Il Parco nazionale dell’Aspromonte è circondato da roghi. A rischio uno scrigno di biodiversità vegetale, da poco patrimonio Unesco.
Le fiamme in Calabria non si fermano, dopo oltre una settimana di roghi, continuando a devastare ettari di bosco. Tra le aree più colpite c’è anche quella del Parco nazionale dell’Aspromonte, entrato a far parte dei patrimoni dell’umanità Unesco lo scorso aprile per la sua ricca biodiversità e in particolare per le sue foreste vetuste. Ora rischia di scomparire per sempre inghiottito proprio da quelle fiamme che, finora, hanno già causato la morte di quattro persone e numerosi animali selvatici in tutta la regione.
Le faggete del Parco Nazionale dell’Aspromonte sono salve, per ora
“Le nostre faggete sono praticamente circondate dai roghi, ma continuano a resistere”, ha affermato il presidente del Parco, Leo Autelitano. I funzionari dell’ente parco si sono spinti nella foresta di Ferraina, giungendo a ridosso della “Valle Infernale”, una delle faggete vetuste, per verificarne lo stato di salute, visto che l’incendio che da giorni sta devastando la zona ha già bruciato uno dei boschi di pino calabro più importanti del Parco, ovvero quello di Acatti. Per ora, le fiamme non hanno colpito la faggeta, ma la situazione resta comunque grave.
“La minaccia non è superata, anzi il contesto è complicatissimo perché quell’incendio è particolarmente violento e ampio: la situazione può precipitare in un brevissimo lasso temporale”, ha dichiarato ancora Autelitano sulla pagina Facebook del Parco. “Siamo tutti all’opera per salvarle: dall’alto i canadair supportano gli uomini ed i mezzi impegnati da terra. È in atto dispiegata tutta la forza possibile per salvare le faggete e domare il fuoco, con i carabinieri del Reparto biodiversità coordinati dal Tenente colonnello Alessandra D’Amico, gli operai dell’ufficio biodiversità coadiuvati dal personale dell’Ente Parco che hanno bloccato le fiamme in una vera e propria azione di resistenza. Alcuni stanno creando, quasi a mani nude, dei percorsi per facilitare l’accessibilità dei mezzi.”
Oltre al parco, anche altre aree protette in questi giorni sono state distrutte dalle fiamme. È il caso dell’Oasi del Wwf Lago di Angitola, i cui alberi centenari sono stati bruciati dai roghi, minacciando la sopravvivenza di decine di animali, recuperati in fin di vita dai volontari.
Incendi: un tempo, l’aspromonte era un modello di prevenzione
Mentre le fiamme continuano ad avvolgere il parco, si fa forse fatica a ricordare che c’è stato un momento in cui l’Aspromonte rappresentava un modello a cui tendere nella prevenzione degli incendi boschivi. Era il 2003, e un bando pubblico regionale affidava ai soggetti del Terzo settore circa 40mila ettari di terreno, in buona parte abbandonato. In base al contratto, si erogava un contributo iniziale in base agli ettari adottati e un saldo finale, a patto che gli ettari bruciati non fossero superiori all’1 per cento della superficie adottata.
Il bando partiva da un assunto: non si possono prevenire gli incendi, ma si possono spegnere non appena vengono appiccati. Il sistema consentiva così non solo di ridurre il rischio incendi del 90 per cento circa, ma anche di rafforzare o in alcuni casi ristabilite il legame tra abitanti e territorio. Per un decennio, modello Aspromonte è stato adottato da parchi e comuni. Secondo Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria intervenuto a proposito della questione su Il Manifesto, il fallimento di questo modello positivo è stato decretato dal business delle società private che gestiscono l’antincendio. Complici sarebbero anche lo smantellamento del Corpo forestale dello Stato, i ritardi con cui avvengono le assunzioni (a luglio, quando la stagione degli incendi è già iniziata) e, naturalmente, il riscaldamento globale.
Gli incendi in Calabria sono lontani dall’essere domati
Nella tarda mattinata di oggi, Nino Spirlì, presidente facente funzioni della giunta regionale, è intervenuto per fare il punto sull’emergenza. Sarebbero ancora 59 i roghi ancora attivi in Calabria, di cui dodici di interfaccia. Le squadre impegnate nello spegnimento sono settanta, con mezzi regionali e statali. L’area più minbacciata risulta quella della provincia di Reggio Calabria, la stessa del Parco. Per queste ragioni, la giunta ha chiesto formalmente al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza.
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