Un enorme smottamento ha causato almeno 42 morti nel nord dell’India.
A Sydney 50mila persone hanno ricevuto un avviso di evacuazione per le inondazioni.
In entrambi i casi a provocare le catastrofi sono state le piogge torrenziali.
Sabato 2 luglio un’enorme smottamento, provocato da piogge intense, si è abbattuto su un campo nel quale erano alloggiati operai e militari riservisti addetti alla costruzione di un collegamento ferroviario nello stato del Manipur, nell’India settentrionale. Il bilancio, che nonostante il tempo passato è ancora provvisorio, è di almeno 42 morti. Ai quali si aggiungono decine di dispersi.
In India operazioni di soccorso rese difficili dal meteo avverso
I soccorritori hanno potuto salvare 18 persone in tutto, finora. Ma domenica il portavoce dell’esercito Angom Bobin Singh ha confermato che se ne cercavano ancora almeno 28; poche ore dopo ha precisato che tre altri corpi senza vita erano stati ritrovati.
Le operazioni di soccorso sono state inoltre rese complicate dalle condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli: le stesse che hanno causato la catastrofe. Da settimane nella zona si abbattono forti precipitazioni, che hanno provocato altri smottamenti, fortunatamente senza conseguenze. La regione, inoltre, risulta particolarmente remota e impervia. Nella stessa zona, all’inizio dello scorso mese di giugno, decine di persone erano rimaste uccise a causa di inondazioni improvvise.
Una periferia di Sydney, in Australia, trasformata in un enorme lago
Dall’altra parte del mondo, in Australia, piogge torrenziali hanno provocato nei giorni scorsi l’esondazione di fiumi nei pressi di Sydney. Numerose zone sono state sommerse e ben 50mila persone sono state evacuate o hanno ricevuto un avvertimento dalle autorità. Anche in questo caso, a colpire sono stati in primo luogo i cambiamenti climatici, che come noto non faranno che aumentare la frequenza, la durata e l’intensità degli eventi meteorologici estremi.
Torrential rains kept battering Australia's east coast, intensifying the flood crisis in Sydney as thousands more residents were ordered to leave their homes https://t.co/7PbOrfbXGXpic.twitter.com/qatwrMbAo5
Nella giornata di lunedì 4 luglio i soccorsi hanno messo in salvo più di 80 persone, nella maggior parte dei casi intrappolate nelle auto o bloccate nelle loro abitazioni circondate dall’acqua. La periferia di Camden, in particolare, si è trasformata in un enorme lago: strade, piazze, giardini e campi sono stati sommersi e alcune abitazioni prefabbricate sono state rovesciate.
Soltanto per un puro caso non si sono registrate vittime. Una situazione analoga registrata nello scorso mese di marzo aveva provocato 20 morti. Al contempo, al largo della costa, è stato necessario correre in soccorso di una nave cargo di 150 metri, con a bordo 21 persone.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.