Gli incendi in Colombia hanno già distrutto più di 17mila ettari di territorio
Il governo ha dichiarato il disastro naturale e tiene l’allerta alta per le prossime settimane
La combinazione tra la stagione secca e il fenomeno meteorologico de El Niño ha facilitato e aggravato la situazione
Gli incendi in Colombia che bruciano da novembre hanno già distrutto più di 17mila ettari di territorio naturale (circa 170 chilometri quadrati). Nelle scorse settimane sono state dichiarate emergenza e calamità naturale, con centinaia di allerte in tutte le regioni: più della metà dei 1.101 municipi di tutta la Colombia era in allerta rossa. Per questo, il governo colombiano ha firmato il 27 gennaio 2024 un decreto dichiarando disastro nazionale a causa degli incendi e della situazione climatica associata al fenomeno del Niño.
Centinaia di incendi in Colombia solo a gennaio
Solo nei primi ventitré giorni di gennaio 2024 la Colombia ha registrato 508 incendi, secondo i dati del Dipartimento nazionale antincendio, con un aumento del 65,4 per cento rispetto allo scorso anno. Ad oggi, dopo settimane di emergenza, ne sono rimasti attivi “solo” dieci, come dichiarato il 29 gennaio dall’Unità nazionale per la gestione del rischio e dei disastri della Colombia. Il governo, guidato da Gustavo Preto, ha anche chiesto aiuti internazionali per affrontare l’emergenza: Cile, Perù, Canada e Stati Uniti hanno risposto alla chiamata.
El impacto devastador de los actuales incendios forestales en Colombia es evidente en estas imágenes del Satélite 🇪🇺 @CopernicusECMWF. Los satélites @CopernicusEU 🇪🇺 son aliados clave en la prevención, detección y respuesta a estas calamidades y están disponibles gratuitamente. pic.twitter.com/q4HtjMA1Ps
Il Paese, attualmente nella stagione secca, sta registrando temperature estremamente alte, tanto che questo mese verrà probabilmente dichiarato il gennaio più caldo nella storia del Paese, come ha dichiarato Ghisliane Echeverry, direttrice dell’Istituto di idrologia, meteorologia e studi ambientali della Colombia (Ideam). E, secondo queste previsioni, febbraio non sarà da meno.
Preto ha infatti espresso il timore che gli incendi potrebbero espandersi nella foresta amazzonica, e ha dichiarato l’intenzione di una cooperazione con il Brasile. “A febbraio il litorale pacifico e l’Amazzonia risulteranno punti di calore più alti rispetto al passato”, ha detto. “Qualsiasi incendio ha una dimensione diversa da ciò che abbiamo visto finora. Non sono incendi di montagna, non possono essere affrontati via terra. Possono essere incendi che si estendono nella foresta in modi che ancora non si sono visti in Colombia”.
Complice il fenomeno de El Niño
La combinazione tra la naturale stagione secca di questi mesi e gli effetti del fenomeno de El Niño – dalle temperature estreme alla mancanza di precipitazioni – hanno creato le condizioni di questa emergenza. Il Niño è un fenomeno meteorologico naturale della durata di circa un anno che consiste nel riscaldamento della temperatura superficiale dell’oceano Pacifico centromeridionale e orientale (fino a tre-quattro gradi in più della media), e che coinvolge la costa occidentale dell’America latina. A livello globale, gli anni di El Niño di solito sono più caldi: fino a 0,2 gradi in più rispetto alla media. In questo caso, si teme che gli effetti di questo fenomeno si protrarranno fino a marzo-aprile.
El pronóstico de la temperatura del mar para los meses de febrero a abril indican mayores probabilidades, más cálidas de lo normal en el Pacífico Ecuatorial con excepción de la región costera del Ecuador y Perú. Para los próximos tres meses #ElNiño aún seguirá presente. pic.twitter.com/XOaikZQJHL
“È normale che il fenomeno del Niño si traduca in più incendi”, ha affermato Yolanda González, direttrice del Centro di ricerca de El Niño (Ciifen) e ex direttrice dell’Ideam. “Ma questo fenomeno ha la tendenza a diventare sempre più forte. I cambiamenti climatici stanno rendendo i suoi effetti più pesanti, così come la sua frequenza e intensità”.
“Andiamo incontro a tappe sempre più dure”, ha affermato Preto. “La previsione di questa crisi del clima è che dovremo affrontarla per tutto il mese di febbraio e buona parte di marzo. Speriamo che poi finisca il ciclo”.
A rischio l’ecosistema del páramo
Tra i territori distrutti dagli incendi in Colombia c’è anche il páramo, un ecosistema stepposo che si sviluppa sulle montagne delle Ande. Particolarmente colpito è stato il páramo di Berlìn, nel dipartimento di Santander, dove sono andati a fuoco 50 ettari di foresta, caratterizzata principalmente dagli iconici frailejón. Un ecosistema particolarmente prezioso e unico se si pensa che il 49 per cento di questi ecosistemi di tutto il mondo si trova proprio in Colombia. E secondo gli esperti, ci vorranno almeno cinquant’anni perché questo ecosistema possa tornare al suo stato originale.
Il ministero dell’Ambiente colombiano ha infine affermato che oltre il 90 per cento degli incendi in Colombia vengono iniziati dall’impatto umano, in luoghi remoti dove il loro contenimento immediato è difficile. Per questo, ha invitato tutta la popolazione a non bruciare nulla, non buttare mozziconi di sigarette e evitare qualsiasi rischio, soprattutto nelle aree rurali.
Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
Il livello di inquinamento supera di 60 volte il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il governo ha chiuse le scuole e ha invitato gli anziani a stare a casa.
L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.