse pubbliche soffrono, perché su di loro ricadono inevitabilmente le spese necessarie per prevenire e domare le fiamme. Per gli incendi del 2015 in Indonesia questo esborso è valutato 16 miliardi di dollari, cioè l’1,9 per cento del pil nazionale. Nel 2018 negli Usa ha raggiunto i 50 miliardi di dollari.
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