Negli ultimi 20 anni, gli incendi a livello globale sono raddoppiati.
Per l’Europa il 2022 potrebbe essere l’anno peggiore degli ultimi 500 anni.
Nonostante gli impegni presi durante la Cop26 a Glasgow la situazione non è migliorata.
Negli ultimi 20 anni è raddoppiata la quantità di incendi a livello mondiale. Tra le cause, naturalmente, c’è l’aumento delle temperature e della siccità, a loro volta alimentate dai cambiamenti climatici. L’anno passato è stato uno dei peggiori: nel 2021, sono andati persi 9 milioni di ettari, un’area grande quanto il Portogallo. Di questi, più di 5 milioni sono andati a fuoco nella sola Russia. E il 2022 potrebbe non andare meglio, confermando il trend.
Secondo il Centro comune di ricerca della Commissione europea, infatti, quest’anno potrebbe essere il peggiore degli ultimi 500 anni per l’Europa: gli incendi boschivi hanno bruciato 700mila ettari nell’Unione europea nel solo 2022, finora, secondo i dati Effis (European forest fire information system). È il valore più alto per questo periodo dal 2006, si tratta di un’area tre volte più grande del Lussemburgo. La Spagna è stata finora la regione europea più colpita con oltre 283mila ettari bruciati. Seguono Romania, Portogallo, Francia e Italia.
Le regioni del nord stanno bruciando di più
I numeri europei confermano la serie di dati raccolta daGlobal Forest Watch, strumento online per monitorare lo stato di salute delle foreste nel mondo: osservando la quantità di incendi tra il 2020 e il 2021, è possibile confermare che questi sono raddoppiati nel giro di vent’anni.
Le regioni settentrionali del mondo, in particolare le zone boreali, si stanno riscaldando a un ritmo più veloce, prolungando le stagioni degli incendi. Gli impatti maggiori si registrano principalmente nelle foreste di paesi come il Canada e la Russia. In quest’ultima, nel solo 2021, gli incendi sono aumentati del 31 per cento rispetto all’anno prima.
Global Forest Watch, tra l’altro, consente agli osservatori di distinguere tra alberi persi a causa degli incendi e quelli distrutti da agricoltura e disboscamento. “È sbalorditivo”, ha detto alla Bbc James MacCarthy, analista di Global Forest Watch. “È sorprendente quanto l’azione del fuoco sia aumentata in così poco tempo”.
Incendi più frequenti liberano più CO2
“La cosa più preoccupante è che gli incendi stanno diventando più frequenti, più gravi e possono sbloccare molta della CO2 immagazzinata nei suoli”, ha aggiunto MacCarthy. Gli alberi e il suolo, infatti, immagazzinano anidride carbonica, il gas che ha il ruolo più importante nel riscaldamento globale. E, come un ciclo vizioso, più CO2 c’è nell’aria, più aumentano le temperature e cresce la siccità che favorisce gli incendi.
E poi c’è la deforestazione. Nell’Amazzonia brasiliana, dove il disboscamento ha battuto ogni record proprio nei primi sei mesi del 2022, le perdite di alberi stanno avendo un effetto a catena: il taglio delle piante, infatti, sta cambiando il clima locale, impedendo l’evapotraspirazione naturale della foresta che aiuta a trattenere l’umidità.
Abbattere tali foreste, quindi, rende queste ultime più calde e asciutte e, di conseguenza, più inclini agli incendi. E mentre molti degli alberi bruciati o abbattuti ricresceranno tra 100 anni circa, l’Amazzonia sta perdendo rapidamente biodiversità e aumentando l’erosione del suolo.
🇪🇺 We are facing a difficult summer in Europe, with so far for this year more than 700,000 hectares burned, the highest value at this time of the year since 2006," said European Commissioner Janez Lenarcic. #EuropeNewshttps://t.co/FlU0WTltEA
Più prevenzione, altrimenti a fine secolo avremo +50% di incendi
Le prospettive per gli incendi boschivi in futuro sono molto cupe. L’Onu prevede che entro la fine di questo secolo, gli incendi estremi saranno cresciuti del 50 per cento. Di fronte a tale situazione, la Commissione europea si è impegnata a finanziare l’acquisto da parte degli stati membri di 12 nuovi velivoli antincendio (che diventeranno operativi non prima del 2026).
Questo dimostra quanto le risposte all’aumento degli incendi passi quasi esclusivamente attraverso la cura. Certo, spegnere gli incendi è importante ma non basta: bisogna agire sulla prevenzione. Secondo James MacCarthyn, i paesi destinano – chi più, chi meno – l’1 per cento del proprio budget relativo agli incendi alla prevenzione. Tutto il resto, tolte le spese per il mantenimento dei corpi di soccorso, viene usato per spegnere gli incendi.
Insomma, dobbiamo capovolgere tale situazione, troppo concentrata su come contenere il danno, piuttosto che sulla prevenzione di questo. I maggiori leader globali, alla Cop26 di Glasgow, si sono impegnati a porre fine alla deforestazione. Eppure è trascorso quasi un anno e ancora non si è visto nulla di concreto.
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