Vaste aree dell’India sono alle prese con temperature estreme. Con i consumi di energia alle stelle per cercare di mantenere vivibili gli edifici, i blackout si fanno sempre più frequenti.
Dal 1° al 27 aprile la domanda di energia ha superato dell’1,6 per cento l’offerta. Cinque stati hanno deciso di imporre blackout per diverse ore al giorno.
Non c’è pace per i cittadini dell’India. Dopo il mese di marzo più caldo mai registrato negli ultimi 122 anni, vaste aree del paese sono ancora alle prese con temperature estreme. Con i consumi di energia alle stelle per cercare di mantenere vivibili gli edifici, i blackout si fanno sempre più frequenti. Secondo le stime dell’agenzia Reuters, il servizio elettrico non andava così in crisi da almeno sei anni.
Le conseguenze dell’ondata di caldo in Asia
A partire dal mese di marzo, l’Asia meridionale è alle prese con un’ondata di caldo torrido che ancora non accenna a placarsi. Nella capitale Nuova Delhi le temperature hanno superato stabilmente i 40 gradi centigradi per diversi giorni consecutivi e si manterranno attorno ai 44 gradi almeno fino a domenica 1° maggio. E il picco deve ancora arrivare: bisognerà aspettare le piogge monsoniche di giugno per avere un po’ di sollievo. Ma l’emergenza non si limita alla capitale. Nel Bengala occidentale le vacanze scolastiche sono state anticipate; nel Gujarat le strutture sanitarie si stanno preparando ad affrontare un’impennata di malori dovuti al caldo.
Temperatures top 110 in Delhi as punishing heat wave builds in India https://t.co/hA4KPklc0P
La tenuta del servizio elettrico inizia a vacillare. Per trovare ristoro nelle torride aree urbane, infatti, è necessario ricorrere a sistemi di climatizzazione estremamente energivori; tutto questo in un periodo in cui le industrie sono ripartite a pieno regime dopo il brusco stop imposto dalla pandemia. Lo stato federato del Rajasthan ha imposto un blackout di quattro ore per le fabbriche e anche per le zone rurali, con conseguenze pesanti sia per l’economia sia per le persone che, così, si trovano inermi di fronte alle temperature estreme. Nel corso degli anni, milioni di persone (tra cui molti operai) sono morti di ipertermia.
Dal 1° al 27 aprile la domanda di energia ha superato dell’1,6 per cento l’offerta, sostiene Reuters citando le statistiche ufficiali. Era dal 2016 che non si verificava un’emergenza simile. Ed era sempre dal 2016 che le autorità non decidevano di interrompere la fornitura di energia in modo così drastico in ben cinque stati, tra cui appunto Rajasthan, ma anche Haryana e Andhra Pradesh.
Un paese ancora dipendente dal carbone
Anche il governo indiano si è impegnato per l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra. L’orizzonte temporale però è molto lontano, cioè il 2070, vent’anni dopo rispetto all’Unione europea e a gran parte delle economie avanzate. E si sa ben poco delle modalità precise con cui intende raggiungere questo traguardo. Ad oggi, infatti, il carbonesoddisfa ancora l’80 per cento della domanda di energia. E il gigante asiatico si ostina a voler incrementare la sua capacità, passando dai 200 GW attuali a 266 tra il 2029 e il 2030. Una scelta che va controcorrente, perché punta sulla fonte più obsoleta, inquinante e dannosa per il clima.
La Corte suprema indiana ha aggiornato e allargato il concetto di diritto alla vita, includendovi quello a difendersi dagli impatti della crisi climatica.
In India i pomodori stanno diventando un alimento base inaccessibile per la popolazione. Con i raccolti compromessi dal clima impazzito, i prezzi sono lievitati.
Heeta Lakhani, originaria dell’India, è portavoce dello Youngo, l’organo delle Nazioni Unite che riunisce i giovani attivisti per il clima. L’abbiamo intervistata.
Cosa significano le elezioni americane 2020 per gli altri paesi? Abbiamo raccolto alcune reazioni da tutto il mondo sui temi di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
50 milioni di persone si sono prese per mano in India fino a formare un’interminabile catena umana. Il messaggio? Bisogna unirsi per salvare il Pianeta.